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Incoscienza umana: questi esperimenti hanno creato danni irreparabili

L’inquinamento nucleare è una piaga che colpisce l’uomo, sempre e solo per colpa sia. E gli animali, ne traggono sempre il peggio.

Gli esperimenti condotti, quotidianamente, dall’uomo, spesso rappresentano una sfida per gli equilibri naturali, e gli ecosistemi. Dalla corsa agli armamenti nucleari, all’uso intensivo di sostanze chimiche, l’intervento umano ha, non di rado, alterato in modo irreversibile, gli habitat vitali per flora e fauna. Azioni che sollevano interrogativi sul loro impatto al lungo termine, sul pianeta e sulle future generazioni.

Un esempio emblematico è, infatti, quello dei test nucleari, i quali hanno contaminato terre, acque, e specie viventi, a causa di radiazioni (di per sé) persistenti. Effetti riscontrabili, non solo nelle aree direttamente coinvolte, ma anche in regioni distanti, grazie alla diffusione globale degli isotopi radioattivi, che si verifica attraverso l’aria, il suolo, e le catene alimentari.

Anche l’uso eccessivo di pesticidi e sostanze chimiche, nell’agricoltura, ha generato gravi danni all’ambiente. Composti, questi, pensati per aumentare la produttività, ma che hanno, invece, spesso inquinato falde acquifere, sterminato diverse specie, e ridotto la biodiversità, compromettendo la salute degli ambienti naturali.

Siffatti esperimenti, sono quasi sempre mossi da ambizioni economiche e tecnologiche, andando a evidenziare, tuttavia, la fragilità del rapporto uomo/natura. E la mancanza di un approccio sostenibile, dimostra come il progresso scientifico possa trasformarsi in un’arma a doppio taglio, capace di lasciare cicatrici profonde, nonché durature, sull’equilibrio del pianeta.

Scorie radioattive, e dove, e come, trovarne

Le fresche acque del Pacifico, che bagnano l’atollo di Enewetak, sito fra Australia e Hawaii, sembrerebbero proprio l’habitat ideale per le tartarughe marine. Tuttavia, questo presunto paradiso, nasconde, in realtà, un oscuro segreto: ovvero, le radiazioni. Durante la corsa agli armamenti nucleari del XX secolo, gli Stati Uniti (nello specifico) hanno effettuato 43 test atomici sull’atollo, fra il 1948 e il 1958, cercando, poi, di seppellire i rifiuti radioattivi in una tomba di cemento. La quale, purtroppo, ha iniziato (con gli anni) ad avere delle perdite. Con tracce di contaminazione, purtroppo, che son state rilevate proprio nei gusci delle tartarughe.

Fenomeni simili, si osservano anche altrove. Come nelle foreste bavaresi, in cui i cinghiali mostrano livelli sorprendenti di cesio radioattivo. E non a caso, gli scienziati hanno scoperto che gran parte di questa contaminazione, deriva dai test nucleari globali, piuttosto che dal disastro di Černobyl’. Il cesio radioattivo, essendo assorbito dal suolo, finisce nei tartufi (di cui i cinghiali si nutrono); e alcuni esemplari, mostrano livelli di radiazioni che vanno ben oltre i limiti di sicurezza europea (sollevando preoccupazioni per l’eventuale consumo umano).

Scorie radioattive (Pixabay) – www.systemscue.it

Ma quali altre specie si son ammalate?

Anche in Norvegia, le renne son state colpite dal fallout di Černobyl’; avendo contaminato i licheni di cui si nutrono. E sebbene la situazione sia migliorata, col tempo, ancor oggi, occasionali picchi di radioattività, vengono rilevati, mostrando come il cesio continui a trasferirsi nell’ecosistema.

Alla stregua, infatti, del Giappone, i cui macachi situati vicino Fukushima, hanno assorbito cesio dal cibo locale, subendo probabili effetti sulla crescita. Gli scienziati continuare a rassicurare sul rischio per l’uomo, che dicono essere minimo. Con monitoraggi rigorosi, i quali garantiscono che la carne contaminata non raggiungerà i consumatori.

Published by
Anastasia Gambera