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Coste a rischio, il cambiamento climatico aumenterà il rischio tsunami nel Mediterraneo

Illustrazione artistica di uno tsunami (Depositphotos)

Illustrazione artistica di uno tsunami (Depositphotos FOTO) - www.sciencecue.it

Con l’aumento delle temperature, saranno tantissime le coste a sparire, ma allo stesso tempo aumenterà il rischio maremoto!

Il cambiamento climatico sta influenzando ogni cosa sul nostro pianeta, a partire dagli organismi fino ad arrivare a fenomeni prettamente geologiche. E, si sa,  il riscaldamento globale sta cambiando le coste di tutti i mari del mondo, Mediterraneo compreso. Ma la situazione sembra essere più critica di quanto ipotizzato: la combinazione di fenomeni come l’innalzamento del livello del mare e i movimenti geologici sta aumentando il rischio di tsunami nelle nostre acque. E, credimi, non è una cosa da prendere alla leggera, specialmente se pensiamo ai prossimi 50 anni!

Immagina che tra il 1993 e il 2024 il livello del mare sia aumentato di circa 11 cm. Non è poco, vero? E ora cresce di circa 4,5 mm all’anno. Se continuiamo su questa strada, potremmo arrivare a un aumento di ben 1,1 metri entro il 2100! Questo vuol dire che le nostre belle spiagge e le zone costiere che amiamo potrebbero essere molto diverse, e non in meglio.

Ma non è solo il mare a muoversi. Anche il suolo costiero si sta comportando in modo strano, a causa di vari fattori, sia naturali che causati dall’uomo. L’estrazione di fluidi e le attività minerarie stanno causando movimenti che possono far sembrare il mare ancora più “alto” in certe aree. E queste sono le zone dove il rischio di inondazioni può aumentare drasticamente!

E parlando di tsunami, le cause principali sono terremoti sottomarini, collassi vulcanici e persino frane. C’è stata una volta, nel II millennio a.C., l’eruzione di Santorini, conosciuta come una delle più grandi catastrofi della storia. E non dimentichiamo il terribile tsunami del 1908 che ha colpito Messina e Reggio Calabria. Il Mediterraneo è un bacino chiuso, il che significa che le onde di maremoto possono propagarsi velocemente, rendendo fondamentale avere un sistema di allerta tempestivo.

Fattori che aumentano il rischio di tsunami

I ricercatori, con una pubblicazione del 2024, hanno cercato di fare un po’ di luce sulla questione. Prima di tutto, l’innalzamento del livello del mare è una questione seria. Come accennato, dal 1993 ad oggi, il livello medio del mare è salito di circa 11 cm, e non accenna a fermarsi. Siamo al punto in cui stiamo assistendo a un aumento di 4,5 mm all’anno. E se le previsioni dell’IPCC si avverassero, potremmo trovarci a dover affrontare un aumento fino a 1,1 metri entro il 2100.

Poi c’è il tema dei movimenti verticali del suolo. Questi avvengono per cause naturali, come la tettonica delle placche e il vulcanismo, ma anche per attività umane, come l’estrazione di fluidi. Questi movimenti possono accelerare l’innalzamento locale del mare. Che dire delle isole basse e delle lagune? Queste aree sono particolarmente vulnerabili e potrebbero subire danni enormi. E non possiamo dimenticare l’origine degli tsunami nel Mediterraneo. I terremoti sottomarini e le frane costiere sono tra le cause principali. Ricordi l’eruzione di Santorini? Ecco, è un esempio perfetto di come eventi storici possano influenzare le coste. Il bacino del Mediterraneo è chiuso e questo facilita la propagazione delle onde.

Mappe che illustrano il cambiamento delle coste in base al livello d'innalzamento del mare (Grezio et al., 2024)
Mappe che illustrano il cambiamento delle coste in base al livello d’innalzamento del mare (Grezio et al., 2024 FOTO) – www.sciencecue.it

Come tamponare questa situazione

Passiamo ora a dare un’occhiata a quello che ci riserva il futuro, almeno secondo gli studi recenti. Le proiezioni di rischio tsunami entro il 2070 mostrano un notevole aumento delle inondazioni. È spaventoso pensare che la probabilità di superare un’altezza d’inondazione di 1 metro possa crescere dal 10% al 30%! Le aree più a rischio includono le Isole Baleari, la Sicilia meridionale, e persino il Nord-Est Adriatico. Insomma, stiamo parlando di posti che sono molto amati, sia dai locali che dai turisti. Dall’altro lato, ci sono anche aree che potrebbero essere meno colpite, come i Campi Flegrei e Santorini, dove i movimenti vulcanici potrebbero controbilanciare l’innalzamento del mare.

Le implicazioni sociali ed economiche di tutto ciò sono enormi. Circa 150 milioni di persone vivono lungo le coste del Mediterraneo. Immagina solo i danni potenziali alle infrastrutture costiere e alle attività economiche legate al mare. Potrebbe essere una vera catastrofe! Quindi, cosa possiamo fare? È fondamentale aggiornare le mappe di evacuazione e adattare le infrastrutture costiere in base alle nuove analisi probabilistiche. Dobbiamo integrare i dati sull’innalzamento del livello del mare e i movimenti del suolo nelle nostre valutazioni del rischio. Progetti europei come TSUMAPS-NEAM e SAVEMEDCOASTS2 stanno già lavorando in questa direzione, ma è chiaro che la collaborazione tra scienziati, istituzioni e comunità locali è essenziale per mitigare i rischi.