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Pompei, non è stato il Vesuvio a spazzarla via

Nuove scoperte rivelano che la distruzione di Pompei causata dal Vesuvio ha un quadro un po’ più complesso.

Quando si parla della fine di Pompei, la mente corre subito al Vesuvio. Quel gigante minaccioso che sovrasta il golfo di Napoli è praticamente sinonimo della tragedia del 79 d.C. Ma ecco il colpo di scena: potrebbe non essere stato lui il vero responsabile. Già, perché la storia geologica della zona è un po’ più intricata di quanto si pensi. Prima che il Vesuvio diventasse il mostro che conosciamo, c’era un altro vulcano: il Monte Somma. Ed è proprio lui che potrebbe aver avuto un ruolo fondamentale nella faccenda.

Il complesso vulcanico Somma-Vesuvio ha origini antichissime, roba di oltre 400.000 anni fa. Anche se, ad essere sinceri, i dati più affidabili li abbiamo solo per gli ultimi 25.000 anni. In questo lasso di tempo, il vulcano ha cambiato volto più e più volte. Tra 17.000 e 4.000 anni fa, una serie di eruzioni esplosive ha praticamente smontato l’antico Monte Somma, aprendo la strada alla formazione del Vesuvio. Insomma, il paesaggio che vediamo oggi è il risultato di millenni di sconvolgimenti.

Il Vesuvio, però, non è sempre stato un vulcano irrequieto. Dopo l’eruzione del 79 d.C., che lo ha reso tristemente celebre, ci sono stati altri momenti di furia. La botta del 1631, ad esempio, è stata devastante: si parla di circa 40.000 morti e di un cambiamento radicale nella forma del vulcano. E poi c’è l’ultima eruzione, quella del 1944, che ha riversato ben 21 milioni di metri cubi di lava e ha sparso ceneri fino in Albania. Da allora, il vulcano è rimasto relativamente calmo, ma non fidatevi troppo di questa quiete.

Il Vesuvio, infatti, è in una fase di riposo attivo. Che significa? Beh, non sta eruttando, ma sotto sotto qualcosa si muove. Le scosse di terremoto sono frequenti e indicano che il gigante non dorme del tutto. Gli scienziati lo tengono d’occhio costantemente, ma per ora non ci sono segnali di un’imminente ripresa dell’attività eruttiva. O almeno, così sembra.

Forse non è andata come pensavamo

Tutti abbiamo sempre creduto che fosse stato il Vesuvio a cancellare Pompei dalla mappa, ma le cose potrebbero essere un po’ diverse. Alcuni studi recenti suggeriscono che il Monte Somma, il “fratello maggiore” del Vesuvio, potrebbe aver avuto un ruolo decisivo in quella famosa eruzione del 79 d.C.

Le ultime analisi geologiche fanno pensare che l’eruzione sia stata il risultato di una combinazione di fattori vulcanici. Le scosse sismiche che iniziarono già dal 5 febbraio del 63 d.C. (quelle che Seneca descrive nei suoi scritti) potrebbero essere state il segnale di un’attività più complessa e profonda. L’eruzione documentata da Plinio il Giovane, che ha raccontato anche la morte dello zio Plinio il Vecchio, potrebbe essere stata l’ultima grande manifestazione del Monte Somma prima della nascita del Vesuvio vero e proprio.

Il Vesuvio dall’alto (Depositphotos foto) – www.sciencecue.it

Un pezzo di storia da integrare

La catastrofe del 79 d.C. non sarebbe solo il disastro che ha distrutto Pompei, ma anche il momento in cui secondo alcuni sarebbe nato il Gran Cono del Vesuvio che conosciamo oggi. In pratica, il Monte Somma avrebbe passato il testimone, lasciando spazio ad una nuova conformazione vulcanica che, negli anni successivi, avrebbe continuato a modificare il paesaggio e la vita di chi abitava lì vicino.

Questa nuova prospettiva non solo cambia il modo in cui vediamo la storia di Pompei, ma aiuta anche a capire meglio come funzionano i vulcani. Gli scienziati continuano a scavare tra i depositi e le ceneri per ricostruire con più precisione quello che è successo. E chissà, magari scopriremo che la natura ha ancora tanti segreti da svelare. Una cosa è certa: il Vesuvio non è solo simbolo di distruzione, ma anche di trasformazione continua.

Published by
Furio Lucchesi