Gli uccelli del paradiso “brillano” per farsi notare: in quante scpecie è presente la biofluorescenza?
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Red Bird of Paradise (Wikimedia, JJ Harrison foto)- www.sciencecue.it
Molte specie di uccelli utilizzano il fenomeno della bioluminescenza per farsi notare, ecco come fanno a brillare.
Il fenomeno naturale della bioluminescenza ha sempre affascinato scienziati e appassionati di tutto il mondo. Esso riguarda la capacità di alcuni organismi viventi di emettere luce attraverso processi biochimici. Tale fenomeno, apparentemente magico, ha un ruolo fondamentale nella sopravvivenza di molte specie, soprattutto negli ambienti marini. La bioluminescenza è un fenomeno che avviene grazie alla reazione tra una molecola chiamata luciferina e un enzima noto come luciferasi. Non appena la luciferina si ossida, viene rilasciata energia sotto forma di luce.
Molti degli organismi bioluminescenti vivono nelle profondità oceaniche, dove la luce solare non può penetrare, ma esistono anche alcuni esempi sulla terraferma, ad esempio alcune specie di funghi e insetti, tra cui le lucciole. Gli organismi bioluminescenti utilizzano questa capacità per diversi motivi, tra cui la comunicazione, la difesa dai predatori e l’attrazione delle prede. Ad esempio, alcuni pesci delle profondità marine emettono luce per attirare piccoli organismi, mentre altri usano segnali luminosi per confondere o spaventare i predatori. Anche alcune meduse e calamari sfruttano la bioluminescenza per creare effetti visivi sorprendenti e ingannare i loro nemici.
Uno studio condotto da un team di ricercatori dell’American Museum of Natural History e dell’Università del Nebraska-Lincoln ha scoperto, per la prima volta, la presenza di biofluorescenza negli uccelli del paradiso. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Royal Society Open Science e si basa su esemplari raccolti fin dal 1800. Lo studio mostra che 37 delle 45 specie note di questi uccelli possiedono questa caratteristica, infatti secondo gli autori, la biofluorescenza potrebbe avere un ruolo chiave nelle dinamiche di gerarchia e nei rituali di accoppiamento.
Questo fenomeno è stato sempre documentato in numerose specie, ma come detto prima solo tra i pesci. Tale fenomeno è stato molto documentato da John Sparks, e del suo team. Sparks e i suoi colleghi hanno quindi utilizzato una tecnica fotografica speciale con luci ultraviolette e blu per individuare la biofluorescenza in diverse creature, dai coralli agli squali.
Una ricerca durata anni
Da dieci anni a questa parte, Sparks ha iniziato a indagare la presenza della biofluorescenza negli uccelli, ma sempre con scarsi risultati. Infatti, uccelli giardinieri (bowerbirds) o scriccioli fatati (fairy wrens) non hanno mostrato segni di biofluorescenza evidenti. La vera svolta si ha con gli uccelli del paradiso dove il fenomeno è evidente, con una fluorescenza verde-gialla brillante, in particolare nei maschi.
Le aree che brillano maggiormente sono quelle coinvolte nei rituali di corteggiamento. Tra questi vi sono la bocca, becco, zampe e piume di testa, collo e ventre. Negli esemplari femmine, invece, la biofluorescenza è più limitata, concentrandosi soprattutto su petto e addome. Pertanto dopo anni di ricerca Sparks è riuscito a dimostrare il fenomeno della bioluminescenza anche sulla terraferma.
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Perchè la bioluminescenza negli uccelli
Emily Carr, dottoranda presso il Richard Gilder Graduate School, crede che il fatto che questi uccelli vivano vicino all’equatore, in ambienti forestali con una luce solare intensa e complessa, potrebbe favorire la visibilità e l’uso della biofluorescenza nei segnali di comunicazione.
Inoltre, studi su specie affini suggeriscono che i pigmenti nei loro occhi siano adattati per percepire questi segnali fluorescenti, rendendoli potenzialmente fondamentali per l’accoppiamento e la gerarchia sociale. Questa ricerca è stata finanziata dall’American Museum of Natural History, dalla Richard Gilder Graduate School e dalla Gerstner Scholarship.