Bonobo che mangia (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it
Una specie particolare di primati, simili agli scimpanzé, aiuta l’uomo quando non riesce a trovare il cibo per sfamarsi.
I bonobo sono primati affascinanti che possono essere considerati i cugini pacifici degli scimpanzé. Questa specie condivide con noi esseri umani circa il 98,7% del DNA, il che li rende tra i nostri parenti più stretti nel regno animale. La loro origine sta nelle foreste pluviali della Repubblica Democratica del Congo, questi primati si distinguono per il loro comportamento sociale unico, caratterizzato da cooperazione, empatia e una struttura matriarcale. Essi sono simili agli scimpanzé, ma si distinguono per un corpo più snello, arti più lunghi e un volto spesso più scuro con labbra rosa. La loro pelliccia è nera e il loro cranio è leggermente più arrotondato.
Questi esemplari vivono nelle fitte foreste tropicali, dove trovano il loro principale nutrimento fatto di frutta, foglie, piccoli vertebrati e insetti. Uno degli aspetti più affascinanti dei bonobo è la loro gerarchia sociale. A differenza degli scimpanzé, che spesso risolvono i conflitti con la violenza, i bonobo utilizzano il contatto fisico, inclusi gesti affettuosi e atti sessuali, per ridurre la tensione e rafforzare i legami sociali. Questo comportamento li ha resi noti come gli “animali dell’amore e della pace”. Inoltre, le femmine hanno un ruolo dominante nel gruppo, un fatto raro tra i primati.
Uno studio condotto da un team di ricercatori della Johns Hopkins University ha dimostrato che i bonobo sono in grado di comunicare informazioni sconosciute agli esseri umani per collaborare. Questa abilità era considerata finora esclusivamente umana. La ricerca, pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences, fornisce la prova più chiara che le grandi scimmie possono intuire quando un altro individuo ignora un’informazione, un concetto noto come teoria della mente.
L’esperimento è stato portato avanti da Chris Krupenye, professore di psicologia e neuroscienze, e dal dottorando Luke Townrow, con tre bonobo di nome Nyota (25 anni), Kanzi (43 anni) e Teco (13 anni), ospitati presso il centro di ricerca Ape Initiative.
Nell’esecuzione del test, un bonobo e Townrow si sedevano ai lati opposti di un tavolo. Davanti agli occhi della scimmia, un altro ricercatore nascondeva un premio, ad esempio un acino d’uva o un Cheerio, sotto uno dei tre bicchieri. In alcuni casi Townrow poteva vedere dove veniva nascosta la ricompensa, in altri no. Il bonobo poteva ottenere il premio solo se Townrow riusciva a trovarlo.
Dopo aver nascosto il cibo, Townrow chiedeva: “Dov’è l’uva?”, aspettando 10 secondi. Se sapeva già dove fosse, il bonobo rimaneva fermo e attendeva il premio. Ma se Townrow non aveva visto la scena, il bonobo indicava rapidamente il bicchiere corretto, spesso con insistenza. Uno degli esemplari, di nome Kanzi, era particolarmente motivato dal cibo e non solo indicava il bicchiere giusto, ma batteva ripetutamente sul vetro per attirare l’attenzione, segnalando chiaramente la posizione della ricompensa.
Questo risultato mostra come i bonobo capiscono quando un altro individuo è ignorante su un’informazione e modificano il loro comportamento per aiutarlo. In altre parole, riescono a tenere in mente due realtà opposte contemporaneamente. Questa abilità è centrale nelle forme più sofisticate di interazione sociale umana, come la comunicazione, la cooperazione e persino l’insegnamento. Molti studiosi ritenevano che questa capacità fosse esclusivamente umana, ma lo studio dimostra che si è evoluta milioni di anni fa nei nostri antenati comuni con le grandi scimmie.
Questa ricerca si collega a osservazioni fatte in natura, dove gli scimpanzé emettono suoni specifici per avvisare i compagni ignari della presenza di un pericolo, come un serpente. Ora, gli studiosi vogliono approfondire se le scimmie puntano il dito solo per modificare il comportamento dell’altro o anche per cambiare il loro stato mentale e le loro credenze.