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“Si è trasformato in vetro”: l’inaspettata scoperta sul cervello umano | Una reazione chimica mai studiata prima

Illustrazione di pezzi di vetro (Pixabay FOTO) - www.sciencecue.it

Illustrazione di pezzi di vetro (Pixabay FOTO) - www.sciencecue.it

Il cervello ci sorprende in tante maniere, anche con “trasformazioni” particolari dovute ad eventi incontrollabili.

Il cervello è una vera e propria centrale chimica, dove ogni pensiero, emozione o movimento è il risultato di reazioni chimiche tra neurotrasmettitori e neuroni. 

Uno dei più noti è la dopamina, che regola piacere e motivazione. Quando raggiungiamo un obiettivo o facciamo qualcosa che ci piace, il cervello rilascia dopamina, dandoci una sensazione di gratificazione. 

La serotonina, invece, è il neurotrasmettitore della felicità e dell’equilibrio emotivo. Bassi livelli di serotonina sono spesso collegati a depressione e ansia.

Poi c’è il cortisolo, noto come l’ormone dello stress: quando siamo sotto pressione, il corpo lo rilascia per tenerci in allerta, ma troppo cortisolo a lungo termine può avere effetti negativi su memoria e sistema immunitario.

Un evento imprevedibile

La storia dell’eruzione del complesso vulcanico Somma-Vesuvio del 79 d.C. è nota a tutti, ma ogni tanto emergono dettagli così incredibili da sembrare usciti da un romanzo di fantascienza. Uno di questi è il cervello vetrificato di una delle vittime di Ercolano, un fenomeno unico al mondo che per anni ha lasciato perplessi gli scienziati. Come ha fatto un tessuto molle e ricco d’acqua come il cervello a trasformarsi in vetro?

La risposta è arrivata solo di recente, grazie a uno studio italo-tedesco guidato dal vulcanologo Guido Giordano dell’Università di Roma Tre. Gli esperti hanno finalmente ricostruito la sequenza di eventi che ha portato alla vetrificazione, svelando un processo tanto affascinante quanto estremo.

Alcuni calchi delle vittime dell'eruzione (Depositphotos)
Alcuni calchi delle vittime dell’eruzione (Depositphotos FOTO) – www.sciencecue.it

Un fenomeno estremamente raro

Il segreto sta nella combinazione perfetta di calore e raffreddamento improvviso. Durante l’eruzione, una nube di cenere rovente ha investito Ercolano, esponendo la vittima a temperature superiori ai 510 gradi. Questo calore ha fatto evaporare all’istante tutti i liquidi del cervello, impedendone la decomposizione. Ma il passaggio decisivo è stato il raffreddamento fulmineo: se il corpo fosse rimasto sepolto sotto la cenere, il calore si sarebbe mantenuto a lungo, impedendo la vetrificazione. Invece, rimanendo esposto all’aria, il tessuto si è solidificato rapidamente, trasformandosi in una sorta di vetro naturale. È impressionante!

L’antropologo Pier Paolo Petrone dell’Università Federico II ha spiegato che questo caso è davvero eccezionale. Solitamente, i resti biologici antichi si conservano attraverso fenomeni come la mummificazione o la saponificazione, ma qui la composizione chimica del cervello è rimasta praticamente intatta. Tra le ossa frantumate del cranio, i ricercatori hanno perfino individuato neuroni ancora distinguibili.