“Basta anche uno screenshot”: il fisco così ti svuota le tasche | La sentenza della Cassazione è una stangata

Una sentenza storica (Canva/Depositphotos foto) - www.sciencecue.it
I giudici della Cassazione si sono pronunciati. Prestate molta attenzione; anche un semplice screenshot può trascinarvi nei guai
Che cos’è la Corte di Cassazione? L’articolo 65 dell’ordinamento giudiziario, attraverso il Regio Decreto n.12 del 30 gennaio 1914 definisce la Cassazione “organo supremo di giustizia“.
In parole più semplici, rappresenta il vertice della giurisdizione italiana di ultima istanza. Questa svolge il compito di assicurare che i diritti vengano interpretati ed applicati nella maniera corretta ed uniforme.
I cittadini hanno facoltà di rivolgersi alla Corte di Cassazione per presentare un riscorso, nel caso in cui si ritengano stati soggetti al vizio di violazione di legge delle sentenze, precedentemente emessi da altri organi giurisdizionali.
La Corte entra in gioco quando vengono rilevati vizi di violazione di legge, in risposta ai quali i giudici dovranno pronunciarsi con una nuova sentenza, facendo valere il principio di diritto in modo super partes.
Cosa dice la Cassazione?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n.1254 del 2025, ha definitivamente stabilito che lo scambio di messaggi effettuato utilizzando WhatsApp hanno piena valenza come prove legali. Ciò vuol dire che il semplice accesso alle conversazioni che intercorrono tra due soggetti mediante smartphone potranno essere in grado di rappresentare un utile strumento al fine di sorprendere attività illecite svolte digitalmente.
Nonostante quanto pronunciato dai giudici della Cassazione abbia ricevuto opinioni contrastanti in merito, il fatto è chiaro ed innegabile. Specie all’interno di indagini di tipo fiscale, sarà possibile usufruire dello scambio di messaggi via WhatsApp come testimonianze valide rispetto ad un’ipotetica indagine. Questo fatto salvo i casi in cui il diretto destinatario dovesse negarne l’autenticità.

Una svolta determinante
Proprio in merito a questo argomento, i giudici della Cassazione hanno disposto dei requisiti, o criteri, che le prove digitali dovranno necessariamente possedere per essere certificati come assolutamente reali. Innanzitutto è stato messo in chiaro che i messaggi inviati debbano provenire da un dispositivo riconoscibile e in merito al quale risulti agevole un diretto collegamento con il proprio possessore. In secondo luogo, ma altrettanto importante, i messaggi contenuti all’interno delle chat non devono esser stati manipolati o alterati, ma presentarsi integri e mai mutati rispetto al momento dell’invio.
E per quanto riguarda gli screenshot, quale valenza possiedono? È stato stabilito che uno screenshot in mano all’altra persona o a terzi, potrà comunque essere presentato come prova valida. Le autorità fiscali preposte hanno la facoltà di procedere all’esaminazione delle conversazioni via WhatsApp per procedere alla ricerca di elementi che siano ritenuti in grado di certificare l’esistenza di attività illecite. Tra queste abbiamo l’evasione fiscale, operazioni contabili irregolari o corrispondenze parallele non dichiarate. Una pronuncia fondamentale per tutti coloro che restano a contatto quotidiano con il mondo fiscale, che, pur indirettamente, impone una fondamentale ulteriore attenzione all’esecuzione della comunicazione digitale.