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Biodiversità a rischio: il ripristino ambientale in Europa potrebbe spostare la deforestazione in Sud America e Africa

Biodiversità

Biodiversità a rischio (Freepik foto) - www.sciencecue.it

Il rischio della “fuga di biodiversità” imperversa, ma la sensibilità a riguardo appare ancora poco significativa

Il lavoro congiunto di ricercatori provenienti da differenti autorevoli istituti dislocati in tutto il mondo si è concentrato sulla richiesta, indirizzata alla comunità mondiale, di riconoscimento della così detta fuga di biodiversità.

Con questo termine si inquadra l’attività di spostamento delle attività antropiche, che sono state individuate come dannose nei confronti degli ecosistemi, tra le quali si inserisce anche la riconquista della natura dei terreni coltivabili.

Il professor Andrew Balmford del Dipartimento di Zoologia dell’Università di Cambridge ha sottolineato che, in particolare nelle zone più temperate del globo come l’Europa, la futura carenza di produzione alimentare dovrà essere bilanciata, in modo da compensare la scarsità.

Brendan Fisher, coautore dello studio e professore presso l’Università del Vermont, invece, ha messo in chiaro come il primo passo da compiere per portare alla risoluzione del problema, sarebbe quello di riconoscere, in quanto comunità, l’esistenza dello stesso, se necessario anche con attività di protesta.

Riservare all’argomento l’attenzione che merita

Il dottor Ben Balmford dell’Università di Exeter, coautore dello studio, ha sottolineato come una questione di tale delicatezza debba esser seguita con attenzione maggiorata. Da una parte l’accrescimento delle aree naturali protette sta rendendo sempre più difficoltosa la deforestazione in determinate zone del pianeta, dall’altra la possibilità è che la produzione venga spostata in altre regioni del mondo. Il problema di fondo, a detta di più pareri concordi, risiede nel fatto che l’argomento sia spesso relegato ad un’importanza marginale: il team dell’Università di Cambridge ha effettuato un sondaggio che ha portato a scoprire come il 37% dei responsabili di progetti di conservazione tropicale non avesse mai sentito parlare della perdita di biodiversità prima di allora.

Nel corso della ricerca è emerso come la reintroduzione nell’ambiente naturale di piantagioni di soia brasiliane sarebbe in grado di spostare la produzione in altre aree del Sud America, quali Argentina e Stati Uniti, sottolineando come, al contempo, la conservazione locale e la ricchezza di biodiversità del Brasile potrebbe ottenere nettamente più benefici che danni. Un esempio concreto che prenda in riferimento il continente europeo, invece, ha messo in luce l’esatto contrario. Se un area di terreno agricolo sita in Regno Unito fosse bonificata per la natura, la produzione subirebbe uno spostamento verso la Germania, l’Italia o l’Ucraina, e questa fuga potrebbe produrre danni ben cinque volte superiori rispetto al beneficio locale per la biodiversità britannica.

Deforestazione
Ambiente soggetto alla deforestazione (Depositphotos foto) – www.sciencecue.it

Le possibili soluzioni

Quali potrebbero essere, dunque, le modalità utili mediante cui operare per placare il fenomeno della perdita delle biodiversità? Gli esperti, all’interno dello studio, hanno dato risposta anche a questa domanda, indicando come primo passo la collaborazione più stretta tra le autorità statali e gli esperti in tema di conservazione, che dovranno riservare all’argomento l’opportuna attenzione, elaborando politiche ambientali con valenza anche globale idonee a ricercare la risoluzione del problema. I progetti di conservazione devono cooperare, si sottolinea nello studio, in modo da ridurre la domanda di prodotti alimentari che comportano un elevato impatto ambientale.

Anche impegnarsi con una chiara e costante pianificazione in merito alla conservazione dei cibi potrebbe consentire una progressiva ma determinante svolta, e ciò passerebbe direttamente tra le mani degli organi che propongono iniziative di conservazione. Stabilire partnership a lungo termine con i fornitori per mettere in atto programmi su larga scala, specie per le aree dove si riscontrano difficoltà negli aumenti della resa locale. A tal proposito, la dottoressa Fiona Sanderson della Royal Society for Protection of Birds, afferma che l’attenzione e la conseguente azione siano fondamentali a ridurre il rischio di perdita di biodiversità.