Campi Flegrei, ecco il piano d’emergenza: 500mila evacuati in 72 ore e accolti in tutte le regioni

I Campi Flegrei (Depositphotos foto) - www.sciencecue.it
Un piano di evacuazione per 500.000 persone in caso di eruzione dei Campi Flegrei, con l’accoglienza prevista in tutte le regioni italiane.
I Campi Flegrei, una zona vulcanica che si estende a ovest di Napoli, sono davvero una delle meraviglie geologiche più affascinanti, ma anche una delle più pericolose. Questa caldera, gigantesca e attiva, è famosa non solo per la sua bellezza mozzafiato, ma anche per la sua potenziale pericolosità. Uno degli eventi naturali che caratterizza il territorio è il bradisismo, un fenomeno che fa sì che il suolo si sollevi o si abbassi continuamente, dovuto alla pressione di gas e magma sotto la terra. Ultimamente, le variazioni nel livello del terreno si sono fatte più evidenti, mettendo in allarme molti abitanti tra Napoli e Pozzuoli.
Per quanto il bradisismo preoccupi, non è questo il fattore scatenante di un’eventuale eruzione. Il vero pericolo sarebbe un’esplosione vulcanica, un fenomeno che, sebbene non previsto dai vulcanologi al momento, è sempre un rischio che va tenuto in considerazione. La caldera dei Campi Flegrei è infatti una delle più grandi d’Europa e la sua ultima eruzione risale al 1538, quando si formò il Monte Nuovo. A oggi, il livello di allerta è “giallo”, il che significa che la situazione è sotto controllo, ma l’attenzione non può mai abbassarsi.
Per prepararsi a un’emergenza, la Protezione Civile ha creato un piano di evacuazione, che risale al 2016 ma che è stato recentemente rivisitato. Questo piano prevede l’evacuazione di circa 500.000 persone nell’arco di 72 ore, qualora la situazione dovesse peggiorare e l’allerta dovesse salire al colore rosso. Si tratta di uno scenario che, purtroppo, non è ancora del tutto fuori discussione. L’idea di un’evacuazione così rapida è legata alla necessità di trasferire velocemente la popolazione, soprattutto da aree ad alta densità abitativa come Pozzuoli e i quartieri di Napoli.
Questa non è una reazione al bradisismo, ma un piano pensato proprio per un’eruzione, che potrebbe accadere all’improvviso. Quando il livello di allerta dovesse salire al rosso, la macchina della Protezione Civile dovrebbe attivarsi in fretta, per evacuare un’intera area metropolitana in tempi strettissimi. L’evacuazione, che avverrebbe entro 72 ore, vedrebbe la popolazione trasportata verso altre regioni italiane grazie a mezzi pubblici, treni e traghetti.
Come si organizza l’accoglienza e l’emergenza
Le persone evacuate dovrebbero essere distribuite in diverse regioni italiane, con ciascuna che si preparerà ad accogliere una parte della popolazione. Per esempio, gli abitanti di Pozzuoli, circa 76.000 persone, dovrebbero essere trasferiti in Lombardia, mentre quelli di Bacoli, circa 25.000, verrebbero sistemati tra Umbria e Marche. I residenti di Monte di Procida (circa 11.000) verrebbero spostati verso Abruzzo e Molise, mentre i cittadini di Fuorigrotta sarebbero indirizzati verso il Lazio. Infine, i napoletani del quartiere Chiaia-San Ferdinando dovrebbero fare rotta verso la Sicilia. Le regioni italiane, anche quelle meno coinvolte, dovranno comunque prepararsi ad accogliere i rifugiati, con sistemi di supporto pronti a partire in ogni angolo d’Italia.
Ogni regione dovrà quindi organizzare un piano di accoglienza per garantire che le persone evacuate possano trovare ospitalità, assistenza sanitaria e beni di prima necessità. L’aspetto economico è fondamentale: si stimano 65 euro a persona al giorno, per un totale di circa 5 milioni di euro al giorno e 150 milioni al mese. L’obiettivo della Protezione Civile è quello di ridurre al minimo le difficoltà logistiche, garantendo un’accoglienza adeguata. A questo scopo, è stata già effettuata una simulazione nel 2019, ma non tutti i comuni presero parte all’esercitazione. La speranza è che, nella prova successiva prevista per ottobre, ci sia una maggiore partecipazione e una preparazione migliore.

Cosa accadrebbe in caso di emergenza
Se dovesse scattare il piano d’emergenza, la situazione sarebbe sicuramente critica. In 72 ore, occorrerebbe trasferire centinaia di migliaia di persone da una zona densamente abitata verso luoghi più sicuri. La logistica sarebbe il punto cruciale, con il coordinamento di autobus, treni e traghetti che dovranno garantire un’evacuazione veloce e ordinata. Per farlo, sarebbe necessario un lavoro perfetto da parte delle istituzioni locali, dei trasporti e delle strutture di accoglienza.
Anche se al momento non c’è un vero e proprio allarme, il piano serve per prepararsi a ogni eventualità. La Protezione Civile, quindi, continua a monitorare costantemente i Campi Flegrei, affinché ogni dettaglio sia pronto per una risposta immediata, se e quando necessario. Insomma, anche se non c’è pericolo imminente, la realtà vulcanica dei Campi Flegrei rimane sempre sotto stretta osservazione, ed è fondamentale non farsi trovare impreparati.