Stop al Servizio Sanitario: il Ministero mette in ginocchio gli italiani all’estero | Pagheremo pure il medico di base

Illustrazione di stop alla sanità (Pixabay FOTO) - www.sciencecue.it
Sembra davvero tutto finito, il Servizio Sanitario non sarà più accessibile a tutti, soprattutto agli italiani all’estero.
Sempre più italiani decidono di fare le valigie e trasferirsi all’estero, spinti da motivi di lavoro, studio o semplicemente dalla voglia di un cambiamento. Alcuni trovano opportunità migliori, stipendi più alti e una qualità della vita che in Italia sembra difficile da raggiungere.
Dal punto di vista del supporto governativo, gli italiani all’estero possono comunque accedere ad alcuni servizi, come la sanità in casi particolari e la possibilità di votare alle elezioni politiche. Inoltre, esistono incentivi per chi decide di rientrare, come agevolazioni fiscali per il rientro dei cervelli o per chi apre un’attività in Italia dopo un periodo all’estero. Ma non per tutti è semplice accedere a questi benefici.
D’altra parte, chi si trasferisce deve fare i conti con alcuni svantaggi. Ad esempio, perdere l’iscrizione al sistema sanitario nazionale se non si mantiene la residenza in Italia, o non poter usufruire di alcuni bonus e aiuti economici previsti per chi vive stabilmente nel Paese.
Insomma, vivere all’estero offre opportunità, ma comporta anche qualche rinuncia. Chi sceglie di partire lo fa spesso consapevole di questi pro e contro, sapendo che l’Italia resta sempre un punto di riferimento, anche se non sempre riesce a offrire un reale supporto a chi decide di costruirsi un futuro altrove.
Un grande annuncio, ma a quale costo?
Il primo ministro britannico Keir Starmer ha appena lanciato un annuncio che sta facendo discutere tutti: l’abolizione di NHS England, l’ente che gestisce il sistema sanitario in Inghilterra. Il motivo? Secondo lui, serve per rendere tutto più efficiente e ridurre la burocrazia. Insomma, meno uffici, meno gerarchie inutili, più fondi da destinare direttamente alla sanità pubblica.
Certo, a sentire il governo, la riforma porterà risparmi di centinaia di milioni di sterline all’anno, soldi che finiranno dritti nelle corsie degli ospedali per ridurre le interminabili liste d’attesa. Ma la questione non è così semplice: se il sistema sanitario inglese è in difficoltà, è più per mancanza di investimenti che per un eccesso di burocrazia.

Riforma o privatizzazione mascherata?
Molti esperti del settore non sono convinti di questa mossa. C’è chi teme che eliminare NHS England sia solo un primo passo verso una privatizzazione sempre più spinta della sanità britannica. Già ora, con il sistema sotto pressione, molte persone sono costrette a rivolgersi a strutture private per ottenere cure in tempi decenti.
Se questi tagli significano aprire la porta a più aziende private a scopo di lucro, il rischio è che il sistema diventi sempre meno accessibile per chi non può permettersi di pagare. E questo, per un paese che ha sempre considerato la sanità pubblica un pilastro fondamentale, potrebbe essere un duro colpo.