Il Governo rende orfani tutti gli italiani: firmato il nuovo decreto legge | Eliminata la figura del genitore
Una svolta storica (pixabay.com) - www.sciencecue.it
Il Governo ci rende “orfani”. Cassazione: un nuovo termina cancella il senso di “padre” e “madre”. Una svolta storica
In alcune nazioni, i ministri giurano sulla Costituzione presentandosi come “figli della nazione”, rinunciando simbolicamente a identificarsi con i propri genitori per enfatizzare un’appartenenza collettiva al popolo.
Una scelta audace che ha suscitato dibattiti anche in Europa, dove la ridefinizione di concetti considerati intoccabili sta però prendendo sempre più piede.
Nel frattempo, nel cuore della burocrazia italiana, qualcosa cambia. Un termine scompare, mentre un altro emerge per prendere il suo posto.
Sebbene questa modifica possa sembrare insignificante, è destinata a innescare una rivoluzione, forse silente; ma d’altronde i cambiamenti più significativi, spesso, fanno meno rumore.
Non più padre o madre
Ci sono bambini che crescono con due madri, in famiglie allargate, oppure sono stati adottati dal partner del genitore biologico. Famiglie spesso ignorate dallo Stato, che fino a oggi ha cercato di tenerle ai margini anche nella burocrazia quotidiana. Ma, come sottolinea brillantemente Fanpage, una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 9216/2025, modifica le regole del gioco, introducendo una gigantesca novità: nei documenti dei minori sarà possibile utilizzare semplicemente il termine “genitore”, superando così le rigide etichette di “padre” e “madre”.
Questa decisione, destinata sicuramente a suscitare grosso dibattito, si focalizza sul riconoscimento legittimo e pieno di tutte le forme familiari, in epoche dove il confine di quello che la famiglia standard può rappresentare viene sotterrato da un senso molto più allargato, e forse anche in più in linea con il gergo dell’attualità (pensiamo a “Friends”, con la maternità surrogata di Phoebe e anche il solo senso dell’ amicizia come seconda famiglia, se non addirittura più autentica di quella anagrafica). Secondo la Corte Suprema, ogni bambino ha diritto a essere rappresentato per quello che è, anche nelle sue relazioni affettive e familiari. Si tratta di una questione di uguaglianza.
Quando la realtà supera la legge
Fanpage riporta la miccia del cambiamento: un ricorso del ministero dell’Interno contro una sentenza della Corte d’Appello che aveva autorizzato il rilascio della carta d’identità a un minore con due madri riconosciute: quella biologica e quella adottiva. Il ministero si era appellato a un decreto del 2019 che richiedeva di indicare unicamente “padre” e “madre”. Tuttavia, per la Cassazione, quando una norma amministrativa si scontra con l’interesse superiore del minore, deve essere disapplicata.
Secondo la Corte, è inaccettabile che un bambino venga privato di un documento essenziale solo perché la sua famiglia non rientra in uno schema predefinito. La sentenza storica evidenzia, pertanto, che forzare una terminologia può risultare in un atto discriminatorio, creando esclusione e disagio per il minore. Un passo avanti quindi per il diritto civile, cui non mancheranno risvolti.