A Beautiful Mind
La genialità, la schizofrenia, la Teoria dei Giochi, l’Equilibrio di Nash, il Premio Nobel. Una vita incredibile, un’esistenza straordinaria, una mente brillante: la storia di John Nash, “A Beautiful Mind”
Chi non ha mai sentito parlare di John Nash alzi la mano: “Un personaggio che suscita curiosità per almeno due motivi: il numero di volte che gli economisti ne usano il nome, in riferimento al concetto base di equilibrio della teoria dei giochi, e la schizofrenia che, dalla fine degli anni cinquanta fino alla guarigione, nei primi anni novanta, annichila lo spirito di Nash, creando la fama nel mondo accademico di questo spettro che si aggira per l’università di Princeton tracciando oscuri messaggi sulle lavagne dell’istituto di matematica” – così lo descrive la giornalista americana Sylvia Nasar che nel 1998 ne pubblicò la biografia completa intitolata “Il genio dei numeri. Storia di John Nash, matematico e folle“.
Il libro, il cui titolo originale è “A Beautiful Mind: a Biography of John Forbes Nash, Jr., Winner of the Nobel Prize in Economics, 1994”, venne pubblicato in Italia da Rizzoli nel 1999 e narra la vita del genio matematico capace di intuizioni di grande profondità, della sua caduta nel baratro della schizofrenia e del suo insperato processo di recupero che culminerà con la vincita del Premio Nobel. Nel 1998 il libro vinse il National Book Critics Circle Award (nella categoria “biografie ed autobiografie”) mentre l’anno seguente fu inserito nella cerchia dei finalisti per il Premio Pulitzer (nella stessa categoria dell’anno precedente). Nel 2001 dal libro è stato liberamente tratto un film, ispirato alla storia vera, che noi tutti conosciamo come “A Beautiful Mind”.
Chi era John Nash?
Al di là della malattia e degli aspetti che fanno di Nash un personaggio curioso e affascinante dobbiamo ricordarlo prima di tutto come uno dei matematici più brillanti e originali del Novecento. John Forbes Nash, Jr. (all’anagrafe) nacque a Bluefield (Virginia Occidentale) il 13 giugno 1928, da John Forbes Nash, Sr. e da Margaret Virginia Martin. I genitori ebbero un ruolo fondamentale e molto caratterizzante per la sua vita. Nash passò un’infanzia infelice. Tutta colpa del nonno? Forse. John Forbes Nash, Sr. (padre di John Nash), nacque nel 1892 in Texas ed ebbe anch’egli un’infanzia infelice dal momento che il padre Alexander Quincy Nash (nonno di John Nash) era una persona decisamente instabile e bizzarra, un buono a nulla, bevitore e donnaiolo, che abbandonò la moglie e i tre figli per fare una vita randagia. Contrariamente Martha Nash (nonna di John Nash) era dotata di grande energia e intelligenza. Dopo la separazione dal marito lavorò come amministratrice per il Baylor College di Belton, mantenendo da sola la famiglia.
Rimasto senza padre, John Forbes Nash, Sr. (padre di John Nash) trovò conforto nelle scienze e frequentò una scuola propedeutica nell’esercito. Si iscrisse alla facoltà di ingegneria elettrotecnica dell’Università Agricola e Meccanica del Texas, dove si laureò nel 1914. Prestò servizio come tenente durante la prima guerra mondiale, nella logistica del 144º Reggimento fanteria in Francia. Al suo ritorno insegnò per un anno ingegneria all’università del Texas, pwe poi lavorare all’Appalachian Power Company di Bluefield per i successivi trentotto anni. Per fortuna che c’è la mamma.. Margaret Virginia Martin (madre di John Nash) studiò inglese, francese, tedesco e latino al Martha Washington College e all’Università del West Virginia, diplomandosi a 16 anni. Un esempio ed una figura fondamentale per John.
Quel piccolo genio incompreso
Il piccolo John rivelò fin da subito un carattere piuttosto solitario, introverso e stravagante. Chi lo conobbe lo descrisse come un ragazzo singolare, più interessato ai libri che al gioco con i coetanei. Nonostante le difficoltà e l’infelice infanzia paterna, di cui abbiamo argomentato prima, John crebbe in un clima familiare sostanzialmente sereno; i genitori non mancavano di dimostrargli il loro affetto; la madre gli aveva insegnato a leggere quando John aveva 4 anni d’età. Qualche anno nacque la sorella Martha: una figura sostanziale nella vita di Johnny (è così che veniva chiamato in famiglia); Martha non lo lascerà mai solo, soprattutto durante i periodi più difficile; grazie a lei inoltre riuscì a integrarsi un po’ di più con i coetanei, riuscendo anche a farsi coinvolgere nei giochi usuali dell’infanzia. Nonostante ciò, mentre gli altri tendevano a giocare insieme, Johnny preferiva rimanere per conto proprio in salotto a leggere libri.
Accortosi della sua precoce maturità, del suo spiccato interesse per la scienza e la cultura, il padre iniziò fin da subito a trattarlo da adulto, fornendogli libri di scienza anziché libri per l’infanzia. Tuttavia i genitori, quando aveva 8 anni, lo spinsero anche a frequentare attività sociali più consone alla sua età, come mandarlo al campeggio dei boy scout, alle lezioni domenicali di catechismo, alla scuola di danza e alla John Alden Society, una scuola di galateo. In quarta elementare prese il suo primo sette in matematica mentre all’età di 14 anni lesse il libro I grandi matematici di Eric Temple Bell: il giovane Johnny restò particolarmente stupito dal teorema di Fermat sui numeri primi e ne escogitò una sua dimostrazione. La sua frequenza scolastica fu per John problematica e angosciante; gli insegnanti non si accorsero del suo genio e dei suoi talenti; la sua mancata partecipazione alle attività sociali lo mise in cattiva luce nei confronti del corpo docente. Nash era annoiato a scuola: una caratteristica di molti scienziati brillanti, uno fra i quali Albert Einstein.
La carriera
La sua spiccata capacità intellettuale, nettamente superiore alle media, gli fece ottenere considerazione e rispetto: ottenne infatti una prestigiosa borsa di studio, la George Westinghouse Scholarship, che lo portò nel 1945 a Pittsburgh, all’Università Carnegie Mellon, dove intraprese gli studi in ingegneria chimica. Sei mesi, però, il suo interesse per la matematica lo allontanò dalla chimica. Su consiglio John Lighton Synge, direttore del dipartimento di matematica, John cambiò indirizzo, scegliendo appunto la matematica: qui mostrò abilità eccezionali, specialmente nella soluzione di problemi complessi e i professori lo spinsero verso la carriera accademica.
Al di fuori di questo ambito, invece, si comportava in modo sempre più eccentrico. Non riuscì a instaurare rapporti di amicizia né con donne né con uomini. I suoi compagni di università lo consideravano strano e socialmente inetto.
Nash conseguì la laurea in matematica nel 1948 e ricevette numerose offerte di borsa di studio per un dottorato da diverse università fra le quali quelle di Harvard, Princeton, Chicago e Michigan. Solomon Lefschetz, direttore della facoltà di Princeton, gli offrì la borsa di studio più prestigiosa del dipartimento, la John S. Kennedy: 1.150 dollari all’anno (una cifra notevole per l’epoca), che coprivano i 450 dollari per i corsi, i 200 dollari per l’affitto della camera ed i 14 dollari a settimana per i pasti e per le spese. Nash scelse quest’ultima facoltà dove entrò nel settembre del 1948: in questa stessa facoltà insegnavano Albert Einstein e John von Neumann. Nella lettera di presentazione a Princeton il rettore definì Nash con una sola frase: «Quest’uomo è un genio!».
La Teoria dei Giochi
A Princeton John Nash ebbe subito grandi aspirazioni, dedicandosi ad una vasta gamma di interessi nella matematica pura: topologia, geometria algebrica, teoria dei giochi e logica. John desiderava semplicemente risolvere un problema con le sue forze e i suoi strumenti concettuali, cercando l’approccio più originale possibile. Nel 1949, mentre studiava per il suo dottorato, Nash stabilì i principi matematici della teoria dei giochi e scrisse un saggio che 45 anni più tardi gli sarebbe valso il Premio Nobel per l’economia.
« Il concetto di equilibrio di Nash è forse l’idea più importante nella teoria dei giochi non cooperativi. […] Sia che analizziamo le strategie di elezione dei candidati, le cause della guerra, la manipolazione degli ordini del giorno nelle legislature, o le azioni delle lobby, le previsioni circa gli eventi si riducono ad una ricerca o ad una descrizione degli equilibri. In termini più semplici, le strategie di equilibrio sono ciò che prevediamo delle persone. »
– scrisse il collega Peter Ordeshook sulla Teoria dei giochi.
Meriti e faccende giudiziarie
Nell’estate del 1954, Nash fu arrestato in una operazione di polizia contro gli omosessuali. Fu licenziato dalla RAND Corporation.[1] (fonte: [1] Nash Biography)
Nel 1957 visitò il Courant Institute, dove incontrò Louis Nirenberg: quest’ultimo lo introdusse ad alcuni problemi sulle equazioni differenziali alle derivate parziali. Nash ottenne un risultato straordinario, legato a uno dei famosi problemi di Hilbert; avrebbe potuto essere premiato con la medaglia Fields ma il matematico pugliese Ennio De Giorgi, di cui Nash ignorava i risultati, aveva già risolto lo stesso problema pochi mesi prima in maniera indipendente. Al conferimento del Nobel, Nash, con umiltà e ammirazione dichiarò: «Fu De Giorgi il primo a raggiungere la vetta». Successivamente Nash si occupò anche dell’interpretazione della meccanica quantistica: anni dopo dichiarò che probabilmente l’impegno che mise in questa impresa fu causa dei suoi primi disturbi mentali sebbene NESSUNO studio scientifico ha mai dimostrato che lo studio di una materia complessa può portare alla demenza. Nel 1958, Nash fu segnalato dalla rivista Fortune per la teoria dei giochi, la geometria algebrica e la teoria non lineare: fu definito il più brillante matematico della giovane generazione.
Le misteriose equazioni dell’amore..
Nash conobbe Eleanor Stier, il 2 settembre 1952; ebbe un figlio, John David Stier, che nacque il 19 giugno 1953. Nash non volle mai sposare la Stier rifiutandosi di aiutarla economicamente senza riconoscere il figlio, anche se si occupò saltuariamente di lui. In tarda età Nash offrì il proprio cognome al figlio John David che, come comprensibile, rifiutò. Nel febbraio del 1957, a Washington D.C., Nash sposò Alicia Larde, una studentessa che assisteva a una sua lezione al MIT. I due divorziarono nel 1962 per poi risposarsi nel 2001.
La schizzofrenia
I deliri più ricorrenti riguardavano visioni di messaggi criptati provenienti da extraterrestri o da spie russe, o la convinzione di essere l’imperatore dell’Antartide o il piede sinistro di Dio oppure ancora il capo di un governo universale. I primi segni di schizofrenia risalgono all’inverno del 1959: Nash aveva trent’anni ed era professore al MIT; entrò nella sala professori con il New York Times in mano e disse a tutti i presenti che l’articolo in alto a sinistra della prima pagina conteneva un messaggio cifrato da abitanti in un’altra galassia che solo lui sapeva decifrare. I colleghi di Nash pensarono che stesse scherzando. Mentre era al MIT, Nash subì l’influsso della caccia alle streghe nel periodomaccartista, vedendo cripto-comunisti ovunque. Poi, ha iniziato a pensare che era un uomo di grande importanza religiosa e a sentire le voci, come se qualcuno gli telefonasse in testa e si opponesse alle sue idee.
I ricoveri
Nash fu ricoverato per la prima volta nel 1959 a Belmont alla clinica privata McLean Hospital, collegata alla Harvard Medical School. Dopo una anamnesi molto accurata, venne posta diagnosi di schizofrenia paranoide: Nash era convinto di essere un prigioniero politico e voleva scappare. Dopo le dimissioni dal suo posto di professore al MIT, si recò in in Svizzera e Francia.
Nel 1961 fu ricoverato per la seconda volta, presso l’ospedale statale Trenton State Hospital nel New Jersey: fu sottoposto a cinque giorni a settimana per sei settimane consecutive allo shock insulinico. Questo ricovero portò al divorzio tra John e Alicia che si concretizzò l’anno successivo. Nel 1963 fu ricoverato per la terza volta a Belle Meade, presso la Carrier Clinic. Il 30 marzo 1964, a Princeton, fu ricoverato per la quarta volta presso sempre alla Carrier Clinic, sottoponendosi a un trattamento psicoterapeutico con il dottor Howard Mele, affiancato alla terapia psicofarmacologica con clorpromazina. Era la prima volta che Nash aveva accettato di farsi curare ambulatorialmente. Nel 1969, in Virginia, fu ricoverato per la quinta volta presso il DeJarnette State Sanatorium.
La guarigione
Nel 1970 John si riavvicinò alla moglie Alicia lo sostenne in tutti i modi e con grandi sacrifici. Da quel momento in poi non fece più uso di farmaci antipsicotici ed imparò a gestire i sintomi, ottenendo la loro totale remissione e la sostanziale guarigione all’inizio degli anni novanta, quando le crisi iniziarono a cessare.
La ripresa e il Nobel
Nash ricominciò a lavorare serenamente, integrandosi nel sistema accademico internazionale e imparando a dialogare e a collaborare con altri colleghi. Nel 1994 ricevette il Premio Nobel per l’Economia, attribuitogli per i suoi contributi giovanili all’applicazione della teoria dei giochi non cooperativi all’economia, il cui concetto basilare è dato dall’Equilibrio di Nash.
La fine di una storia incredibile
John Nash perse la vita il 23 maggio 2015 all’età di ottantasei anni, insieme alla moglie ottantaduenne Alicia al seguito di un incidente stradale nel New Jersey: i coniugi erano a bordo di un taxi, nei pressi dell’aeroporto di Newark; stavano facendo ritorno dalla Norvegia dove gli era stato assegnato il premio Abel.
A Beautiful Mind
La sua vita straordinaria fece innamorare il regista statunitense Ron Howard che nel 2001 ne fece una pellicola di grande successo interpretata da Russell Crowe: “A Beautiful Mind“, vincitore di quattro Golden Globe e di altrettanti Oscar: miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura non originale e miglior attrice non protagonista a Jennifer Connelly per il ruolo di Alicia Nash. Una particolarità: tra le tante licenze poetiche, nel film Nash continua la terapia farmacologica a base di antipsicotici atipici anche dopo il 1970 (mentre nella realtà la interruppe nel 1970). Nash riteneva che questa scelta degli sceneggiatori sarebbe stata motivata dal timore di veicolare il messaggio che un genio affetto da schizofrenia avrebbe potuto interrompere la terapia anche in assenza di una remissione totale e definitiva dei sintomi (si legge da Wikipedia).