Com’era Alan Turing da piccolo? Aveva creatività da vendere
Secondo quanto riferisce la madre, fin da piccolo Alan Turing “era interessato ai numeri prima ancora d’imparare a leggere, ed era solito studiarli sui pali della luce”. Precoce fu anche il suo interesse per la scienza dal momento che, sempre secondo sua madre, a sei anni aveva scrupolosamente approntato “una mistura contro le irritazioni da ortica il cui ingrediente principale erano le foglie di acetosella pestate, di cui scrisse la formula con grande serietà avendo coscienza della sua importanza”.
Alan Turing e il suo rapporto con il latino
Il latino, invece, non lo interessava. Al riguardo amava ricordare il suo primo esercizio di traduzione. Doveva voltare in latino la frase “la tavola” e una nota a piè di pagina del libro di versioni dall’inglese al latino che gli era stato dato, diceva: “ometti “la””. Ritenendo che il suggerimento fosse una gentile concessione e che, quindi, il termine “ometti” dovesse equivalere agli articoli determinativi, tradusse la frase in questo modo: “Ometti mensa”.
Quando fu invitato per il tè a Hazelhurst, Frant, la scuola primaria frequentata da suo fratello John, essendo un acuto osservatore, notò un cespuglio di uvaspina nella siepe ai lati della scala dell’entrata. Il direttore negò l’esistenza di tale arbusto, ma Alan, che non guardava in faccia a nessuno, insistette, e, accompagnato dal direttore, gli indicò il cespuglio. A proposito di uvaspina, la madre raccontava di uno sport un po’ triviale in cui Alan pareva primeggiare: consisteva nello sputare il più lontano possibile le bucce dell’uvaspina, alla fine del pranzo. In questa gara Alan non aveva rivali perché applicava un metodo scientifico, gonfiando le bucce e riuscendo così a lanciarle al di là della siepe, più lontano di tutti. Alan non amava le attività all’aperto.
Creatività da vendere
Diceva di aver imparato a correre velocemente ai tempi della scuola primaria, perché doveva sempre allontanarsi dalla palla. Ma gli piaceva fare il guardalinee perché gli consentiva di calcolare l’angolo di uscita della palla dal campo. Alla fine i ragazzi lo canzonavano con questi versi:”Al campo di rugby Turing ha una vera mania, sulla linea di fondo fa studi di geometria”. Riusciva sempre a trovare la risposta adatta a qualsiasi osservazione. Una volta, il padre gli disse di mettersi a posto le linguette degli scarponi, aggiungendo: “Devono stare dritte e piatte come un pancake”. Immediata fu la replica di Alan: “Ma di solito i pancake si arrotolano”.
Turing aveva grossi problemi relazionali, faticava a distinguere la destra con la sinistra, ma riusciva a convertire le sue difficoltà di vita in ingegno. Per alcuni psicologi reagire a soverchie difficoltà porta a sviluppare creatività. E di creatività Turing ne aveva da vendere. Nell’estate del 1919 (aveva sette anni), Alan trascorse una vacanza a Ullapool, nell’estremo nord della Scozia.
Mentre il padre e il fratello John cercavano di attirare le trote, e la madre leggeva, Alan scorrazzava fra i ciuffi d’erica, quando gli venne la brillante idea di raccogliere il miele selvatico per il tè all’aperto. Si mise a osservare le traiettorie delle api che gli ronzavano attorno, tracciò un grafico, disegnò vettori, trovò il punto d’intersezione e andò dritto a individuare l’alveare. I suoi rimasero sbalorditi da quell’operazione, non tanto per la qualità del miele raccolto, torbido e scuro, quanto per la singolare tecnica utilizzata da Alan per trovarlo.