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Campi Flegrei: i satelliti COSMO-SkyMed ne controllano l’attività

L’ambizioso sistema satellitare italo-francese fornisce un prestante sistema di monitoraggio delle zone vulcaniche come quella dei Campi Flegrei.

Il magma è risalito a quota tre chilometri (3 chilometri di profondità dal livello del mare) generando un laghetto sotterraneo avente un raggio di 2-3 chilometri circa. La nascita di questo lago, detto sill, ha causato a sua volta un rialzamento del fondale di circa 10 centimetri (in un periodo compreso fra il 2012 e il 2013). I satelliti COSMO-SkyMed non hanno dubbi: si tratta di una ripresa dell’attività vulcanica. Negli ultimi dieci anni il suolo si sollevato di circa 30 centimetri portando in allerta la Commissione Grandi Rischi. La Protezione Civile ha aumentato così il livello di allerta dei Campi Flegrei portandolo dal verde (quiescenza) al giallo (attenzione).

“Riguardo l’origine del bradisisma flegreo la comunità scientifica concorda sul fatto che tra il 1985 ed il 2012 il sollevamento era legato all’immissione di fluidi idrotermali (acqua e gas) all’interno delle rocce della caldera e al progressivo riscaldamento di queste ultime” afferma Luca D’Auria, ricercatore e responsabile della Sala di monitoraggio dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv. Sul più recente episodio, tra il 2012 ed il 2013, “il fenomeno sarebbe invece da attribuire alla risalita di magma a bassa profondità (circa 3 km) che si inietta nelle rocce del sottosuolo formando uno strato sottile, noto come sill, un piccolo ‘lago sotterraneo’, con un raggio di 2-3 chilometri. Il sill era già presente nel sottosuolo e probabilmente è stato attivo durante le crisi bradisismiche degli scorsi decenni quando quantità di magma, anche dieci volte superiori, sono arrivate in questa piccola camera magmatica superficiale”.

La particolarità del sill però, è che il magma al suo interno può raffreddarsi molto rapidamente rendendolo così inoffensivo e meno capace di produrre eruzioni esplosive. Questo meccanismo, osservato ai Campi Flegrei, è molto comune fra le caldere (come Yellowstone negli Usa e Rabaul in Papua Nuova Guinea) e potrebbe essere responsabile di alcuni comportamenti, apparentemente bizzarri, osservati in questi vulcani. “La previsione delle eruzioni vulcaniche nelle caldere presenta spesso difficoltà maggiore rispetto ad altri vulcani”, aggiunge D’Auria dell’Ingv. “La risalita e l’intrusione del magma all’interno del sill potrebbe, infatti, essere il normale ciclo di vita delle caldere”. Questa ricerca è particolarmente importante per l’interpretazione dei dati acquisiti dalle nuove generazioni di satelliti (come quelli della costellazione Sentinel del Programma europeo Copernicus, operata dall’ESA) e dalle nuove tecniche di monitoraggio geofisico ai Campi Flegrei. “Questi nuovi sistemi di monitoraggio, integrati con le nuove metodologie di analisi, possono fornire uno strumento utile ad affrontare eventuali, future, crisi vulcaniche ai Campi Flegrei”, aggiunge Susi Pepe del Cnr.

Con questo metodo innovativo è possibile calcolare le modalità con cui il magma profondo risale all’interno del sottosuolo e monitorare in tempo reale le deformazioni della superficie terrestre, così da conoscere l’andamento del sollevamento del suolo all’interno della caldera.creando deformazioni della superficie terrestre. Lo studio, pubblicato su Scientific Reports, fa parte delle attività di monitoraggio promosse dal Dipartimento nazionale di protezione civile (Dpc) e di quelle svolte nell’ambito del progetto europeo Med-Suv (MEDiterraneanSUpersite Volcanoes). Questa nuova tecnica di monitoraggio è stata sviluppata da un team di ricercatori dell’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del Consiglio nazionale delle ricerche (CnrIrea) e l’Osservatorio vesuviano dell’Istituto Nazionale di geofisica e vulcanologia (IngvOv).

“Con i dati acquisiti dai satelliti Cosmo-SkyMed, dotati di sistemi radar e ricevitori Gps della rete di sorveglianza geodetica Ingv-Ov” – spiega Susi Pepe – “è stato possibile studiare le deformazioni, anche millimetriche, della superficie terrestre e conoscere l’andamento del sollevamento del suolo all’interno della caldera in corrispondenza dei ricevitori, ben 14 sensori sparsi nell’area dei Campi Flegrei”.

La caldera dei Campi Flegrei non va sottovalutato. Negli scorsi millenni ha prodotto violente eruzioni di dimensioni ciclopiche: quarantamila anni fa quella dell’Ignimbrite Campana e quindicimila anni fa quella del Tufo Giallo Napoletano, che hanno causato il crollo della parte superficiale del vulcano per centinaia di metri, formando così la struttura attuale. “Dopo l’ultima eruzione del 1538, che ha prodotto il cratere di Monte Nuovo”, afferma Luca D’Auria, “il suolo dei Campi Flegrei ha iniziato a sprofondare lentamente per secoli, interrompendosi intorno al 1950, quando l’area ha ripreso a sollevarsi. Questo fenomeno, noto come bradisisma, ha manifestato tutta la sua violenza tra il 1982 e il 1985, periodo in cui il suolo si è sollevato di quasi 2 metri, con accompagnamento di terremoti, provocando l’evacuazione di migliaia di abitanti della città di Pozzuoli. Nel 2005 il suolo ha ripreso a sollevarsi lentamente e i terremoti, di bassa magnitudo, sono ricomparsi”.

Ingv/Cnr

La foto, ripresa dal sistema satellitare COSMO-SkyMed, mette in evidenza la sezione territoriale dei Campi Flegrei. La zona viola, in corrispondenza della città di Pozzuoli, è quella con il maggior valore di sollevamento (circa 10 cm tra il 2012 ed il 2013). Le zone verdi invece sono quelle in cui la deformazione è stata registrata in valori millimetrici. COSMO-SkyMed, realizzato dall’azienda italiana Thales Alenia Space Italia per conto dell’Agenzia Spaziale Italiana, è la componente italiana di un sistema italo-francese risultato di un accordo intergovernativo bilaterale Italia-Francia siglato nel 2001 – Accordo di Torino – e ratificato con la Legge 10 gennaio 2004, n. 20; nella sua configurazione finale, il sistema bilaterale – ORFEO – disporrà di 4 satelliti radar italiani in banda X (COSMO-SkyMed) e di 2 satelliti ottici francesi (Pleiades), aumentando, quindi, le capacità complessive. Inoltre, COSMO-SkyMed è la componente italiana (national contributing mission) del sistema europeo Copernicus ed è censito fra le fonti di dati dell’iniziativa europea INSPIRE.