Quando il tuo capo è invidioso: la storia di Clyde Tombaugh
E se un giorno il vostro capo dovesse diventare invidioso del vostro buon operato al punto da licenziarvi? Ne sa qualcosa Clyde Tombaugh, l’astronomo che scoprì Plutone
E se un giorno il vostro capo dovesse diventare invidioso del vostro buon operato al punto da licenziarvi? Ne sa qualcosa Clyde Tombaugh, l’astronomo che scoprì Plutone.
Nel lavoro se ne sentono davvero tante, troppe, storie assurde. Da intrecci sentimentali a veri e propri fenomeni di invidia dove a farne le spese sono sempre i più bravi, magari per il
capriccio di chi sulla poltrona più alta c’è arrivato con scorciatoie. Una storia che fa particolarmente riflettere è quella Clyde William Tombaugh, che è passato da pupillo in qualità di giovane talentuoso apprezzato a rinnegato. La sua colpa? Aver scoperto
Plutone prima del suo capo. Ma andiamo con ordine.
Streator, Illinois. E’ il 4 febbraio 1906 quando Muron e Adella, giovani sposi danno alla luce il piccolo Clyde, un ragazzino sveglio e molto in gamba che, tuttavia sembra non essere più di tanto interessato alla vita contadina perché il piccolo cresce “guardando le stelle”.
Appassionato di astronomia fin da ragazzo infatti, Clyde si costruì da solo un telescopio per
fare schizzi dei pianeti che inviò poi a Vesto Melvin Slipher, il direttore del Lowell Observatory di Flagstaff, in Arizona.
Impressionato dal talento del ragazzo, Slipher gli offrì subito un posto nel 1929 che il ragazzo accettò senza pensarci due volte, abbandonando il mondo agricolo per sempre. Qui Clyde si diede subito da fare dedicandosi al lavoro di Percival Lowell basato sulle presunte
imperfezioni nelle previsioni dei moti di Urano e Nettuno: Lowell infatti, nel 1905, aveva
ipotizzato la posizione di un eventuale nono pianeta. Clyde Tombaugh pertanto si avvalse di un astrografo da 13 pollici per scattare foto della stessa porzione di cielo a distanza di alcune notti questo per facilitarne l’individuazione; il giovane inventò una macchina, una sorta di stereocomparatore che mostrava alternativamente le lastre fotografiche, così da evidenziare se qualcosa si era mosso rispetto allo sfondo delle stelle fisse.
Tombaugh osservò indicativamente la bellezza di circa 45 milioni di oggetti celesti e, dopo
appena 6 mesi dal suo arrivo all’Osservatorio, individuò Plutone, il 18 febbraio 1930. Lo stesso Clyde raccontò così la sua scoperta:
«Improvvisamente mi balzò agli occhi un oggetto di quindicesima magnitudine. – Eccolo – mi dissi. Un’emozione incredibile mi travolse: questa sarebbe stata una scoperta storica. Mi diressi subito nell’ufficio del direttore. Cercando di controllarmi, entrai nell’ufficio ostentando indifferenza. – Dr. Slipher, ho trovato il suo Pianeta X»
«Il Dottore sobbalzò dalla sedia, mostrando uno sguardo compiaciuto ma riservato».
Sebbene Plutone risultò troppo piccolo per perturbare a sufficienza l’orbita di Urano e
Nettuno, la sua scoperta slanciò inevitabilmente la carriera di Tombaugh che conseguì il bachelor in astronomia nel 1936 e il master nella stessa disciplina nel 1938. Passò qualche anno e, chiamato alle armi, Tombaugh ormai uomo prestò servizio come professore, insegnando astronomia navale al personale della Marina durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ma il suo, nel 1945, non fu un ritorno felice perché Vesto Slipher, il “maestro” che lo aveva prediletto, lo aveva licenziato ufficialmente per “mancanza di fondi”. Clyde però, che evidentemente sapeva come stavano i bilanci dell’Osservatorio, si disse sempre convinto che il vero motivo di questo trattamento fu proprio la scoperta di Plutone:
«Era geloso che l’avessi trovato al posto suo».
Poco male perché un vincente supera sempre l’indivia dei suoi superiori. Tombaugh infatti si
interessò della costruzione di razzi a White Sands, in Nuovo Messico, per conto dell’esercito
per poi tornare alle osservazioni, insegnando presso l’Università statale del Nuovo Messico a Las Cruces. Si ritirò dall’insegnamento nel 1973 e rimase a Las Cruces dove morì il 17 gennaio 1997.
Tra i tanti riconoscimenti e onorificenze ricevute le più grandi, purtroppo, giunsero solo
post-mortem. La caratteristica macchia a forma di cuore, osservata dalla sonda NASA New Horizons nel 2015 è stata ribattezzata Tombaugh Regio in suo onore. La sonda inoltre, dispersa nello spazio profondo al termine della sua missione, contiene parte dei resti dello stesso Clyde Tombaugh su volere dei parenti. Dopo il suo funerale infatti venne cremato e adesso i suoi sono gli unici resti umani ad aver lasciato il Sistema Solare. Una gran bella soddisfazione, alla faccia del capo invidioso!
Nella foto Clyde Tombaugh, crediti: cdn.abcotvs.com