Cellule staminali : finalmente l’introduzione nella pratica clinica
Le staminali embrionali (SE) forniscono informazioni impareggiabili sullo sviluppo precoce. I biologi si concentrano sulle molecole all’interno di queste particolari entità per trarre indizi su come una singola cellula originaria si trasformi in miliardi di cellule, con le più disparate funzioni.
Gli scienziati hanno imparato a trasformare queste cellule in decine di tipi di cellule mature che rappresentano i vari tessuti e organi del corpo. Sono usate per testare i farmaci, per modellare la malattia e, sempre più, come terapie iniettive nell’organismo.
A partire da un tentativo di riparare le lesioni del midollo spinale nel 2010, in oltre una dozzina di studi clinici sono state create cellule da cellule ES per curare, tra l’altro, il morbo di Parkinson e il diabete e molto altro. I primi risultati suggeriscono che alcuni approcci stanno funzionando: un rapporto atteso da tempo ha mostrato di recente un miglioramento in due persone con degenerazione maculare senile, una malattia che distrugge progressivamente la vista.
Storia ed importarza delle cellule staminali embrionali
L’origine del loro utilizzo risale al 1998, quando il biologo James Thomson, dell’Università del Wisconsin a Madison, creò la prima linea cellulare di ES grazie a degli embrioni donati per trattamenti di fertilità. Da subito nacque un aspro dibattito etico sull’utilizzo di embrioni umani poichè definiti come potenziali essere umani. L’opposizione del mondo non scientifico portò alla decisione di ridurre pesantemente i finanziamenti per attività di ricerca svoltesi utilizzando le ES. Grazie a fondi privati e donazioni spontanee la ricerca potè andare avanti e, i primi risultati, si ebbero nel 2006 quando, da cellule staminali embrionali è stato possibile differenziarle in neuroni, cellule immunitarie e cellule cardiache contrattili.
Ha cambiato radicalmente le prospettive su ciò che si poteva fare
dice Malin Parmar biologa cellulare al’Università di Lund in Svezia. Parmar, che usa le staminali embrionali umane per ricavare neuroni per uno studio clinico sul morbo di Parkinson. Afferma infatti che questi progressi tecnici hanno inaugurato “una nuova età dell’oro” per la ricerca sulle cellule staminali embrionali.
Dopo una iniziale difficolta nell’amplificarle, partendo dai pochi embrioni donati, grazie ad una scoperta del 2007 del ricercatore Yoshiki Sasai del RIKEN Centre for Developmental Biology a Kobe è stato possibile aumentare la percentuale di crescita. Il biologo ha infatti scoperto l’inibitore ROCK12 , che poteva impedire alle cellule ES di morire una volta rimosse dalle colonie in cui vivevano. In questo modo il tasso di crescità è aumentato del 27% permettendo una maggiore fruibilità delle cellule.
Impieghi e ricerca sfruttando le staminali embrionali
Una delle principali possibilità che si sono rese possibili è la realizzazione di organi in vitro. Avendo a disposizione le giuste molecole di segnalazione e il giusto l’ambiente tridimensionale, le cellule ES si organizzano in tessuti complessi detti organoidi. Questa capacità è importante per i ricercatori che, come James Wells del Children’s Hospital di Cincinnati, in Ohio, stanno sviluppando organi intestinali per testare i farmaci, e forse un giorno, per i trapianti.
Altro importante progetto di ricerca che necessita di staminali embrionali è la realizzazione di cellule beta-pancreatiche per la cura del diabete di tipo 1. Douglas Melton, dell’Harvard Stem Cell Institute ha infatti ottenuto cellule beta funzionanti e spera in un futuro breve di trapiantarle in persone con diabete di tipo 1 per porre fine, o almeno ridurre, la loro dipendenza dalle iniezioni di insulina.
Il futuro della ricerca attraverso staminali embrionali
La ricerca sulle cellule ES ha ancora spazio per crescere se riuscirà a superare alcuni ostacoli. Un grosso problema è che molti tipi di cellule sono difficili da produrre come ovuli e gli spermatozoi.
Nonostante le difficoltà incontrate nella loro storia, le cellule ES hanno dimostrato ripetutamente il loro valore, e in alcuni modi imprevedibili, dicono molti ricercatori. Alcuni ricercatori hanno addirittura ridotto l’uso di modelli animali perché le cellule staminali embrionali sembrano fornire un percorso migliore per studiare le malattie umane.
Fonte: Nature.com