Coronavirus, le bufale sul nuovo virus cinese
In questi giorni non si fa altro che parlare di 2019-nCoV, meglio conosciuto come coronavirus, il nuovo virus che arriva da Wuhan, città commerciale della Cina centrale, che ha già fatto 42 vittime e oltre mille contagiati.
Mentre il governo cinese sta facendo sforzi importanti per arginare la diffusione del virus e permettere la cura degli infetti, costruendo un nuovo ospedale che sarà completato in 10 giorni, in Europa e in particolare in Italia, la preoccupazione e i timori su un possibile arrivo di coronavirus aumentano giorno dopo giorno.
Come molto spesso succede in casi simili, però, sono anche numerose le fake news o gli inutili falsi allarmismi che iniziano a circolare. Il nostro consiglio è quello di verificare sempre le fonti e affidarsi a dichiarazioni di gente autorevole, come quelle rilasciate dal virologo dott. Roberto Burioni.
Nel resto dell’articolo, cercheremo di fare chiarezza su alcuni importanti aspetti relativi a coronavirus, andando a smentire notizie false o esagerate.
Coronavirus è già in Italia
Secondo il report diffuso dall’Organizzazione mondiale della Sanità, ad oggi non è stato registrato nessun caso di persona infetta in Italia.
Sul portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica (Epicentro) è riportata la valutazione del rischio stilata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, che definisce “moderata la probabilità di osservare, nell’Unione europea (EU/EEA), casi di infezione da 2019-nCoV” e “molto bassa la probabilità di una ulteriore trasmissione in ambito comunitario in EU/EEA“.
Il virus è letale
Nonostante siano stati registrati decessi a seguito del contagio da coronavirus (ad oggi 42), è sbagliato affermare con certezza che il virus è letale. La percentuale di morte, infatti, si attesta intorno al 3-4%, anche se questo dato è provvisorio e potrebbe cambiare col passare dei giorni.
A tal proposito si è espresso anche l’attuale direttore della rivista medica The Lancet, Richard Horton, che in un suo tweet ha invitato alla cautela, specificando che, dai dati a disposizione, “2019-nCoV ha una trasmissibilità moderata e una patogenicità relativamente bassa“.
Non ci si può più recare in Cina
Sempre secondo quanto riportato su Epicentro, le indicazioni dell’OMS non comprendono restrizioni su viaggi o rotte commerciali, ma alcune semplici regole da seguire, tra cui lavare frequentemente le mani ed evitare contatti stretti con persone affette da infezioni respiratorie.
Non mangiare cibo cinese in Italia
Secondo i virologi, il primo contagio di coronavirus è avvenuto con una trasmissione animale-uomo (spill over), passando dai pipistrelli ai serpenti e, successivamente, all’essere umano, secondo una ricerca pubblicata su Journal of Medical Virology (una parte della comunità scientifica, però, ha espresso su Nature alcune dubbi riguardo i risultati dello studio appena citato).
Una cosa, però, è certa: non c’è rischio di contagio attraverso prodotti alimentari o ingredienti provenienti dalla Cina. Lo ha confermato Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera.
Il nuovo coronavirus è stato diffuso per vendere i vaccini
No, il coronavirus non rappresenta un complotto messo in atto dalle case farmaceutiche per vendere i vaccini. Anche perché, come dichiarato anche dal dott. Burioni e dal Centers for Disease Control and Prevention, non esiste ancora un vaccino.
A tal proposito, è opportuno menzionare un’altra notizia che circola in questi giorni su Twitter: alcuni utenti, infatti, avrebbero affermato che il Pirbright Institute avrebbe brevettato il coronavirus nel 2015, con l’approvazione del governo statunitense.
Anche in questo caso, la smentita è arrivata subito: l’istituto di ricerca aveva chiesto un brevetto per realizzare un vaccino contro malattie respiratorie in uccelli e altri tipi di animali, ma il virus appartiene ad un ceppo diverso rispetto a quello cui appartiene il coronavirus che si sta diffondendo in Cina in questi giorni.
È una nuova SARS
Nonostante ci siano alcuni aspetti in comune, non si sa ancora abbastanza del nuovo coronavirus per poterlo paragonare alla SARS (Severe acute respiratory syndrome) o alla MERS (Middle East Respiratory Syndrome).
Ciò che è certo è che, secondo quanto riportato dall’OMS, ci sono pochissime segnalazioni di epidemie ospedaliere o contagi a personale sanitario, caratteristica importante di SARS e MERS. Anche la mortalità dovuta ai diversi virus, al momento, non è paragonabile: nel 2003 furono circa 800 i morti a causa della SARS.
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