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spazio e tempo

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Einstein inizialmente sposava il concetto che lo spazio ed il tempo sembravano condividere una caratteristica fondamentale, ovvero quella di essere assoluti, nel senso che qualsiasi persona che si trovasse in qualsiasi parte del mondo, li calcolava perfettamente nel medesimo modo. Ciò che era un metro per un italiano lo era anche per un abitante del polo nord. Questo senza dubbio metteva d’accordo i fisici ottocenteschi, che interpretavano tutto questo come uno schema universale, e se possiamo definirne un codice morale, all’ interno di esso si racchiudeva anche la velocità, dato che si esprime come rapporto tra la distanza coperta ed il tempo trascorso.

Dopo essere giunti a questa fantastica teoria, tutti i più grandi ricercatori dovettero affrontare il tema della luce. Dove andava a finire? Essa sembrava dileguarsi e spostarsi da un punto all altro senza rispettare alcuna legge, per giunta la si personificava ad uno spirito, poiché passava anche attraverso corpi solidi come il cristallo ed il vetro. L’interrogativo di Einstein riguardava il come le onde luminose riuscissero a spostarsi nel vuoto. Esiste qualcosa che potesse farmi raggiungere un’onda luminosa? La fisica della luce divenne così la sua grande ossessione. Qualcosa lo mandava fuori strada, prese la decisione che l’iniziale fiducia data nel ritenere l’assolutezza dello spazio e del tempo non andava bene, poiché non trovava un nesso con il fenomeno dell’elettromagnetismo sostenuto da Faraday, e tutto ciò poteva essere ribaltato, se avesse tenuto in conto il fatto che tempo e spazio godono di relatività. In altre parole, le persone non avrebbero sempre concordato sulla stessa misura, sulla stessa larghezza e profondità oppure sulla durata del tempo; ognuno di noi maturava secondo lui un idea diversa sul concetto di spazio e di tempo e tale divergenza era irrisolvibile sotto un profilo scientifico.

Non riusciva a riposare il suo animo, era perennemente contrastato, riteneva che qualcosa doveva pur esserci per spiegare tutto ciò; infatti dopo una sua lunga pausa di riflessione la trovò, e  riuscì a risolvere il suo enigma, mostrandolo ai profani con un semplice esempio: “andando dal medico una signora lamentava il fatto che piegando il suo braccio, sentiva un dolore lancinante, la risposta semplice del medico fu: “smetta di piegarlo!”. Dove sta il nesso logico? Il nesso sta nel fatto che Einstein convinto che lo spazio ed il tempo erano relativi, stava perfettamente sostituendo un concetto di assolutezza con un altro. Lo strappo netto si ebbe quando disse che alla fine non aveva tanta importanza la velocità con cui un individuo andava spostandosi, poiché la percezione che lui aveva variava sempre in modo da lasciare invariata la sua percezione riguardo la velocità della luce. Tutto ciò fu giustificato scientificamente da lui, scoprendo il fatto che, quando una persona incrementava la sua velocità, la percezione che essa aveva di un metro o di un minuto si contraeva di un fattore costituito unicamente da due unità fondamentali, che erano la velocità dell’individuo stesso e la velocità costante della luce. Tale fattore di contrazione è pari proprio a :                         { 1- v2/c2 }1/2.