Elefanti senza zanne: quando l’evoluzione è “innaturale”
L’influenza che l’uomo esercita sulla natura, modificando interi ecosistemi e habitat degli altri esseri animali e vegetali è sotto gli occhi di tutti. L’inquinamento e la caccia sono tra le cause principali di estinzioni di massa di diverse specie e i numeri sono tutt’altro che confortanti. Attualmente è all’incirca un milione il numero di specie animali che rischia di estinguersi a causa delle attività umane. Eppure, non sempre è la natura ad avere la peggio.
L’uomo, la natura e Darwin
Come Charles Darwin ci ha insegnato, il processo di evoluzione in natura avviene sfruttando il naturale meccanismo della lotta per la sopravvivenza. A resistere nel tempo, in parole povere, è chi ha una maggiore predisposizione all’adattamento, in relazione all’ambiente in cui si trova e le relative minacce. Ecco che in un ambiente in cui è l’uomo a dettare le sue leggi, l’evoluzione seleziona nuovi fenotipi in grado di sopravvivere. Il prezzo di tutto questo? Mutazioni genetiche particolari, come quella recente negli elefanti del Mozambico, tendono a diffondersi in tempi relativamente brevi.
Una rara mutazione negli elefanti del Mozambico
Ciò a cui si è assistito in Mozambico, nel parco nazionale di Gorongosa, ha dello straordinario. In poco meno di 20 anni una mutazione considerata estremamente rara ha reso circa il 50% delle femmine di elefante prive di zanne. Secondo lo studio pubblicato su Science, a favorire la scomparsa delle zanne pare sia stato il fenomeno del bracconaggio. Perdere le loro preziose zanne si è rivelato utile a togliere agli uomini un motivo essenziale per la caccia.
Dall’inizio del ventunesimo secolo, il numero di elefanti selvatici del Mozambico si è ridotto del 90%. Un vero e proprio sterminio che trova le sue ragioni nella recente guerra civile e, naturalmente, nella caccia, proseguita anche al termine della guerra. Oggi, complice la natura, la situazione è ben diversa. Si contano circa 700 esemplari adulti di elefante. Ma la particolarità è che quasi il 50% delle elefantesse risulta completamente priva di zanne.
Secondo gli scienziati la spiegazione è data da una mutazione genetica che impedisce, appunto, la crescita delle zanne negli esemplari femminili. In quelli maschili, invece, la mutazione sembrerebbe addirittura risultare fatale. Si tratta di un gene estremamente raro e posizionato sul cromosoma X. Sebbene presente anche al di fuori del parco in Mozambico risulta particolarmente difficile individuarlo, se si tiene conto che la mutazione uccide il 50% della prole maschile.
Elefanti del Mozambico e non: le previsioni future
Gli autori dello studio prevedono che con il tempo la percentuale di elefantesse senza zanne dovrebbe stabilizzarsi. Questo però è fortemente legato a quanto ci si impegnerà nel limitare il fenomeno del bracconaggio. Intanto, almeno per il momento, saranno moltissimi gli esemplari che ne rimarranno sprovvisti.
Quello del Mozambico è solo uno dei più curiosi sistemi di difesa che la natura pone per garantire la sopravvivenza in un ambiente in cui a farla da padrone è l’uomo. Un altro caso famoso è quello delle falene delle betulle, diffuse sia in Europa che in Nord America in due diverse forme. Sebbene fino agli inizi dell’Ottocento quella tipica fosse di colore chiaro e maculato, col tempo ha preso il sopravvento una forma più scura. Quest’ultima si è rivelata perfetta per mimetizzarsi sul tronco delle betulle, almeno fino a quando queste sono state di colore bianco. Con la rivoluzione industriale, nelle aree industrializzate la fuliggine prodotta dalla combustione di carbone ha annerito gli alberi delle aree urbane, rendendo difficile per le falene chiare mimetizzarsi nascondendosi dai predatori. Ecco, quindi, che all’improvviso le falene scure si sono trovate avvantaggiate nella lotta per la sopravvivenza, acquisendo una capacità di mimetizzarsi che prima non avevano.