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Due errori in The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd

The Dark Side of the Moon è l’album capolavoro dei Pink Floyd, ma sapevi che la sua famosissima copertina contiene due errori? Ecco quali sono.

The Dark Side of the Moon Pink Floyd Errori

Quella di “The Dark Side of the Moon” (1973), il disco capolavoro dei Pink Floyd, è probabilmente la copertina più amata dagli scienziati. Eppure contiene ben due errori.

Disegnata dal grafico Storm Thorgerson presso lo studio fotografico Hipgnosis, essa riproduce in modo schematico un famoso esperimento condotto da Isaac Newton nel 1676 sui fenomeni ottici di rifrazione e dispersione della luce: attraversando un prisma triangolare di vetro, un fascio di luce bianca viene deviato e scomposto nelle sue componenti fondamentali, cioè i sette colori del’arcobaleno.

The Dark Side of the Moon | Gli Errori

E qui sorge il primo errore. Nella copertina dell’album, manca l’indaco, per cui i colori sono solo sei.A onor del vero, c’è da dire che si tratta di un errore che lo studio Hipgnosis ha deliberatamente commesso per esigenze di grafica: ha dovuto eliminare l’indaco dalla cover perché troppo simile al viola. Il loro accostamento non avrebbe creato sufficiente contrasto.

Non voluto, a quanto pare, è, invece, il secondo errore .Lo vedete? La scomposizione della luce dovrebbe avvenire anche all’interno del prisma, mentre nella figura in copertina il fascio di luce appare colorato solo in uscita.

Il fenomeno fisico

L’angolo di rifrazione dipende dalla frequenza così come la velocità di propagazione (tranne che nel vuoto). La diversa rifrazione è responsabile della scomposizione della luce bianca da parte di un prisma. Prisma che, scoprì Newton, agisce come un “setaccio”, separando i colori gli uni dagli altri. Prima di Newton c’era chi pensava che la luce bianca si tingesse in funzione della distanza percorsa nel vetro del prisma (o nell’acqua di una goccia, nel caso dell’arcobaleno).

Il celebre esperimento fu condotto nel 1676 ma le sue prime esperienze con i prismi Newton cominciò a farle già nel 1665, quando la peste si abbatté su Londra e sull’università di Cambridge, costringendo il fisico e matematico inglese a rifugiarsi nella sua casa di campagna, a Woolsthorpe. Fu qui che Newton gettò le basi del calcolo differenziale e integrale, pervenne ad una formulazione embrionale della teoria della gravitazione universale. Oltre a formulare i fondamenti della sua teoria dei colori.

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