fbpx

Home » Galileo Galilei si sbagliava sull’origine delle comete

Galileo Galilei si sbagliava sull’origine delle comete

Galileo Galilei si sbagliava sull'origine delle comete, ma il suo metodo scientifico basato sull'osservazione e sulla sperimentazione, è indubbiamente quello giusto.

Categorie Fisica · Scienza e Scienziati · Spazio
Vuoi leggere tutti gli articoli del network (oltre 10.000) senza pubblicità?
ABBONATI A 0,96€/SETTIMANA

Nel 1618 apparvero in cielo ben tre comete, riaccendendo la disputa sull’origine delle medesime. Il gesuita Orazio Grassi riteneva che le comete fossero corpi celesti transitanti oltre l’orbita lunare (e aveva ragione) e aveva esposto le sue idee al riguardo nel trattato “De tributis cometis“. Galileo Galilei non la pensava allo stesso modo e ipotizzava che le comete fossero soltanto un fenomeno atmosferico, che nascessero molto probabilmente dall’incontro tra i raggi solari e i “vapori fumidi” che esalavano dalla superficie terrestre. Decise allora di rispondere a Grassi in modo indiretto, dettando al suo allievo Mario Guiducci il trattato “Discorso delle comete”, in cui ribadiva il suo punto di vista.

Galileo Galilei vs Orazio Grassi

Galileo Galilei

Il temerario Grassi non si tirò indietro e, nascondendosi dietro lo pseudonimo di Lotario Sarsi, anagramma del suo nome (Horatio Grassi Salonensi divenne Lothario Sarsi Sigensano), replicò pubblicando la “Libra astronomica ac philosophica“, un trattato in cui attaccava duramente Galileo e la teoria eliocentrica.

Dinanzi a tale attacco, Galileo ci andò giù pesante e rispose con “Il Saggiatore”, un trattato che al giorno d’oggi viene unanimemente reputato un caposaldo del metodo scientifico. Galileo non era un uomo dal carattere facile e avere idee diverse dalle sue significava esporsi ad un sarcasmo pungente e a tratti feroce. Esattamente quello che accadde al povero Grassi.

Già il titolo del trattato era tutto un programma. Il saggiatore, infatti, era la bilancia di precisione con cui gli orafi pesavano i metalli preziosi, contrapposta alla dozzinale libbra, una bilancia usata comunemente per pesare gli oggetti della vita quotidiana (vedi ortaggi). Il messaggio era chiaro e velenoso: chi non è in grado di leggere il libro della Natura, scritto in linguaggio matematico, è bene che si faccia da parte, dal momento che non dispone neppure dello strumento giusto per pesare le parole.

Secondo Grassi, l’attrito con l’aria riscaldava i corpi solidi, mentre secondo Galileo li raffreddava. Noi oggi sappiamo che in realtà avevano ragione entrambi: se un corpo si muove molto velocemente (oltre i 1000 km/h), può effettivamente scaldarsi fino ad incendiarsi (come accade alle meteore), in caso contrario si raffredda.

Come risolvere la questione?

Galileo Galilei

Per Galileo Galilei bastava osservare direttamente la natura, rifacendosi al dato sperimentale secondo cui la rotazione di un oggetto in aria (come ad esempio un ventaglio) produceva frescura. Per Grassi, non potendo far leva su velocità elevate, inaccessibili nel tardo Rinascimento, non restava altro che appellarsi all’ipse dixit di poeti e filosofi antichi (Ovidio, Lucrezio, Virgilio, Aristotele), rifacendosi in modo cieco e acritico al principio di “auctoritas” e arrivando a citare un testo dello storico greco Suida secondo il quale i Babilonesi cuocevano le uova roteandole vigorosamente dentro una fionda (immagine che avvalorava pienamente l’ipotesi che le comete fossero corpi celesti incandescenti che prendevano fuoco a contatto con l’aria). A questo punto l’occasione parve troppo ghiotta a Galileo per risparmiarsi un bel po’ di spasso e di ironia sferzante. Ecco la sua risposta:

“Se il Sarsi vuole ch’io creda a Suida che i Babilonii cocesser l’uova col girarle velocemente nella fionda, io lo crederò; ma dirò bene, la cagione di tal effetto esser lontanissima da quella che gli viene attribuita, e per trovar la vera io discorrerò così: “Se a noi non succede un effetto che ad altri altra volta è riuscito, è necessario che noi nel nostro operare manchiamo di quello che fu causa della riuscita d’esso effetto, e che non mancando a noi altro che una cosa sola, questa sola cosa sia la vera causa: ora, a noi non mancano uova, né fionde, né uomini robusti che le girino, e pur non si cuocono, anzi, se fusser calde, si raffreddano più presto; e perché non ci manca altro che l’esser di Babilonia, adunque l’esser Babiloni è causa dell’indurirsi l’uova, e non l’attrizion dell’aria”, ch’è quello ch’io volevo provare. È possibile che il Sarsi nel correr la posta non abbia osservato quanta freschezza gli apporti alla faccia quella continua mutazion d’aria? e se pur l’ha sentito, vorrà egli creder più le cose di dumila anni fa, succedute in Babilonia e riferite da altri, che le presenti e ch’egli in se stesso prova?”.

In altre parole, quello che Galileo dice a Sarsi (o meglio Grassi) è: Non senti il fresco sulle guance quando ti affretti? Sei mai riuscito con le tue mani a prepararti un uovo sodo ruotandolo fortemente dentro una fionda sopra la tua testa? Oppure hai visto qualcun altro farlo? No? Allora o per bollire le uova con la fionda bisogna essere Babilonesi o (cosa assai più probabile) i testi a cui ti aggrappi raccontano colossali fandonie.

Grassi aveva ragione riguardo la natura delle comete, ma per un motivo sbagliato. Galileo Galilei a volte era un po’ spaccone e sull’origine delle comete si sbagliava clamorosamente. Ma il suo metodo, il metodo scientifico basato sull’osservazione e sulla sperimentazione, metodo che ancora oggi, a volte, viene attaccato dai complottisti, no vax e terrappiattisti di turno e senza il quale non si arriva lontano, è indubbiamente quello giusto.

Immagine in evidenza: Foto di Frank Cone da Pexels