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Giornata Mondiale delle Donne nella Scienza: l’evento organizzato da UniPd

Donne nelle lauree STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics): questo il tema della “Giornata Mondiale delle Donne nella Scienza”, istituita nel dicembre 2015 dall’Unesco e che si celebra ogni anno l’11 febbraio. Il ruolo delle donne e delle ragazze nella scienza è fondamentale, non solo come destinatarie ma anche come promotrici attive di diffusione, cambiamento e conoscenza delle discipline scientifico-tecnologiche, quali ingegneria, matematica, tecnologia.

Nonostante i notevoli passi in avanti, i dati evidenziano che è necessario effettuare ancora dei miglioramenti: secondo i rilevamenti dell’Onu, solo il 16% delle ragazze si laurea in facoltà scientifiche contro il 37% dei ragazzi. Inoltre, dall’ultimo rapporto AlmaLaurea, le ragazze subiscono una differenza di salario non indifferente rispetto ai colleghi uomini.

Dunque, l’intento della Giornata Mondiale delle Donne nella Scienza non è solo quello di promuovere le pari opportunità delle donne nella carriera scientifica ma anche quello di riconoscere il ruolo del genere femminile nelle posizioni apicali, ad oggi ricoperte solo per il 23% da donne a livello nazionale.

“Donne nella Scienza” è l’evento organizzato da UniPd e VIMM

Giornata Mondiale delle Donne nella Scienza
Locandina dell’evento “Donne nella Scienza”. Credits: UniPd e VIMM

Numerosi gli eventi in tutto il mondo e anche in Italia, in presenza e online. Uno di essi si è svolto venerdì 11 febbraio 2022 in diretta streaming dalla Sala Seminari del VIMM (Fondazione per la Ricerca Biomedica Avanzata). Si tratta della quarta edizione dell’evento “Donne nella Scienza”, promosso dal VIMM e dall’Università di Padova in collaborazione con la Fondazione “Marisa Bellisario”.

L’incontro si è aperto con l’intervento della rettrice dell’Università di Padova, Daniela Mapelli, prima rettrice donna dell’Ateneo, che ha ricordato come quest’ultimo vanti di aver laureato nel 1678 la prima donna al mondo, Elena Cornaro Piscopia.

A seguire, un confronto tra protagoniste del mondo scientifico che hanno portato le loro esperienze: è emerso che, dagli ultimi bilanci di genere, sempre più ragazze si approcciano a discipline scientifiche e a posizioni di leadership nell’ambito industriale ed imprenditoriale. Infatti, nella carriera lavorativa delle ultime generazioni, non si guarda più al genere della persona che si ha davanti ma alle competenze e alle qualità che ha da offrire, come sottolineava Alice Pretto, Presidente Essay Group S.r.l ed attuale Presidente Giovani Imprenditori Assindustria Venetocentro.

È importante investire su se stesse e specializzarsi in determinate competenze, entrando nell’ottica di realtà straniere e acquisendo conoscenze peculiari ed uniche, specialmente nell’ambito della ricerca biomedica, come testimonia l’esperienza di Cecilia Laterza, ricercatrice VIMM e assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale all’Università di Padova, la quale ha lavorato all’estero portando con sé un bagaglio di saperi anche in Italia.

L’evento si è concluso riassumendo le parole che le donne al centro dell’incontro hanno pronunciato più spesso: passione, perseveranza e sacrificio. Tre parole da tenere sempre a mente affinché venga riconosciuto il valore delle figure femminili all’interno del mondo della scienza.

Alcune donne scienziate che hanno rivoluzionato la nostra vita

Durante l’incontro sopracitato per la Giornata Mondiale delle Donne nella Scienza, sono state menzionate due delle più grandi donne scienziate di tutti i tempi: Rita Levi Montalcini e Marie Curie. Rita Levi Montalcini è stata una delle maggiori scienziate italiane del ventesimo secolo, unica italiana ad aver vinto il Premio Nobel per la Medicina nel 1986 grazie alla scoperta di una proteina coinvolta nello sviluppo del sistema nervoso (nerve growth factor – NGF). Incarnazione delle figure femminili che si sono spese a favore della ricerca, donna ed ebrea che visse nel periodo delle leggi razziali, Rita Levi Montalcini non ha mai smesso di studiare e di lottare contro il pregiudizio delle donne in laboratorio, neanche di fronte alla dittatura e agli orrori della guerra.

Marie Curie, “madre della fisica moderna”, ha vissuto la sua vita all’insegna della scienza, vincendo un primo Premio Nobel per la Fisica nel 1903, prima volta per una donna, e un secondo Premio Nobel per la Chimica nel 1911 per aver isolato il polonio e il radio puri, due nuovi elementi chimici scoperti insieme al marito. Frustrata dal non poter studiare all’Università di Varsavia perché donna, ripiegò dapprima su un’istituzione clandestina che assicurava ai giovani polacchi un’istruzione e, dopo qualche anno, riuscì finalmente a studiare fisica a Parigi grazie ad un patto con la sorella. Una donna ed una scienziata che ci offre uno spunto di riflessione sulla condizione della figura femminile nei secoli passati e nell’attualità.

A cura di Angela Apicella