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I cromosomi del sesso

Il sesso di una persona viene determinato dalla presenza o dall’assenza del cromosoma Y: scoperta della valorosa scienziata Nettie Maria Stevens, genetista e microbiologa statunitense.

Ovocita e spermatozoi

Ovocita e spermatozoi, credits: http://www.lemamme.it/

Il sesso di una persona viene determinato dalla presenza o dall’assenza del cromosoma Y: scoperta della valorosa scienziata Nettie Maria Stevens, genetista e microbiologa statunitense.

Nettie Maria Stevens
Nettie Maria Stevens, credits: http://67.media.tumblr.com/

La Stevens, che nacque a Cavendish nel Vermont il 7 luglio 1861, fu una tra le prime donne-scienziate e fornì un alto contributo nell’ambito delle scienze biologiche. Conseguì la laurea in 2 anni, a discapito dei 4 anni necessari, e nei tempi successi si dedicò all’insegnamento al Bryn Mawr College, uno dei primi istituti di ricerca che  permetteva alle donne di studiare fino al livello di dottorato. Qui, mentre studiava i vermi della farina (Tenebrio molitor), la Stevens scoprì che lo sperma dell’uomo contiene entrambi i cromosomi che determinano il sesso, vale a dire X e Y, mentre le cellule riproduttive delle donne solo il cromosoma X. Con questa scoperta la Nettie capì due cose: che il sesso di un organismo è determinato dal suo patrimonio genetico e che nella razza umana è la combinazione di due cromosomi a determinare il sesso, le donne con XX e gli uomini con XY.

Cariotipo Normale della Razza Umana
Cariotipo Normale della Razza Umana, credits: http://digilander.libero.it/

Nei primi anni del ‘900 la scienziata americana studiò una cinquantina di insetti, tra cui il Drosophila melanogaster, più conosciuto come moscerino della frutta: è in questo periodo che osservò e descrisse le differenze nei cromosomi dei gameti, correlandoli con le differenze di sesso.

Nettie Maria Stevens
Nettie Maria Stevens in una foto d’epoca risalente al 1904. Credits: http://www.focus.it/

Purtroppo in quell’epoca le donne non erano prese in seria considerazione e i risultati delle sue ricerche, pubblicati nel 1905, non le vennero riconosciuti per molti anni: si trattava del noto “effetto Matilda“, la puntuale negazione o la minimizzazione dei risultati scientifici conseguiti dalle donne, i cui studi venivano spesso attribuiti ai loro colleghi uomini, non a causa della scarsa qualità scientifica del loro lavoro ma solamente per motivi di genere. A definire questa consuetudine sociale fu la storica della scienza Margaret W. Rossiter proprio per descrivere il lavoro misconosciuto di molte ricercatrici. Il nome Matilda fa riferimento invece a Matilda Joslyn Gage, attivista americana per i diritti delle donne che per prima osservò il fenomeno nel XIX secolo, ma questa è un’altra storia.

 

Nonostante le sue ricerche siano state le prime a essere pubblicate, la Stevens vide il merito attribuirsi a Thomas Hunt Morgan, un noto genetista che lesse gli studi di Nettie dal momento che proprio quest’ultima glieli spedì chiedendogli un parere e ricevendone elogi e complimenti. Successivamente Morgan proseguì le ricerche sul moscerino della frutta, approfondendo così la conoscenza dei cromosomi e scrivendo poi uno dei primi manuali di genetica, nel quale però scrisse che il merito era proprio della Stevens. Purtroppo la scienziata si ammalò e morì di un cancro al seno nel 1912, all’età di 51 anni ed il premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina venne ritirato da Morgan nel 1933.