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La fantasiosa ipotesi che i numeri (arabi) derivino dagli angoli

L’ipotesi secondo la quale la forma dei simboli numerici derivi dal numero di angoli, pur essendo curiosa e sorprendente, non sembra avere alcun fondamento storico…

Angoli

Angoli, crediti: besthqwallpapers.com

L’ipotesi secondo la quale la forma dei simboli numerici derivi dal numero di angoli, pur essendo curiosa e sorprendente, non sembra avere alcun fondamento storico, è dunque va considerata come un’ipotesi fantasiosa (formulata da ignoto).

Le cifre numeriche così come le conosciamo (e usiamo) vengono adoperate nella maggior parte del mondo nacquero in India e furono diffuse in Occidente dagli Arabi.

Dall’India all’Europa

I numeri nacquero in India tra il 400 a.C. ed il 400 d.C. e furono trasmessi prima nell’Asia occidentale (di cui se ne trova menzione nel IX secolo), ed in seguito nella nostra Europa nel secolo successivo. Poiché la conoscenza di tali numeri raggiunse l’Europa attraverso il lavoro di matematici ed astronomi arabi, i numeri vennero chiamati “numeri arabi” ma, ancora oggi, in arabo i numeri arabi orientali sono chiamatinumeri indiani“, non a caso viene utilizzato lo stesso sistema ma con glifi di forma leggermente diferente.

Risulta effettivamente vero che le forme dei numeri contengono l’equivalente della cifra stessa in angoli (così come lo 0 essendo circolare non ne possiede nemmeno uno), ma tuttavia non vi è alcun riscontro storico

Da Al Khuwarizmi a Fibonacci

Tra le menti che hanno contribuito alla diffusione dei numeri vanno certamente ricordati Al Khuwarizmi, grande matematico arabo nato nell’843, famoso per i suoi libri che hanno ampiamente contribuito a diffondere la notazione posizionale delle cifre, lo zero e i metodi di calcolo di origine indiana, e il nostrano Leonardo Fibonacci che, assieme al padre (facoltoso mercante), si recò nell’attuale Algeria dove studiò i procedimenti aritmetici che si stavano diffondendo nelle varie regioni del mondo islamico. Nel 1202 pubblicò (e nel 1228 ristampò) il Liber Abaci, opera nella quale introdusse per la prima volta in Europa le nove cifre, da lui chiamate “indiane” e il segno 0, che in latino è chiamato “zephirus” (zefiro), adattamento dell’arabo sifr, che significa appunto zero. Fibonacci, per mostrare l’utilità del nuovo sistema, pose sotto gli occhi del lettore una tabella comparativa di numeri scritti nei due sistemi, romano e indiano.

In origine le forme erano diverse e gli angoli non c’entrano

La prima rappresentazione delle cifre indo-arabe in Occidente la si trova in un codice spagnolo, noto come il Codex Vigilanus, del X secolo (976 d. C.).

I numeri in origine
I numeri in origine, crediti: i.kinja-img.com

Come possiamo notare le cifre da 1 a 6 sono totalmente diverse da quelle che conosciamo, e sembrerebbe anche che gli angoli non c’entrino davvero nulla. Affascinante e fantasiosa è l’ipotesi degli angoli che (casualmente) coincidono effettivamente con la cifra che il simbolo vuole rappresentare ma, tuttavia, non vi è riscontro della metamorfosi dei simboli numerici in alcun cenno storico.