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Manoscritto di Einstein-Besso: quanto vale la genialità di Einstein?

Il manoscritto di Einstein-Besso contiene 54 pagine di formule e digressioni nate dalla collaborazione tra Einstein e l’ingegnere italo-svizzero Michele Besso, tra gli anni 1913-1914. Oggi quelle pagine valgono 11,6 milioni di euro. Il prezzo da capogiro è dovuto alla rarità di documenti antecedenti il 1919 del fisico tedesco. Tale monografia è tra le testimonianze scientifiche più importanti del XX secolo.

Manoscritto di Einstein-Besso
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Un cammino durato 10 anni

Il 25 novembre 1915 Einstein presentò la teoria della relatività generale presso l’Accademia delle Scienze prussiana di Berlino. Erano trascorsi 10 anni dalla formulazione della relatività ristretta, quando lo scienziato si propose di superare i limiti delle leggi fisiche non più applicabili all’elettromagnetismo. Nel 1905 introdusse la sua famosa formula E = mc2 e la sua teoria divenne nota come la teoria della relatività ristretta.

Poco più tardi, Einstein e Besso iniziarono a collaborare per fornire una spiegazione alla variazione temporale del perielio di Mercurio. I calcoli presenti nel manoscritto appartengo proprio a questo periodo. Tuttavia, a causa di errori commessi da entrambe le parti, l’opera venne presto scartata. Con 26 pagine di Einstein e 25 di Besso, e tre pagine di voci di entrambi, nel manoscritto sono presenti delle versioni delle equazioni di Einstein poi utilizzate per dimostrare la sua teoria della relatività generale. Nel 1915 Einstein arriva al perfezionamento della teoria della relatività generale.

Manoscritto di Einstein-Besso

Il Nobel per la scoperta dell’effetto fotoelettrico

Nei primi decenni dell’assegnazione del Premio Nobel, i fisici svedesi avevano una forte propensione sperimentalista. Le teorie quantistiche e relatività ristretta erano viste come minacce ai «fondamenti del buon senso della fisica». Prima di Einstein, Plank e altri fisici teorici non furono tenuti in considerazione per il Nobel. Quando però l’elenco dei candidati esclusi diventò lungo, Niels Bohr, Arnold Sommerfeld, Einstein, le cose iniziarono a cambiare.

Einstein era una celebrità nel mondo della fisica già a partire dall’inizio del ‘900 grazie all’interpretazione dell’effetto fotoelettrico. Infatti, nel 1922 ricevette il premio Nobel proprio per l’illustrazione di tale teoria nel paper ”On a Heuristic Point of View Concerning the Production and Transformation of Light” del 1905. In merito alle teorie sulla relatività si disse che ”la questione della giustificazione della teoria della relatività speciale (e anche generale) è una faccenda di fede”.

L’unicità del manoscritto di Einstein-Besso

Manoscritto di Einstein-Besso

A parte un manoscritto conservato presso l’Archivio Albert Einstein dell’Università Ebraica di Gerusalemme, il Manoscritto Einstein-Besso è l’unica opera sopravvissuta che descriva la genesi della relatività generale. Il documento è arrivato a noi grazie a Besso che lo conservò nella sua casa fino alla sua morte.

“Il manoscritto non è rilegato […] si ha l’impressione di un lavoro pieno di energia, come se entrambi gli uomini usassero la prima pagina vuota per scarabocchiare le loro scoperte. Le pagine erano disposte nel giusto ordine quando è stato rilevato per la prima volta dalla tenuta di Besso nei primi anni ’90”.

Ha affermato lo specialista del dipartimento “Libri e Manoscritti di Christie’s Paris”.

Gli stili di scrittura fanno pensare a due metodi di approccio molto diversi tra loro. “La cosa interessante è il senso di personalità che emerge in queste pagine”, afferma Belloy. “Si ha l’impressione che Einstein fosse forse più fiducioso nei suoi calcoli perché i suoi fogli sono molto più leggeri in termini di contenuto testuale e riservati quasi esclusivamente ai calcoli. Besso, al contrario, aggiungeva spesso note scritte a margine.”