Materiali radioattivi: perché ci sono anche negli edifici?
I materiali radioattivi possono essere tanti e quando ne sentiamo parlare li associamo immediatamente a qualcosa di pericoloso. In realtà i materiali radioattivi ci circondano ogni giorno e non necessariamente ciò comporta un danno. Ma sono tante le situazioni in cui invece possono essere presenti elementi radioattivi a cui fare attenzione, per esempio per quanto riguarda gli edifici. Quali sono le sostanze pericolose e quali controlli è necessario effettuare per garantire la massima sicurezza?
Il controllo della radioattività degli edifici
Uno dei materiali radioattivi che può trovarsi all’interno degli edifici è il radon. Questa è una delle sostanze radioattive più pericolose perché l’esposizione per lunghi periodi di tempo provoca gravi danni alla salute. L’esposizione al radon infatti è la seconda causa di rischio per l’insorgenza del tumore ai polmoni dopo il fumo. Infatti i prodotti del decadimento del radon si attaccano al particolato atmosferico e possono facilmente raggiungere le cellule dei bronchi. Il radon si trova nei locali a contatto con il suolo, per esempio le cantine o i garage. Il terreno è l’ambiente “naturale” del radon, che però può raggiungere in alcuni casi anche i locali dei piani superiori. Il radon è contenuto nel suolo e nelle rocce e può infiltrarsi attraverso le pavimentazioni non opportunamente isolate. Poiché il radon si disperde facilmente nell’aria, è fondamentale garantire un’adeguata ventilazione dei locali.
Il caso dell’appartamento radioattivo
Uno dei casi più eclatanti che riguarda la presenza di materiali radioattivi negli edifici è quello accaduto in Russia alla fine degli anni ’70, nella cava di pietra della regione di Donetsk. In quell’occasione si costruirono molti appartamenti in breve tempo per attirare l’attenzione in occasione delle Olimpiadi di Mosca del 1980. Nella cava di Donetsk, per rendere disponibili i materiali per la costruzione, si smarrì una capsula di uno degli isotopi radioattivi del cesio, il cesio-137. Questa capsula finì nella miscela di ghiaia utilizzata per le costruzioni di quel periodo. La capsula di cesio-137 si trovava nella cava perché serviva all’interno degli strumenti che si usano per la misurazione degli elementi radioattivi. Con il materiale radioattivo si realizzò un pannello di cemento all’interno di uno degli appartamenti. Dopo un anno morì una ragazza di 18 anni, ammalandosi di leucemia, seguita un anno dopo da un ragazzo di 16 anni della stessa famiglia. Gli esperti riuscirono a identificare il pannello origine delle radiazioni, che fu successivamente rimosso.
Il caso degli appartamenti radioattivi di Taiwan
Un altro caso famoso risale al 1982, quando alcuni rottami metallici arrivati alla Hsin Jong Iron and Steel Company di Taiwan furono utilizzati per produrre circa 20 mila tonnellate di tondo per cemento armato, usato poi per la costruzione di edifici pubblici e residenziali. Tra gli elementi radioattivi dei rottami contaminanti è stato individuato il cobalto-60, di cui ancora oggi non è chiara la provenienza. Secondo alcune ipotesi il materiale radioattivo proveniva da un furto di apparecchiature di controllo usate per calibrare gli strumenti di misura dei livelli di radiazioni. In questa circostanza, secondo le stime, circa 10 mila cittadini sono stati esposti a livelli elevati di radiazioni.
Come si misurano i livelli di radiazione negli edifici?
Normalmente, a meno di casi molto particolari come quelli di cui abbiamo parlato, l’attenzione da porre per gli elementi radioattivi negli edifici riguarda la presenza del radon. Per farlo si utilizzano degli strumenti chiamati dosimetri passivi e la misura si effettua su base annuale o mensile perché le misure su tempi brevi sono poco affidabili. La concentrazione di radon nel suolo tende a essere infatti molto variabile in base alla stagionalità o alle condizioni atmosferiche. Esistono circostanze in cui bisogna necessariamente effettuare la misura dei livelli di radiazione da radon, per esempio nel caso della valutazione per l’acquisto di un immobile. Se i livelli di radon individuati risultano superiori a quelli consentiti dalle norme, occorre approfondire con ulteriori analisi per individuare se l’origine della contaminazione è nel suolo o nei materiali da costruzione. Segue poi un intervento di bonifica per rendere l’edificio sicuro.
Come si può ridurre la presenza di sostanze radioattive negli edifici?
Le normative fissano un limite massimo di contenuto di radon per gli edifici a seconda della destinazione d’uso. È possibile misurare i livelli di radioattività con appositi strumenti detti dosimetri passivi. Alcuni dei metodi che possono contribuire a ridurre la pericolosità degli edifici per la contaminazione da elementi radioattivi sono l’areazione dei locali e l’aumento della ventilazione naturale nel caso in cui sia presente un vespaio. In altri casi può essere utile l’installazione di sistemi di ventilazione forzata. Un’ altra cosa importante è sigillare le possibili vie di accesso per il radon. In alcuni edifici con fondazione a platea si ricorre invece a tecniche di depressurizzazione del suolo mediante un pozzetto radon connesso a un sistema di estrazione dell’aria.