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Neuroni di ratto addestrati per giocare al videogioco Doom

neuroni di ratto

Nel recente video pubblicato su YouTube da The Thought Emporium, si presenta un esperimento all’avanguardia che coinvolge la crescita di una rete di neuroni di ratto e il loro collegamento a un computer per insegnare loro a giocare al famoso videogioco Doom. Questo progetto sta attirando l’attenzione grazie alla sua combinazione unica di biologia e intelligenza artificiale, aprendo nuove prospettive nel mondo della scienza e del gaming.

Crescita e collegamento dei neuroni di ratto

Nel video, The Thought Emporium descrive dettagliatamente il processo di crescita dei neuroni di ratto, che si sono dimostrati più convenienti e accessibili rispetto a quelli umani. Questi neuroni vengono coltivati in piccoli contenitori e alimentati con una soluzione specifica. Questo tipo di trattamento promuove la loro crescita e connessione, formando reti neurali interconnesse. Successivamente, queste reti si collegano a un computer attraverso un array di elettrodi. Questo esperimento sta aprendo la strada a un’affascinante interazione tra il cervello biologico e il mondo digitale. L’obiettivo principale di questo esperimento innovativo è quello di addestrare la rete di neuroni di ratto a giocare a Doom. Questo processo avviene attraverso un sistema di rinforzo, in cui i neuroni vengono premiati per le azioni di successo nel gioco e puniti per gli insuccessi. I segnali elettrici che “piacciono” e “non piacciono” sono interpretati e utilizzati per condizionare i neuroni.

Scelta del gioco per l’esperimento

La scelta di Doom come gioco da insegnare ai neuroni non è casuale. The Thought Emporium spiega che il gioco può essere notevolmente semplificato. Infatti, è possibile applicare una decostruzione del gioco in istruzioni di base come girare a sinistra, girare a destra, avanzare e sparare. Queste istruzioni si traducono in comandi “sì” e “no” per i neuroni, che apprendono a rispondere in modo appropriato. Nel panorama dei videogiochi, Doom è un pilastro di innovazione e intrattenimento. Lanciato nel lontano 1993 da id Software, questo sparatutto ha definito un nuovo standard per l’azione frenetica e l’atmosfera tesa. Con livelli intricati, nemici terrificanti e un arsenale di armi iconiche, Doom ha offerto un’esperienza di gioco unica nel suo genere. La sua grafica all’avanguardia per l’epoca e il gameplay frenetico hanno catturato l’immaginazione dei giocatori di tutto il mondo, stabilendo le basi per il genere degli sparatutto in prima persona.

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Il legame tra biologia e intelligenza artificiale

L’esperimento di collegare una rete di neuroni di ratto a un computer per insegnare loro a giocare a Doom rappresenta una sorprendente sinergia tra biologia e intelligenza artificiale. Questa straordinaria fusione di discipline scientifiche mette in luce come le scoperte nel campo della neuroscienza possano essere applicate in modo innovativo all’intelligenza artificiale. L’uso di segnali elettrici per condizionare i neuroni, in un processo simile all’apprendimento umano, apre nuove prospettive per l’interazione tra cervelli biologici e sistemi digitali. L’applicazione pratica di questa sinergia potrebbe estendersi ben oltre il mondo dei giochi. Infatti, si potrebbe arrivare alla creazione di reti neurali capaci di apprendere complessi compiti del mondo reale e alla comprensione profonda del funzionamento del cervello umano.

Questo esperimento non solo getta le basi per possibili avanzamenti nell’ambito dei giochi, ma può anche avere implicazioni profonde nell’ambito della medicina e della ricerca sul cervello. Nonostante l’esperimento sia ancora in fase di sviluppo, il team di ricerca nutre molte speranze per il futuro. Infatti, si stanno cercando modi per consentire ai neuroni di controllare Doom in modo più sofisticato e migliorare le loro abilità. Inoltre, esiste un ulteriore obiettivo di far crescere i neuroni da campioni di pelle umana, aprendo la strada a una fornitura costante di materiale biologico. Esistono anche delle alternative tra cui l’utilizzo di cellule staminali umane o addirittura tessuti di topo, ma per il momento il team ha optato per una via più etica e pratica.