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Sardegna: rinvenuto un enorme deposito di “follis” risalente al IV secolo d.C.

In Sardegna, sul fondale marino, è stato trovato un enorme deposito di follis, monete dell'Impero Romano, risalenti al IV secolo d.C.

Categorie Eventi
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Nel mare del territorio di Arzachena, Sardegna, è stato recentemente scoperto un straordinario deposito di follis, presumibilmente risalenti alla prima metà del IV secolo d.C. Questo eccezionale ritrovamento solleva interessanti interrogativi sul significato di tale tesoro per la cultura e la storia romana. Quali segreti e preziose informazioni ci riserva questa straordinaria scoperta?

Cosa sono le “follis”?

Le “follis” rappresentano una significativa forma di moneta utilizzata nell’Impero Romano. Introdotta nel tardo III secolo, durante il regno dell’Imperatore Diocleziano, la follis originariamente consisteva in una grande moneta di bronzo, ma nel corso del tempo ha subito variazioni nella sua composizione e dimensioni.

follis
Credits- Ministero della cultura

La follis spesso presentava immagini e iscrizioni celebrative dell’Imperatore e del suo governo. Inoltre, veniva utilizzata per commemorare eventi o conquiste militari di rilievo. A causa dell’inflazione e di altre variabili economiche, nel corso del tempo la follis ha subito deprezzamenti e mutamenti nella sua composizione metallica. Alla fine, è stata rimpiazzata da altre forme di moneta e con il passare del tempo, l’uso di monete di taglio minore è diventato più diffuso.

Le follis costituiscono un aspetto fondamentale nella storia della moneta romana, offrendo una prospettiva intrigante sulla vita economica e culturale dell’Impero Romano.

La scoperta delle follis nel mare della Sardegna

Nel tratto di mare lungo la costa nord-orientale della Sardegna, precisamente nel territorio di Arzachena, è stato di recente scoperto un notevole deposito di follis risalenti alla prima metà del IV secolo d.C.

Le prime valutazioni suggeriscono che il numero di queste imponenti monete di bronzo possa variare tra i 30.000 e i 50.000 esemplari, superando di gran lunga le 22.888 follis rinvenute nel Regno Unito nel 2013 a Seaton. Oltre a queste monete, sono emerse anche pareti di anfore di produzione africana e, in quantità minore, di produzione orientale.

Il ritrovamento è stato effettuato da un privato cittadino durante un’immersione, quando ha notato dei resti metallici a poca profondità, non distanti dalla costa. Il giorno successivo, il Nucleo archeologico subacqueo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Sassari e Nuoro, insieme ai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale della Sardegna e del Nucleo Carabinieri Subacquei della Sardegna, ha condotto una prima ricognizione nella zona interessata, con la collaborazione del Nucleo Sommozzatori dei Carabinieri di Cagliari e di quello dei Vigili del Fuoco di Sassari, insieme alla Polizia di Stato, alla Guardia di Finanza e alle Capitanerie di Porto.

Durante le immersioni sono state individuate due vaste aree di dispersione dei follis in un ampio spazio sabbioso che si estende tra la spiaggia e la posidonia. Quest’ultima, per posizione e morfologia del fondale, potrebbe conservare resti cospicui di un relitto.

Tutte le monete recuperate si trovano in uno stato eccezionale e raro di conservazione. Solo 4 pezzi risultano danneggiati, ma comunque leggibili. La datazione delle monete rientra nell’intervallo tra il 324 (periodo di monetazione di Licinio) e il 340 d.C., come confermato dalla presenza di monete di Costantino il Grande e degli altri membri della famiglia in qualità di cesari. La mancanza di centenionales, coniati a partire dal 346 d.C., fornisce ulteriori indicazioni cronologiche. Il gruppo di follis recuperato proviene da quasi tutte le zecche dell’impero attive in quel periodo, a eccezione di Antiochia, Alessandria e Cartagine.

Follis
Credits- Ministero della cultura

Le operazioni di restauro e conservazione delle monete e dei materiali rinvenuti permetteranno di ampliare e approfondire la conoscenza del contesto dei reperti dai quali possono emergere ulteriori informazioni.

Cosa rappresenta tale scoperta?

Come dichiarato dal Direttore Generale dell’ABAP, Luigi La Rocca, questa scoperta rappresenta un autentico tesoro, un ritrovamento numismatico di eccezionale valore degli ultimi anni, mettendo in luce la ricchezza dei mari che circondano la penisola italiana. Pur essendo un patrimonio di inestimabile valore, è al contempo delicato e vulnerabile, esposto sia ai fenomeni naturali che all’azione dell’uomo. Tuttavia, il ministero si impegna attivamente nella sua tutela, adottando tecnologie e metodologie avanzate che garantiscono la conservazione e la valorizzazione di queste preziose testimonianze storiche.

Credits immagine di copertina – Ministero della cultura