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Tavola Ouija: un vero tramite con l’aldilà?

Da sempre siamo stati attratti dal paranormale, dal sovrannaturale. Sarà che siamo incuriositi da ciò che non conosciamo, dall’inspiegabile, oppure siamo stati troppo influenzati dalle produzione cinematografiche. Esistono migliaia di siti, canali e forum dedicati a queste attività: c’è che assicura di aver avvertito una presenza oppure di aver visto un vero e proprio fantasma o più semplicemente di aver parlato con qualcuno dell’aldilà tramite uno strumento facilmente reperibile: la tavola Ouija. Ma prima che vi armiate di sale e pallottole di ferro analizziamo questo strumento: è possibile parlare con l’aldilà attraverso la tavola Ouija?

La tavola Ouija: l’origine della famosa tavolozza

tavola Ouija
Una versione della tavola Ouija. Credits: Amazon

Innanzitutto, per chi non lo sapesse, la la tavola Ouija è una tavolozza generalmente di legno, ma può anche essere realizzata in plastica o metallo, sulla quale è disegnato l’alfabeto, i numeri dallo 0 al 9 e le parole “yes”, “no” e “goodbye” (è molto più diffusa la sua versione originale in inglese). Questo strumento (o “giocattolo”) è stato ideato nella seconda metà del XIX secolo ma è diventato famoso solo nella metà del XX secolo.

Si pensa che l’origine della parola “Ouija” risieda in un antico termine egizio che significa “buona fortuna”. Altra teoria attendibile è il fatto che quella parola sia l’unione di due parole “oui” e “ja”, entrambi i termini utilizzati rispettivamente in francese e tedesco per dire “sì”.

Durante le sedute spiritiche e con l’aiuto di un cursore, chiamato planchette, i partecipanti posano le dita per permettere allo spirito di comunicare i suoi messaggi, muovendolo e indicando le lettere che comporranno delle parole. Ma c’è davvero uno spirito dietro tutto questo o è solo suggestione? C’è una spiegazione scientifica alla base del fenomeno? La risposta è naturalmente sì!

Effetto ideomotorio

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Effetto ideomotorio. Credits: Fiamme oro Atletica

L’evento può essere spiegato con quello che viene chiamato “effetto ideomotorio” o “effetto Carpenter”. Secondo questo effetto, il nostro sistema nervoso sarebbe in grado di generare movimenti meccanici del corpo non avvertiti come volontari. Lo stesso comportamento è presente nell’ipnosi, un processo che genera movimenti involontari grazie a pensieri o immagini mentali.

L’effetto porta il nome del suo ideatore: William Benjamin Carpenter, fisico, zoologo e fisiologo inglese. Lui introdusse il termine “ideomotorio” per la prima volta nel suo saggio del 1852 “On the relation of Mind and Matter”. Alla base degli studi di Carpenter si trova il fatto che la mente umana riesce, involontariamente, a provocare dei lievi movimenti del corpo nei soggetti campioni delle sue ricerche.

La dimostrazione dal mondo dello sport

Molti sportivi in seguito a infortuni o periodi di pausa continuano ad allenarsi oppure riguardano le registrazioni delle gare e dei propri allenamenti. Uno degli studi più significativi è stato realizzato in un laboratorio di biomeccanica del Canada.

Durante questo studio è stato osservato che le registrazioni EMG di uno sciatore seduto, che riproduceva mentalmente i movimenti lungo una discesa libera, coincidevano con gli stimoli nervosi che sarebbero stati rilevati in una vera discesa con gli scii. L’unica differenza consisteva nel fatto che, da seduto, non vi era alcuna contrazione muscolare.

Lo stesso fenomeno si verifica durante il movimento della planchette sulla tavola Ouija. Quindi il cursore verrebbe mosso involontariamente dai partecipanti. Infatti, per la maggior parte delle volte gli spiriti compongono parole prive di senso. Questo è dato dal fatto che essendoci più menti coinvolte, ognuna di esse tenderà a portare la planchette verso le lettere che riproducono l’immagine mentale che hanno in quel momento, come può essere un affetto che non c’è più.

La tavola Ouija e il Sense of Agency

Schema del Sense of Agency. Credits: Frontiers

Perché la “seduta spiritica” abbia successo, però, i partecipanti devono essere convinti che non siano loro a muovere la planchette. Qui entra in gioco il Sense of Agency, o senso di controllo, cioè la consapevolezza soggettiva di iniziare, eseguire e controllare le proprie azioni in modo volontario.

Ad esempio: “se lascio cadere un pezzo di carta sul fuoco esso brucerà”. Se ciò accade, la mia consapevolezza riguardo la causa e l’effetto sono confermate, sono stato io il responsabile. Se invece il pezzo di carta non brucia ma riesce a spegnere il fuoco, la mia percezione sulla realtà, e quindi il mio Sense of Agency, diminuisce.

I ricercatori della Aarhus University in Danimarca, hanno studiato il comportamento del Sense of Agency dei partecipanti a una seduta spiritica con la tavola Ouija. I ricercatori assicurano che la Ouija sia un bell’esempio di come la percezione del controllo, e quindi il Sense of Agency, possa essere manipolata.

L’esperimento

Durante lo studio sono stati messi a coppie 40 volontari divisi in due gruppi: al primo gruppo, denominato “voluntary action condition” è stato chiesto di comporre le parole “yes“, “no” e “Baltimore” in maniera volontaria. Al secondo gruppo, denominato “Ouija condition“, è stato concesso di “giocare” liberamente. Durante l’esperimento sono stati utilizzati telecamere esterne e eye tracker per controllare i movimenti di ciascun volontario.

Come prevedibile i partecipanti del secondo gruppo hanno dimostrato più difficoltà nel predire la lettera successiva rispetto a quelli che sapevano di dover comporre la parola “Baltimore”. In questo modo la capacità predittiva, e quindi il Sense of Agency, si è vista ridotta del 21%.

La tavola Ouija: è anche una questione di forza

Un’altro fattore da considerare è quello associato alla percezione personale della propria forza. Uno studio pubblicato sulla rivista Science nel 2003 da Shergill e colleghi dimostra come ogni persona percepisca il proprio contributo di forza irrisorio rispetto a quello del compagno in azioni di gruppo.

Durante l’esperimento i soggetti sono stati divisi in coppie e gli è stato chiesto di stringere la mano del compagno con la stessa forza percepita. In questo modo la forza doveva rimanere costante nel tempo. Invece, progressivamente la forza aumentava poiché ognuno percepiva la propria forza come inferiore a quella applicata dal compagno. La stessa cosa accade durante le sedute di Ouija: ogni persona pensa di non avere il controllo del cursore quindi sarà sicuramente colpa di un’entità esterna.

Come possiamo vedere, sono molti i fattori, per lo più psicologici e di percezione, che intervengono durante i fantomatici incontri con gli spiriti dell’aldilà. Quindi tranquilli, la prossima volta che “giocherete” con la famosa tavola Ouija non sarà uno spirito a muovere il cursore, bensì le vostre menti, uno strumento molto potente che riesce sempre a sorprenderci.