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Nei topi il tumore può regredire grazie ad un “vaccino”

Ph: high-risk.us

Curare il cancro. Una delle sfide più difficili che l’uomo sta tentando di combattere. La ricerca contro questa patologia vede in prima linea la sperimentazione di nuove tecniche, sempre più mirate contro un preciso target. Tra queste si colloca il nuovo esperimento dei ricercatori della Stanford University School of Medicine che hanno tentato con successo di far scomparire alcune forme di tumori, anche metastatici, in topi da laboratorio. Come? Con lo sviluppo di un potenziale “vaccino”.

Indirizzare le cellule del sistema immunitario contro un preciso bersaglio, addestrarle a riconoscere un invasore, sfruttando così il grande potenziale che il nostro organismo possiede. Questo è il principio base dell’immunoterapia oncologica, una delle branche più promettenti nella lotta al cancro.

Sui topi arrivano notevoli risultati

Il Prof. Ronald Levy, docente di oncologia a Stanford nonché uno dei pionieri della ricerca nel campo dell’immunoterapia oncologica, è la prima firma di uno studio apparso il 31 Gennaio 2018 sulla rivista “Science Translational Medicine”. Un lavoro importante, che ha visto ben 87 topi su 90 sconfiggere il cancro.

Curare il cancro, l'obiettivo dell'uomo moderno
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Ma procediamo con ordine. Generalmente le cellule del sistema immunitario di un organismo sono in grado di riconoscere delle cellule non conformi al normale, siano esse estranee o semplicemente mutate, poiché sulla loro superficie queste esprimono spesso delle proteine anomale. Le cellule tumorali, tuttavia, sono in grado di eludere i controlli, deprimendo l’attività del sistema immunitario nei loro confronti.

I ricercatori guidati da Levy, sulla linea delle precedenti tecniche di immunoterapia, sono riusciti ad escogitare un sistema per riattivare le cellule T del sistema immunitario, iniettando minime quantità (microgrammi) di due sostanze direttamente all’interno della massa tumorale primitiva. Questa tecnica, definita dai ricercatori “vaccinazione in situ”, consiste nell’inoculo di due sostanze: un Toll Like Receptor (TLR-9) e un anticorpo anti OX40. I TLRs sono dei componenti del sistema immunitario innato in grado di riconoscere dei pattern molecolari tipici dei patogeni. Basse dosi di TLR-9 inducono l’espressione, sulla superficie delle cellule T, di maggiori quantità di OX40; l’anticorpo anti OX40 ha invece il compito di guidare le cellule T direttamente contro le cellule tumorali.

“Il nostro approccio una una singola applicazione di una piccolissima quantità di due agenti per stimolare le cellule dell’immunità esclusivamente all’interno del tumore stesso. Nel topo abbiamo visto straordinari effetti in tutto il corpo, inclusa l’eliminazione dei tumori in ogni parte dell’animale”. (Ronald Levy)

Dal momento che il sito di inoculo si trova all’interno della massa tumorale, verranno attivate solo le cellule T che già si trovano, inermi, in prossimità dello stesso.

Le cellule T contro le metastasi

La cosa straordinaria mostrata da questo studio è, però, un’altra. Le cellule T attivate in questo modo sono riuscite ad eliminare tumori uguali a quello di origine, impiantati ad hoc in parti diverse del corpo della cavia, per simulare una metastasi. Di fatto il sistema immunitario viene reso in grado di combattere una specifica forma di tumore. Levy e colleghi hanno provato ad inserire, in una stessa cavia, due linfomi, costituiti da cellule uguali, in due regioni distinte del corpo del topo e, allo stesso tempo, hanno impiantato un carcinoma del colon nello stesso soggetto murino. Grazie alla tecnica immunoterapica è stato colpito uno dei due linfomi. Il risultato? I linfomi sono scomparsi mentre il tumore del colon non ha risentito della terapia; un’altra dimostrazione della specificità della tecnica.

In alcune cavie si è osservata una recidiva a seguito del trattamento; questa, comunque, si è rivelata sensibile ad un secondo inoculo di terapia.

Il futuro della sperimentazione

I risultati promettenti ottenuti nello studio sui topi da laboratorio ha indotto i ricercatori a programmare un trial clinico di Fase 1 su soggetti umani. Lo studio verrà condotto aggiornando continuamente i risultati ottenuti, e sarà consultabile on line ed in modo gratuito, da questo link. L’obiettivo è quello di valutare la tollerabilità delle dosi e la farmacocinetica dei composti utilizzati per poi proseguire nel lungo iter che potrebbe portare una nuova soluzione terapeutica per diverse forme tumorali.

La ricerca non si ferma e, sebbene la strada verso un risultato concreto sia ancora lunga, risultati di questo tipo non possono che farci ben sperare per un futuro meno segnato da questa tremenda patologia.