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L’ultima missione di Cassini su Saturno

La missione NASA Cassini-Huygens sta per volgere al termine: vent’anni trascorsi nello spazio, fotografie sensazionali e scoperti significative. Finirà col polverizzarsi nell’atmosfera raccogliendo nuovi dati, inviati con le ultime comunicazioni

La missione NASA Cassini-Huygens sta per volgere al termine: vent’anni trascorsi nello spazio, fotografie sensazionali e scoperti significative. Ora il serbatoio della sonda è quasi a secco: senza propellente, Cassini non potrà più orbitare intorno a Saturno.

I tecnici hanno predisposto una serie di manovre ravvicinate che consentiranno alla sonda l’ingresso nell’atmosfera del gigante gassoso: finirà col polverizzarsi ma sarà una fine gloriosa per questa missione durata tredici lunghi anni. Durante questa manovra, Cassini raccoglierà nuovi dati sull’atmosfera di Saturno, inviati con le ultime comunicazioni.

Orgoglio tricolore

Lanciata nell’ottobre del 1997, Cassini raggiunse Saturno nel 2004 percorrendo ben 1,7 miliardi di chilometri da noi. Realizzata con la collaborazione dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e di quella italiana (ASI) con il compito principale di studiare le caratteristiche del pianeta, della sua famosa serie di anelli e delle sue numerose lune. La sonda deve il suo nome all’astronomo italiano Gian Domenico Cassini, uno dei primi studiosi di Saturno a cavallo tra il seicento e il settecento: per via delle sue dimensioni, paragonabili a quelle di un minibus, è una delle sonde più ingombranti della storia: in vent’anni di attività ci ha permesso di ammirare immagini incredibili di Saturno e di altri corpi celesti incontrati nel suo percorso, analizzare la polvere interstellare e scoprire un oceano sotto Encelado, sesta luna del pianeta per dimensioni.

Saturno
Saturno immortalato dalla sonda Cassini. Credits: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute

Fine di un’impresa

Il propellente per regolare la sua orbita intorno a Saturno, è ormai agli sgoccioli; già nel 2010 la NASA si mise al lavoro con un piano che avrebbe permesso di “sfruttare” la sonda fino al massimo delle sue potenzialità, programmando un tuffo verso Saturno.

Gli scopi sono diversi, dal raccogliere nuovi dati sull’atmosfera al preservare le lune di Saturno per le future esplorazioni, evitando di contaminarli con i rottami della sonda: in cima alla lista delle lune c’è Encelado, potenzialmente abitabile per via della sua riserva d’acqua allo stato liquido.

La manovra mortale

Le procedure per la manovra finale saranno trasmesse da Terra l’11 aprile, mentre la prima manovra sarà eseguita il 26 aprile. Cassini orbiterà tra il pianeta e l’inizio dei suoi anelli, in una spazio ampio 2.400 chilometri. Sono previste 22 volte prima dell’ingresso in atmosfera, il prossimo settembre. Cinque mesi per approfondire le conoscenze sulla struttura interna del pianeta e cercare di capire qualcosa in più sull’origine dei suoi anelli.

Gli strumenti rileveranno per la prima volta la composizione dei gas che costituisce l’atmosfera di Saturno, con scatti ravvicinati delle nubi che avvolgono il pianeta e gli anelli più interni.

Uno “scudo” per difendersi

Non sarà una passeggiata; le manovre rischiano di essere compromesse dalla presenza di detriti spaziali che potrebbero danneggiare la sonda. Nella prima orbita ravvicinata, i tecnici hanno predisposto una manovra in modo da utilizzare l’antenna più grande come uno scudo: dopo aver valutato gli eventuali danni, gli scienziati decideranno quali strumenti “esporre” nei transiti successivi.

L’arrivo di settembre coinciderà con la fine del propellente di Cassini: l’ultima manovra di avvicinamento consentirà l’ingresso in atmosfera ad alta velocità: gli strumenti continueranno a rilevare dati che saranno trasmessi a Terra fino all’ultimo: quando non ci arriveranno più informazioni avremmo una sola certezza: Cassini si sarà disintegrata.