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Una ricerca veronese contro il melanoma

Da molto tempo il melanoma maligno (MM) è stato considerato un cancro raro. Tuttavia, negli ultimi anni l’incidenza di MM è aumentata considerevolmente a causa dello stile di vita e dei cambiamenti ambientali. A livello mondiale, si stima che nell’ultimo decennio il melanoma cutaneo abbia raggiunto i 100 mila nuovi casi l’anno: un aumento di circa il 15% rispetto al decennio precedente.

Una corretta diagnosi delle lesioni cutanee e un intervento chirurgico rappresentano un ottimo approccio terapeutico ma, se non si agisce tempestivamente, le cellule tumorali sfuggono ai sistemi di controllo, invadendo i tessuti e penetrando nei vasi sanguigni.

Il team dei ricercatori Veronesi

Recentemente però, uno studio condotto dall’Università di Verona e diretto da Maria Teresa Valenti, biologa del dipartimento di Medicina, ha portato alla scoperta di nuovi geni coinvolti nella progressione del melanoma. I ricercatori hanno quindi individuato alcune molecole la cui alterazione contribuisce alla trasformazione tumorale.

 

La ricerca

Dopo aver trattato le cellule con Acido Ascorbico a concentrazioni di 500 e 1000 μM, è stata osservata una riduzione significativa (a destra) della vitalità cellulare per entrambe le cellule (A375 e MeWo)

Il team veronese ha studiato i livelli di espressione genica di determinate proteine e l’abilità migratoria in diverse cellule di melanoma, con un trattamento a base di acido ascorbico, ovvero un composto organico presente in natura con proprietà antiossidanti e noto per inibire la crescita del cancro ad alte concentrazioni.

I dati hanno mostrato una riduzione significativa della vitalità cellulare nelle cellule trattate con alte concentrazioni di acido ascorbico, ovvero 500 e 1000 μM. Successivamente, hanno analizzato il complesso di proteine della cellula prima e dopo il trattamento di 500 μM di acido per 48 ore. I risultai hanno dimostrato che il composto organico è in grado di inibire la crescita del cancro.

Una speranza per il futuro

Un approccio integrato che coinvolga l’analisi dell’espressione genica e la bioinformatica può essere impiegato in modo efficace per scoprire quali geni sono responsabili della neoplasia, dell’aumento della capacità di migrazione cellulare e dell’invasione dei tessuti.

In seguito alla ricerca i geni NMP1, PTGS3, PARK7 risultano essere i principali colpevoli della crescita del melanoma. Mentre la proteina SSBP1, che ha un ruolo protettivo per il gene Tp53, si è rivelata un oncosoppressore.

La ricerca potrà aprire nuovi orizzonti a una terapia finalizzata a migliorare la prognosi nel melanoma in quanto le molecole sopra descritte, in particolare SSBP1 e PARK7, possono essere considerate come bersaglio per la progettazione di farmaci specifici o come strumenti molecolari per la diagnosi nel melanoma.