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Vaccini: obbligatori sempre in più Paesi

L'obbligo vaccinale è una chiara evidenza di una scarsa cultura

PH: primocanale.it

I vaccini, uno degli argomenti più discussi dell’ultimo periodo, tornano ad animare la discussione pubblica dopo che il governo Francese ha reso pubblica l’intenzione di portare a undici le vaccinazioni obbligatorie. Sulle orme del governo Italiano, dunque, un’altra potenza europea ha mostrato preoccupazione per una possibile diffusione di molte patologie e una attenzione particolare alla prevenzione di queste. I governi stanno dunque cercando di porre rimedio ad una sfiducia crescente nella popolazione verso il mondo della medicina.

È un dato di fatto che una grossa fetta della popolazione percepisca i vaccini come delle sostanze nocive per la salute più che utili. Ma questo è un problema tutto italiano o trova conferma anche oltre confine?

La diffidenza verso i vaccini

Purtroppo la diffidenza verso i vaccini è piuttosto diffusa. La presenza sempre più massiccia di bufale sul web (come ci spiega Antonio Piazzolla nel suo articolo per Close-Up Engineering) e una mancata corretta informazione, hanno portato moltissime persone a credere che i vaccini siano degli strumenti in mano alle case farmaceutiche per fare più soldi, o addirittura per indurre malattie nei pazienti.

La vaccinazione, uno strumento protettivo
ph: tpi.it

Un sondaggio in Francia ha indicato come il 41% della popolazione è diffidente circa la reale utilità di questa sostanze mentre in Italia le mobilitazioni anti-vacciniste sono state, come noto, molto partecipate.

Le novità del 2017

In Italia, prima della riforma del governo Gentiloni, le vaccinazioni obbligatorie erano quattro. Queste riguardavano la Poliomielite (Poliovirus), la Difterite (Corynebacterium Diphteriae), il Tetano (Clostridium Tetani) e l’Epatite B (HBV). A queste si aggiungeranno quelle contro:
a) Pertosse (Bordetella Pertussis);
b) Influenza B (Haemophilus Influenzae B);
c) Morbillo (Paramyxovirus, Morbillivirus );
d) Rosolia (Virus della rosolia);
e) Parotite, anche nota come Orecchioni (Paramyxovirus);
f) Varicella (Herpes virus 3, Varicella Zoster Virus VZV).

Nel progetto francese sarà escluso il vaccino per VZV ma saranno introdotti quelli contro lo Streptococcus Pneumonie, agente eziologico della polmonite pneumococcica, e la Neisserie meningitidis C , conosciuto come Meningococco C e responsabile di una grave forma di meningite.

Perché ricorrere all’obbligo?

Per poter garantire una soglia di sicurezza accettabile all’interno di un Paese l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha indicato che la copertura vaccinale contro una determinata malattia dovrebbe essere superiore al 95%.

In Italia, se prendiamo in esame il dato relativo alla Poliomielite, vediamo come nel 2011 la copertura fosse del 96.1%, nel 2015 si era al 93.4% mentre nel 2016 si è scesi al 93.3% (dati relativi alla copertura dei nati negli 24 mesi all’anno di rilevamento; fonte Ministero della Salute).
Fa riflettere come il calo sia relativo a tutte le tipologie di vaccinazione arrivando anche al di sotto dell’88% nel caso del morbillo.

Icasi di morbillo diminuiscono se aumenta la copertura vaccinale
PH: epicentro.iss.it

Come si vede dall’mmagine, più la copertura è alta meno casi di morbillo si verificano. Questo è il principale motivo per cui bisogna cercare in tutti i modi possibili di non abbassare la guardia e consentire alle malattie di tornare a far paura.

In Francia la situazione non è migliore, anzi. La percentuale vaccinale media si avvicina più al 75% che non al 95% raccomandato dall’OMS.

Ecco dunque che i governi hanno optato per l’introduzione di un obbligo di vaccinazioni. Questo tipo di campagne sono un mezzo importante per assicurare una maggiore protezione a tutti i cittadini, compresi coloro che ai quali non è possibile somministrare alcun tipo di vaccinazione.

Si è reso necessario invertire il trend di continua discesa della copertura vaccinale. Non è un caso che l’aumento del numero di casi di malattie infettive sia tornato in aumento negli ultimi anni.

Vediamo qualche dato

Nell’arco di tempo che va dal 1 Gennaio 2017 al 3 Settembre 2017, solo in Italia si sono contati 4444 casi di morbillo con 3 decessi. Il 90% di questi proviene da 7 regioni: Piemonte, Lazio, Lombardia, Toscana, Abruzzo, Veneto e Sicilia. Ben l’88% dei pazienti affetti da morbillo sono risultati non vaccinati per la malattia e l’incidenza maggiore si è ritrovata nei bimbi con età inferiore ad un anno (tutti i dati sono forniti dal Ministero della Salute).

La corretta interpretazione dei dati consente inoltre di capire perché si cerca di fornire il vaccino in primis ai più piccoli. Se è vero che solo il 6% dei pazienti complessivi è rappresentato da bimbi di tale età, se si rapporta il numero di casi su individui appartenenti alla classe di età si vede come siano di gran lunga i soggetti più a rischio.

Nel resto d’Europa come stanno le cose?

Nel resto d’Europa le situazioni sono variegate. Circa la metà dei Paesi comunitari ha almeno un obbligo vaccinale, sebbene sia spesso solo nominale mancando sanzioni a far rispettare tale obbligatorietà. Molto interessante l’influenza della cultura di un Paese come determinante del tasso vaccinale. In Svezia l’obbligo non c’è ma circa il 100% dei nuovi nati riceve il vaccino contro il morbillo. Nel Regno Unito la situazione è simile. Gli Inglesi non hanno mai voluto rendere obbligatorie le vaccinazioni ma dai primi anni del nuovo millennio hanno intrapreso una campagna informativa capillare che ha portato a risultati molto positivi, con una copertura molto vicina a quella indicata dall’OMS. Sulle orme della Svezia si pone anche la Finlandia: assenza di obbligo ma copertura vaccinale vicina al 100%.

Su una posizione del tutto opposta si pongono Stati come Austria e Romania. In Austria non vi è alcun obbligo di questo tipo e i cittadini non danno peso alle vaccinazioni, producendo una bassa copertura vaccinale. La Romania ha una situazione ancora diversa. L’obbligo c’è ma non viene rispettato.

Questa breve analisi vuole indicare come i Paesi che possono permettersi di non imporre i vaccini sono ben pochi. Gli altri, purtroppo, hanno la necessità di trovare strade alternative al fine di garantire la sicurezza di tutta la popolazione.

Un alto tasso di vaccinazioni significa garantire l’immunità di gregge

Perché l’OMS indica che il 95% dei nuovi nati debba ricevere determinate vaccinazioni? La risposta si trova nel concetto di immunità di gregge. Sebbene si senta troppo spesso dire che si tratta di una invenzione di alcuni medici a favore dei vaccini obbligatori, questo è un concetto che merita di essere approfondito.

Innanzi tutto, esistono persone che non possono essere vaccinate? La risposta è sì. Tutti quei bambini che nascono con disfunzioni immunitarie o con allergie a determinati principi attivi presenti nei farmaci vaccinali, purtroppo non possono ricevere un trattamento di questo genere.

Se però, il resto della popolazione venisse sottoposto ai vaccini la situazione cambierebbe notevolmente. Molte patologie infettive, infatti, hanno come principale mezzo di trasporto il contatto uomo-uomo. Queste ovviamente non avrebbero più possibilità di circolare e le probabilità che un soggetto immunosoppresso incontri un portatore di una malattia di questo tipo scendono a valori prossimi allo zero.

Conclusioni

Se da una parte, dunque, è vero che molti potrebbero percepire l’obbligo di somministrare i vaccini ai propri figli come una presa di posizione autoritaria da parte dello Stato, che sia Italiano o Francese poco importa, è vero anche che, come abbiamo dimostrato, la situazione della diffusione di tali farmaci stava iniziando a destare non poche preoccupazioni.

Ma i vaccini sono sicuri? Si, i vaccini sono sicuri. Proprio sulla sicurezza di questi farmaci il nostro Raffaele Salvemini ha intervistato il prof. Roberto Burioni, docente di Microbiologia e Virologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

I vaccini sono tra i farmaci più sicuri che abbiamo e senz’altro bisognerebbe avere molta più paura di quei batteri e virus che abbiamo citato, perché quelli sì, sono in grado di fare molto male.

per approfondire:
“Il vaccino salva la vita”, Intervista a Roberto Burioni – a cura di Antonio Piazzolla