Le dirompenti (e casuali) scoperte di nitroglicerina e dinamite
Ad oggi, ancora in pochi conoscono il reale padre della nitroglicerina, l’italiano Ascanio Sobrero. Da principio, il chimico piemontese approfondì gli studi sull’acido nitrico ed i suoi effetti sui corpi di natura organica, approdando poi alla sintesi dell’esplosivo più noto al mondo. Ad oggi, la nitroglicerina costituisce oltre ad un pericoloso esplosivo, anche un prezioso salvavita. Tuttavia, la sua stabilizzazione chimica negli anni si lasciò dietro una vera e propria scia di sangue.
La pericolosità della nitroglicerina
Dopo diverse esperienze, nel 1847 Sobrero sintetizzò per la prima volta la nitroglicerina, ma vista la pericolosità del procedimento, sconsigliò di riprodurlo a quante più persone poté. Questo perché la detonazione della nitroglicerina, è accompagnata dalla produzione di una mole di gas – estremamente caldo – pari a 1200 volte il volume originale, in condizioni di temperatura e pressione standard. Ne risulta perciò un onda di pressione tale, da demolire interi edifici ed uccidere all’istante chiunque si trovi nelle vicinanze. Sobrero stesso, durante uno dei suoi primi esperimenti, rimase sfigurato a vita dall’esplosione di un piccolissimo quantitativo di nitroglicerina. Dopo di che, lo scienziato si ripromise di non riprodurne la sintesi, e si disintenteressò totalmente alla stabilizzazione chimica del composto.
La scia di incidenti e la chiusura del laboratorio di Alfred Nobel
L’incidente occorso a Sobrero, non dissuase però l’ingegnere chimico Alfred Nobel dal concentrarsi sulla stabilizzazione della nitroglicerina per fini commerciali. Nobel, figlio di ingegnere edile, intuì da subito il potenziale commerciale della sostanza in edilizia, dunque vi si dedicò totalmente. In particolare, la commercializzazione di un esplosivo, già all’epoca richiedeva determinate condizioni. In primis, vi era la necessità di sviluppare di una via di sintesi abbastanza sicura da consentire stoccaggio e trasporto dell’esplosivo, in condizioni di relativa sicurezza.Fu proprio durante gli innumerevoli esperimenti sulla pericolosa miscela di acido solforico glicerina, e acido nitrico, che morì Emil Nobel, fratello di Alfred, oltre ad un gran numero di chimici e di assistenti.
La notizia dei numerosi incidenti, non tardò ad arrivare alle autorità di Stoccolma. Immediatamente produzione e studio della nitroglicerina furono proibite, così Nobel allestì un laboratorio clandestino a bordo di una barca nel lago Mälaren. Nonostante la messa al bando, dalla Svezia cominciarono a partire le prime spedizioni di nitroglicerina, liquida e rigorosamente senza contrassegni. Nel 1866, un carico diretto a San Francisco per scopi edilizi, perse una cassa, che iniziando a trasudare liquido, insospettì alcuni operai. All’apertura l’impatto fu tanto devastante da uccidere istantaneamente le 15 persone presenti e radere al suolo diversi edifici. Da quel giorno, in edilizia si verificarono tante morti da dover imporre che tutta la nitroglicerina liquida, venisse approntata nel luogo di utilizzo.
La nascita della dinamite
Tutto ciò non dissuase però Nobel dal fondare la United States Blasting Oil Company, per preparare la nitroglicerina nella fabbrica che acquisì direttamente in New Jersey. Tuttavia, la fabbrica fu attiva per poco tempo: dopo soli 3 anni, crollò in seguito ad una catena di violente esplosioni. Solamente un anno dopo l’esplosione della sua fabbrica, Nobel riuscì finalmente a comprendere come stabilizzare chimicamente la nitroglicerina. Amalgamandola con farina fossile, ottenne una sorta di pastone, modellabile in cilindri adatti ad essere ricoperti di carta oleata per la conservazione: fu così che nacquero i candelotti di dinamite. I candelotti risultavano sufficientemente stabili da poter essere stoccati e trasportati in relativa – per i tempi – sicurezza, così che a Nobel ottenne rapidamente il brevetto. La dinamite è stata poi impiegata prevalentemente in ambito edile ed estrattivo, ma anche come propellente bellico, tanto da destare la preoccupazione di Sobrero e Nobel.
Nitroglicerina, da esplosivo a salvavita
Ascanio Sobrero non era solo un chimico, ma anche un medico. Se dapprima si interessò alla nitroglicerina per scopi industriali – e mai militari – ben presto scoprì come la sostanza poteva fungere da eccellente vasodilatatore. Ancora oggi, il composto è utilizzato per trattare la angina pectoris, quadro clinico caratterizzato dalla comparsa di dolore al petto conseguente ad ischemia miocardica secondaria. Altri utilizzi medici della nitroglicerina si riscontrano nel trattamento dell’insufficienza ventricolare sinistra acuta, nel trattamento dell’edema polmonare acuto ed in caso di crisi ipertensiva. Lo scienziato si occupò anche della sintesi dell’idrato di pirrolo, poi rinominato Sobrerolo, utile nella stimolazione respiratoria.