Da qualche anno a questa parte il vintage la fa da padrone, e anche il settore della musica è stato investito da questo ritorno al “retrò”, con un boom inaspettato sul mercato di produzione e richiesta del mitico disco in vinile, il primo storico supporto per la memorizzazione di segnali sonori. Nato nel 1948, il disco in vinile, o anche chiamato LP, ha rivoluzionato il mondo della musica con un boom negli anni ’60 e ’70, diventando uno dei simboli di quegli anni di fervore e cambiamento della società. Proprio per questo essere testimone di un’epoca non troppo lontana ma decisamente diversa, che ha segnato il cambio di rotta che ha portato alla società contemporanea, dal 2010 questo supporto ha ricominciato ad avere una richiesta di produzione altissima, che era definitivamente crollata negli anni ’90 a discapito di altri tipi di supporto, che sfruttavano le nuove tecnologie di quegli anni, come i famosissimi Compact Disk (CD).
Ma nonostante le nuove tecnologie, come l’MP3, di cui abbiamo già parlato (Che cosa c’è alla base degli MP3?) o l’Advanced Audio Coding (AAC) o lo stesso CD, l’LP viene preferito da molti (anche dal sottoscritto) e viene ritenuto il miglior supporto per ascoltare musica, semplicemente perché “la musica sul vinile si sente meglio”. Ma questo luogo comune è davvero fondato? Davvero una canzone riprodotta su un determinato supporto è meglio rispetto ad un altro? La Tufts University di Boston ha provato a dare una risposta a questa difficilissima domanda, stilando una lista di varie ragioni secondo la quale i CD sono superiori agli LP.
Ci sono però da fare due importantissime premesse:
- E’ vero che ci sono alcuni supporti digitali che suonano meglio di altri. Infatti per esempio il formato AAC ha una qualità audio superiore al formato MP3 a parità di fattore di compressione, e per questo viene utilizzato dalla Apple per Itunes, ed è il formato che normalmente ascoltiamo su YouTube e su Spotify. Ma stiamo appunto parlando e comparando supporti digitali, cosa che l’LP non è.
- L’LP infatti è un supporto per la memorizzazione di tipo analogico, che sfrutta una rappresentazione del segnale elettrico completamente diversa dal supporto digitale. Il formato digitale attua una trasformazione dei dati ricevuti in cui un insieme di informazioni viene rappresentato come sequenza di numeri presi da un insieme di valori discreti; questo formato si contrappone nettamente invece alla forma di rappresentazione dell’informazione analogica, dove l’informazione non è analizzabile entro un insieme discreto di elementi e viene modellizzato con la matematica del continuo che tratta un’infinità di elementi.
Quindi attenzione, la Tufts University ha cercato di paragonare due mondi completamente diversi, quello digitale e quello analogico, cercando di trovare un metro di giudizio per paragonare matematicamente un insieme discreto di elementi con uno continuo: una decisione difficile ma comunque possibile. Ecco quali sono i motivi secondo i quali la musica riprodotta su un CD è meglio di quella riprodotta su un LP.
- Intervallo dinamico – Rappresenta la differenza tra il più forte e il più basso suono che il supporto può riprodurre. Un LP ha un intervallo dinamico di 70 decibels (dB), mentre un CD può superare anche i 90 dB: questo significa che il CD ha più di 10 volte l’intervallo dinamico dell’LP.
- Rumore superficiale – Le particelle di polvere che si possono depositare nelle scanalature del vinile possono causare fastidiosi rumori tipici dell’LP, difficilmente eliminabili anche pulendo a lungo il disco. Questo non accade con i CD, i quali usano fasci di luce per leggere i dati musicali, tecnica che ignora la presenza di qualsiasi sostanza estranea sul disco. Oltre a questo, i vinili hanno un sibilo costante generato dal movimento dell’ago sulla superficie.
- Rumore meccanico – Ogni piattaforma girevole, anche la più costosa, genera un rimbombo a bassa frequenza che viene trasmesso dalla puntina del giradischi nell’amplificatore e infine negli altoparlanti. Questo rumore può causare delle distorsioni nello spettro audio. Molti sistemi audio però comprendono una tipologia di filtro per questo problema che tenta di ridurre l’effetto del rimbombo, ma essendo il rimbombo un suono a bassa frequenza, questo filtro ha la grande limitazione di eliminare anche i suoni a bassa frequenza registrati sul disco, come l’ottava inferiore di un pianoforte o i toni bassi di una grancassa.
- Speed Variation – Se si ascolta un assolo di piano su un LP o su un CD si nota subito la differenza. Questo perché il vinile dipende da un sistema ad azionamento meccanico, e quindi qualsiasi imperfezione nel sistema produrrà un minimo cambiamento nella velocità e nell’intonazione. Un vinile che è leggermente deformato o ha un buco che non è perfettamente centrato, sarà soggetto ai cosiddetti “salti”, ovvero dei punti in cui ci sono cambiamenti improvvisi di velocità e di pitch. Questo nei CD non accade, a causa del sistema di riproduzione digitale.
- Separazione dei canali – Su un Cd la separazione tra canale destro e canale sinistro usati durante la registrazione è oltre i 90 dB, mentre su un LP è al più di 30 dB. Questo significa che con un valore più basso i tecnici del suono hanno una gamma molto più stretta su cui lavorare in fase di mixaggio e di mastering, con una conseguenza per l’ascoltatore di ristrettezza nel campo del suono.
- Continuo vs “a pezzi” – Alcuni credono che poiché l’audio digitale “sminuzza” il segnale in numeri discreti, esso non possa trasportare tutte le informazioni come fa il segnale analogico. Ma questo non è vero, perché prima che il segnale digitale raggiunga le orecchie, esso viene ricostituito in un’onda analogica continua. Quindi in realtà il segnale digitale non è privato assolutamente di nessuna parte del suono, anzi ricostruisce un’informazione migliore di quello di partenza.
- Longevità – L’attrito provoca calore, che ammorbidisce la plastica di cui è costituito il vinile e lo rende facile da deformare. Questo significa che ogni volta che ascolti un vinile, l’attrito tra la puntina e la plastica logora il disco; un LP ascoltato tantissime volte presenterà delle imperferzioni anche se tenuto maniacalmente. Al contrario i CD invece suoneranno sempre nella stessa maniera anche dopo ripetuti ascolti se tenuti con cura, sono immuni alla polvere e ai piccoli graffi, ma ovviamente non alle grandi incuranze.
La conclusione di questa ricerca della Tufts University è questa: il CD riflette esattamente quello che l’artista riproduce in studio, mentre il vinile lo distorce.
Ma non sono proprio queste imperfezioni che rendono così piacevole l’ascolto di un vinile? Quei piccoli salti di volume, quello “sfrigolare” causato dalla polvere o da piccoli graffi? Certamente paragonare il mondo analogico a quello digitale è sempre arduo e forse non giustificabile, e di sicuro quando si parla di acustica ci si addentra in una branca della fisica molto complessa.
Ma nonostante tutto, io preferisco il vinile.
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