Tutto il mondo ha conosciuto e apprezzato la mente di Alan Turing attraverso The Imitation Game, film del 2014 di grande successo con protagonista l’ottimo Benedict Cumberbatch. Considerato uno dei più grandi matematici del 20° secolo, Alan Turing è ricordato per aver svolto un ruolo determinante durante la seconda guerra mondiale, quando fu chiamato dal governo del Regno Unito per prendere parte al progetto Enigma, ovvero la creazione di una macchina elettromeccanica che venne utilizzata per cifrare e decifrare i codici nazisti.
In questi giorni però il mondo ma soprattutto gli amanti della musica come me hanno potuto apprezzare un’altra parte del genio di quest’uomo, fino a questo momento completamente inesplorata. Ricercatori della Nuova Zelanda infatti sono riusciti a restaurare la prima registrazione musicale generata da un computer, creata da Alan Turing nel lontanto 1951, data che quindi si inserisce perfettamente in mezzo tra la nascita dei primi sintetizzatori e l’utilizzo del computer come strumento musicale, andando a riscrivere una piccola parte della storia della musica.
Non tutti sanno infatti che Turing fu un vero innovatore musicale, già dal 1940 infatti egli aveva pensato di trasformare il computer in uno strumento per fare musica. Questa registrazione è stata incisa 65 anni fa negli studi della BBC a Manchester, tramite un enorme macchinario che riempiva tutta la stanza e che oggi faticheremmo a chiamare computer. Il supporto utilizzato per l’incisione fu un disco di acetato, una forma primitiva del vinile, di diametro di circa 30,5 cm.
Ma quando il professore Jack Copeland e il compositore Jason Long della University of Canterbury esaminarono il disco, trovarono che le frequenze audio erano completamente distorte, e ad un primo ascolto non si capirono bene i risultati dell’esperimento di Turing. Ma con un grande lavoro di “pulizia” elettronica, modificando la velocità dell’audio, filtrando i rumori estranei e compensando le oscillazioni dell’acetato, i due ricercatori sono riusciti ad ottenere il risultato che oggi abbiamo la fortuna di ascoltare.
Una volta ripulito il tutto infatti si riescono chiaramente a distinguere tre brani di musica inglese: l’inno nazionale britannico, la filastrocca Baa baa black sheep e il pezzo jazz In the mood, di Glenn Miller. Questi tre brani sono simpaticamente framezzati dai commenti e dalle risate di stupore della giornalista che seguiva la registrazione con Turing.
A distanza di anni siamo riusciti a scoprire un lato completamente nascosto di una delle menti più importanti dello scorso secolo. Che non sia l’ultima?
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