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Chang’e-4, la piantina di cotone non ha resistito alla notte lunare

I grandi successi si ottengono sbagliando e fallendo e vale la pena ricordare che si è trattato della prima volta nella storia dell’uomo che della materia biologica è stata fatta crescere sul nostro satellite

Cotone

Cotone sulla Luna, crediti: CNSA

L’ultima impresa dei cinesi, la piantina di cotone germogliata sulla Luna, ha emozionato il mondo intero, tra esperti, scienziati, appassionati e semplici curiosi. Ma quello che sembrava il primo grande passo verso le future colonizzazioni spaziali, purtroppo, si è rivelato un fallimento.

La piantina di cotone, che per vivere ha fatto affidamento sulla luce solare, non è sopravvissuta alle ostili temperature lunari che, durante la notte, possono toccare anche i 170°C sottozero. Notte, quella lunare, che dura all’incirca un paio di settimane e che, contrariamente a quanto avviene sul nostro pianeta, non vi è un’atmosfera in grado di mitigare le variazioni di temperatura così estreme: “La vita non può resistere alla notte lunare” – ha affermato Xie Gengxin dell’Università di Chongqing, ricercatore che ha guidato la progettazione dell’esperimento, il quale ci ha tenuto a chiarire che la breve durata della vita del cotone sulla Luna era stata prevista.

Semi di cotone
La piantina di cotone germogliata sulla Luna pochi giorni fa, crediti: CSNA

Tutto sommato però, i grandi successi si ottengono sbagliando e fallendo e vale la pena ricordare che si è trattato della prima volta nella storia dell’uomo che della materia biologica è stata fatta crescere sul nostro satellite, prima d’ora infatti piante e vegetali si erano coltivate solo a bordo della Stazione Spaziale Internazionale: Non avevamo mai avuto un’esperienza simile primaE non potremmo simulare l’ambiente lunare, come la microgravità e le radiazioni cosmiche, sulla Terra” – ha dichiarato Gengxin.

Dopo il cotone, anche i moscerini della frutta potrebbero non avere speranza

Il contenitore sigillato contiene anche semi di patate, lievito e arabidopsis, una piccola pianta a fiore della famiglia della senape e le uova del moscerino della frutta ma – al momento – non è stato rilevato alcun segno di vita. Scopo dell’esperimento era quello di formare un micro-ecosistema, in cui le piante fornissero ossigeno ai moscerini, che si sarebbero poi nutriti del lievito e avrebbero poi prodotto l’anidride carbonica necessaria per la fotosintesi“Le mosche della frutta sono animali relativamente pigri. Potrebbero non venire fuori. Se non sono riusciti a schiudersi fino ad ora, probabilmente hanno perso la loro opportunità – conclude Gengxin.