Tra gli eventi astronomici più affascinati dell’estate 2019 c’è senza dubbio il meteorite che ha illuminato a giorno i cieli della Sardegna nella sera di venerdì 16 agosto (indicativamente intorno alle ore 22:30).
La stampa nazionale e locale ha ribattuto le dichiarazioni di Manuel Floris, astrofisico e responsabile del Planetario dell’Unione Sarda ma, come spesso capita in queste occasioni, sono state omesse alcune informazioni essenziali nelle dichiarazioni di Floris, pertanto abbiamo deciso di intervistarlo per raccontare ai nostri lettori i dettagli di questo evento affascinante, arricchito dai dati della NASA circa la traiettoria, le caratteristiche e i dati sulla velocità e la quota dell’esplosione.
“Il bolide osservato in Sardegna nella notte del 16 agosto è risultato essere uno dei più grandi avvistato nel mediterraneo occidentale dal 1988 ad oggi. Dai calcoli fatti dal CNEOS-NASA (Center for Near Earth Object Studies), l’esplosione scatenata dalla dissoluzione della meteora in atmosfera ad una quota di circa 36 km, è stata pari a 86 tonnellate di tritolo. La stima delle dimensioni di questa meteora ci dice che aveva un raggio di circa 1,4 metri ed una massa di circa una tonnellata, poco denso quindi, ed è per questo che si è frantumato a contatto con gli strati alti dell’atmosfera. Quello che potrebbe essere sopravvissuto all’esplosione, sono dei piccoli frammenti di qualche centimetro o poco più che per fortuna sono caduti in mare. Possiamo dire che a causa della bassa densità della meteora, anche se l’evento fosse accaduto sul territorio dell’isola, non ci sarebbero stati danni. Dal 1988 ad oggi, la NASA ha registrato 794 eventi, con energie comprese fra 0,079 e 440 kilotoni (migliaia di tonnellate di tritolo) di cui 659 sono stati registrati negli ultimi 19 anni. La frequenza di questi eventi è andata aumentando negli ultimi anni, grazie all’aumentata capacità di osservarli, sia con reti di telecamere costruite a questo scopo, con le osservazioni satellitari, telecamere ed osservatori casuali, ma nei fatti è necessario continuare ad espandere le nostre capacità osservative, per poter quantificare al meglio questi fenomeni ed i loro rischi”.
“Osservato a terra, il bolide nel momento in cui è esploso nell’atmosfera è risultato più luminoso della Luna Piena, dando l’idea agli osservatori casuali dell’evento, che fosse esploso un razzo o un aereo. Molti che non guardavano nella direzione della caduta, hanno visto un bagliore tanto intenso da mostrare la loro ombra anche nei centri cittadini. Alla fine dell’esplosione, una scia di frammenti luminosi si è staccata dalla zona dell’esplosione”.
“Al momento è difficile se non impossibile capire la provenienza di questa meteora, sicuramente vagava nel Sistema Solare da miliardi di anni e la sua orbita ha incrociato quella della Terra nella notte del 16 agosto, concludendo così la sua vita da piccolo corpo celeste vagante. Per chi ha assistito al fenomeno, l’immagine di quegli istanti resterà viva nella memoria, per me, che ho avuto la fortuna di assistere a questo bolide da un punto privilegiato, questo evento conferma la consapevolezza della necessità di ampliare le nostre capacità di osservazione ed individuazione di meteore e meteoriti. Inoltre, con la mia osservazione visuale, ho contribuito assieme ad altri 89 osservatori a ricostruire meglio l’accaduto e nei momenti successivi al fatto, ad informare correttamente l’opinione pubblica, tramite il giornale Unione Sarda, proprietario del Planetario che ho l’onore di dirigere”.
NB: La foto in evidenza è stata realizzata dall’astrofilo Francesco Malica ed è stata pubblicata sul nostro sito con disponibilità e autorizzazione dell’autore che ringraziamo di cuore. Potete seguirlo su Instagram @fra_malica