Sigarette elettroniche: 5 vittime negli USA
Poco più di due settimane fa avevamo raccontato come le sigarette elettroniche fossero, almeno negli USA, nell’occhio del ciclone a causa di numerose segnalazioni di ricoveri apparentemente dovuti al loro utilizzo. La prima morte, avvenuta in Illinois, aveva fatto scattare una serie di indagini da parte del Center for Disease Control and Prevention e della FDA, che avevano messo nel loro mirino alcuni particolari tipi di liquidi.
È del 6 Settembre 2019 la nota di aggiornamento del CDC che conferma come la situazione sia tutt’altro che risolta. Sale a 450 il numero di casi segnalati attribuibili all’utilizzo di sigarette elettroniche e a 5 il conto delle vittime.
Stando a quanto riportato nel bollettino, non sono state identificate cause infettive che possano spiegare quanto sta accadendo e nessuna sostanza è attualmente indicata come unico responsabile, sebbene molti pazienti riferiscano di aver fatto uso di liquidi contenenti THC (il principio attivo della cannabis).
Le raccomandazioni del CDC
L’organo di prevenzione e controllo delle malattie raccomanda a chiunque sperimenti sintomi come tosse, respiro corto, dolore toracico, nausea, vomito, diarrea, affaticabilità, febbre o perdita di peso, di consultare immediatamente un medico.
Alcuni pazienti hanno riferito una comparsa dei sintomi estremamente rapida, altri molto subdola e lenta. Purtroppo i sintomi riportati dai pazienti, e che abbiamo appena elencato, sono assolutamente poco specifici. La stragrande maggioranza delle patologie polmonari presenta un quadro simile ed è proprio questo il motivo per cui resta difficile identificare una causa particolare.
Stando a quanto riportano diverse testate nazionali ed internazionali un primo sospettato ci sarebbe. Si tratta dell’acetato di vitamina E, un additivo presente nei prodotti utilizzati dalla quasi totalità dei pazienti ospedalizzati.
Non appena saranno disponibili ulteriori informazioni vi terremo aggiornati.
Fonti:
Center for Desease Control and Prevention
Approfondimenti:
New England Journal of Medicine