Con una distanza di “soli” 4,243 anni luce dalla Terra, Proxima Centauri è la stella più vicina al sistema solare ed intorno ad essa, nel 2016, è stato scoperto un pianeta potenzialmente abitabile chiamato Proxima Centauri b (o Proxima b).
Ieri, su Science Advances, è stato pubblicato un nuovo interessante studio, in cui un team internazionale di ricercatori dell’INAF (Istituto Nazionale di AstroFisica) guidati da Mario Damasso, riferisce di aver osservato cambiamenti nell’attivita di Proxima Centauri, segnale che potrebbe indicare la presenza di un secondo pianeta, Proxima c, com’è stato battezzato dagli astronomi.
La nuova scoperta sembrerebbe essere una super Terra, termine che identifica un pianeta extrasolare con massa superiore a quella della Terra ma significativamente più piccolo di giganti gassosi come Urano e Nettuno.
Anche se fosse confermata la sua esistenza, però, probabilmente Proxima c non è abitabile in quanto, data la distanza dalla sua stella, sarebbe ghiacciato o avvolto in un’atmosfera soffocante di idrogeno ed elio. Ciononostante, la scoperta di un nuovo pianeta rappresenterebbe un tassello in più da aggiungere alla conoscenza del sistema planetario più vicino al nostro.
Secondo gli astronomi, le super Terre dovrebbero formarsi attorno alla snowline (“linea della neve”), la distanza minima da una stella che permette all’acqua di diventare ghiaccio. Questo perché, in un sistema stellare appena nato, in quella zona si accumula materiale ghiacciato e, di conseguenza, è più probabile che si accorpi, formando nuovi pianeti.
Proxima c, al contrario della teoria appena illustrata, si trova ben al di là della linea della neve per cui, se davvero esiste, è molto strano che si trovi lì.
Il team di ricercatori ha scoperto Proxima c usando una tecnica denominata velocità radiale. Se un pianeta orbita intorno ad una stella, influenza il moto e la posizione di quest’ultima: questo si traduce in un cambiamento ciclico dello spettro di luce emesso dalla stella.
Damasso e i suoi colleghi hanno rilevato questo cambiamento ciclico, escludendo che possa dipendere da Proxima b. Non è da escludere, invece, che la variazione di luce emessa possa dipendere effettivamente dall’attività della stella.
La speranza dei ricercatori, ora, è di avere maggiori risposte dai dati del telescopio Gaia (in un precedente articolo vi abbiamo spiegato come le informazioni provenienti da Gaia abbiano aiutato una coppia di fisici a stimare quando incontreremo un nuovo sistema stellare nella Via Lattea).
A Business Insider, Fabio Del Sordo, coautore della ricerca e astrofisico all’Università di Creta, ha affermato che, secondo le previsioni, il prossimo catalogo stellare che sarà rilasciato da Gaia in estate conterrà abbastanza informazioni per poter confermare (o meno) l’esistenza di Proxima c.
Contemporaneamente, il team è stato affiancato da un’altra squadra che sta lavorando alla scansione delle foto di Proxima Centauri, alla ricerca di un segnale che possa dimostrare la presenza di un secondo pianeta. Come ha spiegato Del Sordo, però, la tecnica dell’imaging diretto non può dare una risposta definitiva: in sintesi, se non viene osservato nulla nelle immagini, non è detto che Proxima c non esista.
In aiuto ai ricercatori potrebbe arrivare anche il nuovo telescopio James Webb Space Telescope della NASA: dovrebbe essere lanciato a Marzo 2021 ed è dotato di tecnologie all’avanguardia che lo rendono sensibile a lunghezze d’onda più lunghe dell’infrarosso.
Anche in questo caso, Del Sordo ha puntualizzato che il JWST potrebbe non essere in grado di rilevare Proxima c, in quanto dovrebbe essere un pianeta estremamente freddo.
Se non riuscirà ad osservare Proxima c, il suo vicino Proxima b sarà comunque un obiettivo primario del James Webb Space Telescope.
Crediti immagine evidenza: Lorenzo Santinelli