Coronavirus, l’eparina potrebbe rappresentare una svolta
L’eparina, farmaco anticoagultante conosciuto praticamente da tutti, potrebbe rappresentare una decisiva svolta nella lotta contro il coronavirus.
Perchè utilizzare l’eparina contro il coronavirus?
Sono già stati attuati diversi protocolli sperimentali che includono “cocktail” di più farmaci per stimolare l’organismo a reagire al covid19, ma continuamente si pensa a nuove idee per arrivare al cuore del problema.
Un farmaco anticoagulante favorisce la fluidificazione del sangue prevenendo la formazione di trombi che, in molti casi, possono portare il paziente alla morte. Nel contesto pandemico in cui ci troviamo, sembrerebbe che l’eparina possa rappresentare un valido nemico del coronavirus. Questo perchè il covid19, tra le altre cose, favorisce la formazione di trombi: è quanto rilevato con esami autoptici in seguito a decessi per coronavirus.
Alcuni medici, che preferiscono restare ancora nell’anonimato, si sono espressi in merito:
“Il problema principale non è il virus,ma la reazione immunitaria che distrugge le cellule dove il virus entra. Il problema è cardiovascolare, non respiratorio. La gente va in Rianimazione per tromboembolia venosa generalizzata, soprattutto (ma non solo) polmonare (sono attesi anche gli esami autoptici sul cervello, ndr). Molti morti, anche quarantenni (ecco spiegati presumibilmente i decessi di persone giovani, ndr), avevano una storia di febbre alta per 10-15 giorni non curata adeguatamente. L’infiammazione ha distrutto tutto e preparato il terreno alla formazione dei trombi. Non era facile capirlo perché i segni delle microembolie apparivano sfumati, anche all’ecocardio“.
Ed anche a Bari si sta pensando di approcciare con un cocktail di antinfiammatori e anti coagulanti, tra cui l’eparina, per ovviare ai problemi di cui sopra. In particolare, è importante osservare l’iter della malattia stessa: cosa succede una volta che sono attaccati i polmoni?
Per rispondere a questa domanda, bisogna studiare soprattutto i casi di decessi senza particolari quadri clinici compromessi, e cercare di arrivare al cuore del problema smascherando effettivamente le cause del decesso.
“Non vorremmo sembrare eccessivi, ma crediamo di aver dimostrato la causa della letalità del Coronavirus. Se così fosse non servono le rianimazioni e le intubazioni perché innanzitutto devi sciogliere, anzi prevenire, queste tromboembolie. Serve a poco ventilare un polmone dove il sangue non arriva. L’efficacia del trattamento terapeutico, poi, ci induce a ritenere che sia questo il motivo principale per cui in Italia le ospedalizzazioni si riducono (come registrato anche dalla Gazzetta – ndr). Sta diventando una malattia curabile a casa. Per me si potrebbe tornare alla vita normale e riaprire le attività commerciali. Insomma, basta con le attuali restrizioni. Non subito, certo. Ma molto presto.“
A Bari si lavora già ad un documento da sottoporre ai dovuti controlli. In questo documento è spiegato come mai un paziente arrivi fino alla terapia intensiva, mostrando quanto intensa sia la reazione infiammatoria che il coronavirus scatena nell’organismo, che, danneggiando le cellule sui vasi sanguigni, provoca lo stesso processo che si innesca con una ferita: l’organismo riconosce il danno come lesione e comincia a produrre coaguli che provocano i trombi.
L’obiettivo sarebbe quello di approvare un protocollo per prevenire un tale meccanismo ed evitare che un paziente affetto da covid19 giunga alla terapia intensiva: la cura con eparina potrebbe essere somministrata da casa senza la necessità di far pervenire il soggetto in terapia intensiva.
Fonte: lagazzettadelmezzogiorno.it