L’idrossiclorochina, un farmaco per la malaria, era stato non molto tempo fa individuato come potenziale prevenzione per l’infezione da covid19, tanto che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva cominciato ad assumerlo come profilassi.
Sia l’OMS che l’Aifa non sono più convinti dell’efficacia di questo farmaco, per il quale si erano già avviati i test sperimentali su moltissimi pazienti. Secondo gli esperti che hanno proposto il trial, l’idrossiclorochina avrebbe dovuto rappresentare una forma di prevenzione contro il nuovo coronavirus. Tuttavia, trascorso ormai del tempo dalle prime sperimentazioni, si sarebbe addirittura osservato un aumento del tasso di mortalità per una certa categoria di pazienti che hanno fatto uso di questo farmaco.
I test sull’idrossiclorochina sono cominciati già nel mese di febbraio quando, a seguito di alcuni esperimenti in vitro, era stato dimostrato che tale farmaco impediva alle cellule malate di legarsi a quelle sane. Inoltre, qualche tempo dopo in Cina erano state condotte delle sperimentazioni su persone, sebbene in numero limitato, che però avevano fatto ben sperare dato che avevano da subito mostrato dei miglioramenti.
Ad ogni modo, l’OMS si era comunque raccomandata di non somministrate l’idrossiclorochina al di fuori dei test clinici, dati gli spiacevoli effetti collaterali che ne derivano. Ad annunciare la sospensione dei test, il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus anche su Twitter:
“The Executive Group has implemented a temporary pause of the hydroxychloroquine arm within the Solidarity Trial while the data is reviewed by the Data Safety Monitoring Board-@DrTedros #COVID19
— World Health Organization (WHO) (@WHO) May 25, 2020“
Viene però specificato che la sospensione riguarda la sola sperimentazione per il coronavirus, e che idrossiclorochina e clorochina restanto efficaci per persone malate di malaria e malattie autoimmuni.
Gli scienziati della Sorbona di Parigi, attraverso uno studio pubblicato su Lancet, evidenziano un legame tra pazienti Covid19 con problemi al cuore e l’alto tasso di mortalità tra gli stessi dopo aver fatto la cura con il farmaco antimalarico. Il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini asserisce, infatti, in merito:
“L’uso può essere considerato nei pazienti a diversa gravità. Si dovrebbe usare preferenzialmente in monoterapia e non in associazione, cosa che spesso non è stata fatta. Lo stato attuale delle conoscenze sconsiglia l’utilizzo dell’ idrossiclorochina, in associazione con lopinavir/ritonavir o con azitromicina, al di fuori di studi clinici. Poiché l’uso terapeutico dell’idrossiclorochina è ormai entrato nella pratica clinica sulla base di evidenze incomplete, è auspicabile la partecipazione a studi randomizzati che ne valutino l’efficacia.”
Con la associazione di farmaci ci si riferisce al trial oggetto di studio di questi mesi, che ha previsto la somministrazione dell’antimalarico assieme ad antibiotici: tale combinazione, sembrerebbe aver comportato aritmie cardiache all’8% dei pazienti, aumentandone così il rischio di morte.
L’Aifa continua ad incoraggiare, invece, sull’utilizzo del Tociluzumab, il farmaco anti artrite che, a quanto pare, avrebbe ridotto la mortalità di addirittura il 5%.
Nel frattempo, continua a procedere la sperimentazione con il plasma iperimmune.