A quasi un anno dall’inizio della diffusione del nuovo coronavirus SARS-CoV-2, sono quasi 30 milioni i casi accertati, quasi un milione i deceduti e la corsa al vaccino è ancora aperta. Questi dati fanno della pandemia da Covid19, la più estesa dell’ultimo secolo. Tuttavia, nonostante i risultati incoraggianti ottenuti dalle prime sperimentazioni del vaccino, questa non è l’unica strada percorribile. Esistono delle alternative che possono essere comunque efficaci, nell’attesa di un vaccino funzionante. Un esempio di questo genere è la lotta all’AIDS, causato dal virus HIV. Per questo virus, che in passato ha causato tantissimi decessi, ad oggi, la mortalità è praticamente azzerata, per chiunque possa permettersi delle cure adeguate, nonostante vaccini specifici non siano stati ideati. La strada percorsa è stata quella di produrre farmaci antivirali in grado di arrestare la proteasi dell’HIV, enzima attraverso cui il virus prolifera. Questi farmaci sono stati testati anche sul nuovo Covid19, ma con scarsi risultati.
Per nostra fortuna, ancora una volta la natura è arrivata in soccorso. È stata infatti individuata una sostanza, la quercetina, in grado di bloccare il virus. Questa scoperta ha aperto la strada alla creazione di un nuovo farmaco antivirale fatto su misura per il SARS-CoV-2.
La quercetina, o quercitina, è un flavonoide, appartiene quindi ad una classe di composti polifenolici metaboliti secondari delle piante. Come tale, la si ritrova in un’ampia varietà di frutti (olive, uva, agrumi, mele), verdure (capperi, broccoli, cipolle) ma anche bevande ed estratti erboristici. In tal senso i capperi detengono il primato, sono l’alimento che ne contiene la maggior quantità rispetto al peso. Tuttavia, in natura, questa molecola non è presente in forma isolata ma come parte non zuccherina, aglicone, di una vasta gamma di glicosidi. In questa forma è abbondante in una grande varietà di estratti tra cui ippocastano, calendula, biancospino e camomilla.
La quercetina è già da tempo oggetto di studi in quanto è un inibitore naturale di una grande quantità di enzimi, ad esempio la 5a-reduttasi, utile per la conversione del testosterone in diidrotestosterone. Inoltre, è nota per le proprietà antinfiammatorie ed antiossidanti e sfruttata in campo oncologico come chiarimento dei meccanismi di moltiplicazione cellulare e della cancerogenesi. Queste proprietà l’hanno resa una delle candidate nello studio di sostanze in grado di bloccare la proliferazione del coronavirus.
Lo studio del genoma del coronavirus SARS-CoV-2 ha rivelato una corrispondenza dell’82%, circa, con il genoma del virus SARS-CoV che, a sua volta, nel 2002 generò un’epidemia virale. Le differenze tra i due genomi si traducono in differenze riguardanti il tasso di infettività e mortalità. Tutto ciò è risultato un ottimo punto di partenza, supportato dal fatto che le proteasi principali dei due virus, 3CLpro, si distinguono come geni altamente conservati, circa 96%. Questo fa della 3CLpro un ottimo obiettivo per lo sviluppo di farmaci atti a neutralizzare il SARS-CoV-2 poiché, inibendo tale proteina, è possibile bloccare la replicazione del virus.
La ricerca, portata avanti dall’Istituto di nanotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche di Cosenza (CNR-Nanotec) in collaborazione con un gruppo di ricercatori di Zaragoza e Madrid, ha prodotto ottimi risultati. Il primo passo è stato la caratterizzazione della 3CLpro risultata un dimero, composto quindi da due sub-unità identiche ognuna con il proprio sito attivo. Si è proseguito con uno studio riguardante la sensibilità di questa molecola ai cambiamenti di pH e temperatura.
La parte che più desta interesse di questa sperimentazione è la verifica condotta su circa 150 sostanze, da cui, la quercetina, è risultata sostanza attiva sulla proteasi del coronavirus. Questa riesce a ridurre l’attività enzimatica del 3CLpro legandosi direttamente al sito attivo delle due subunità.
Le aspettative legate a questa scoperta sono molto alte, in quanto, questa molecola nella sua forma base, non ancora opportunamente modificata, ha fornito risultati che sono al pari dei farmaci antivirali attualmente a disposizione contro il Covid. Inoltre, la sua struttura le permette di essere modificata al fine di ottenere una sostanza ancora più efficace.
Ovviamente, la soluzione principale per abbattere la pandemia in corso in tutto il mondo è arrivare ad un vaccino sicuro ed accessibile a tutti. La creazione di farmaci antivirali efficaci contro il Covid sarebbe un ottimo traguardo al fine di far calare i decessi ad esso legati, ed in particolare, per gli individui che, a causa di patologie pregresse, non possono assicurarsi la protezione fornita dal vaccino.
Articolo a cura di Domenico Ricchiari.