Scoperte sui serpenti italiani: il saettone si difende con la coda
Giungono nuove scoperte sui serpenti italiani grazie al lavoro del team nostrano impegnato nello studio del saettone occhirossi. Il serpente protagonista della ricerca, il cui nome scientifico è “Zamenis lineatus”, ha qualcosa in comune con i serpenti a sonagli. Grazie al lavoro dei ricercatori Matteo R. Di Nicola, Valerio Giovanni Russo, Andrea Senese, Francesco Paolo Faraone, sappiamo di più sui serpenti che vivono nel nostro Paese.
Alla ricerca ha contribuito anche il giovanissimo influencer ambientalista Sebastian Colnaghi. Abbiamo già parlato di lui in altri articoli e del suo impegno a favore della natura, particolarmente attento allo studio di anfibi e rettili. Nel settembre del 2020 ha partecipato alla scoperta della Vipera aspis hugyi monocromatica (nota col nome “Concolor”), raccontata in un articolo scientifico pubblicato sulla rivista statunitense “Herpetological Review“. Ha organizzato numerosissime giornate ecologiche, si prodiga nella sensibilizzazione sul tema ambiente e per le sue attività, le quali svolge in mare come sulla terraferma, ha meritato importanti riconoscimenti.
Le scoperte sui serpenti italiani riguardano l’impiego della coda a scopi difensivi
Sappiamo che i serpenti utilizzano la propria coda con diverse funzioni, come ad esempio attirare le prede. Nei serpenti a sonagli, ad esempio, la coda ha anche scopi difensivi. Agitare la coda può confondere i predatori come scoraggiarli: quanto più la coda freme, tanto più il serpente è pronto a mordere. Nonostante ancora tanto ci sia da approfondire, con le recenti scoperte sui serpenti italiani facciamo un grande passo in avanti.
Il team osserva e documenta per la prima volta un comportamento particolare nel serpente saettone: l’animale utilizza la coda per difendersi dai nemici. Lo Zamenis lineatus non è velenoso, è endemico dell’Italia meridionale e appartiene alla folta famiglia dei colubridi. Su questo animale si sa ancora poco anche se presenta somiglianze con lo Z. longissimus (anche noto come colubro di Esculapio). Probabilmente proprio la somiglianza tra i due è la causa delle poche nozioni disponibili riguardo il serpente Z. Lineatus. Questo comportamento difatti era già noto per il colubro di Esculapio ma non c’erano simili conferme per il saettone occhirossi.
I ricercatori filmano il serpente Z. lineatus mentre agita la coda
Le scoperte sui serpenti italiani sono frutto di un meticoloso lavoro. Il team è riuscito ad immobilizzare delicatamente un individuo di Zamenis lineatus. Il serpente, resosi conto dell’impossibilità della fuga, comincia ad esibire e vibrare la coda. I ricercatori hanno filmato e fotografato il serpente prima di lasciarlo libero.
Successivamente un secondo serpente, sentendosi in pericolo, ha utilizzato la coda alla stessa maniera del primo. La vibrazione è durata all’incirca 15 secondi. Anche questa volta l’esemplare è stato prima filmato e poi liberato.
Ci attendono ulteriori e sensazionali scoperte sui serpenti italiani!
Da quanto osservato è possibile affermare che lo Z. lineatus vibri la coda solo dopo aver valutato scarse le possibilità di fuga. Le scoperte sui serpenti italiani sono sensazionali perché nonostante i molti studi, fino a pochi giorni fa tale atteggiamento era a noi ignoto.
Abbiamo già detto che le informazioni raccolte su tali serpenti sono ancora limitate. Gli studi dunque proseguiranno per comprendere meglio tali meccanismi di difesa. Fondamentale è comprendere se tale atteggiamento è riscontrabile raramente oppure se esistono particolari condizioni che spingono i serpenti a ricorrere alla propria coda.
Non perdere gli altri articoli Science CuE!
L’acceleratore di particele più grande e più potente al mondo è ripartito il 22 aprile dopo una pausa di oltre tre anni dovuta a lavori di manutenzione e aggiornamenti. Dopo un paio di giorni di ottimizzazione, il Large Hadron Collider (LHC) ha dato emozioni fin da subito. Il record ottenunto nel 2015 è stato superato, raggiungendo un livello di energia di 6,8 TeV (un tetraelettronvolt equivale a 1 trilione di elettronvolt).
Il team di ricerca, guidato dal professore associato Mazhar Ali, ha trovato un modo per abilitare la superconduttività unidirezionale senza campi magnetici, qualcosa che si pensava fosse impossibile sin dalla sua scoperta nel 1911, fino ad oggi. In sostanza, è possibile far fluire l’elettricità in una sola direzione.