La più celebre mania di Sheldon Cooper, come ben sanno i fan di “The Big Bang Theory”, consiste nella triplice alterna ripetizione di colpi sulla porta e invocazione della vicina di casa (Toc-toc-toc, “Penny!” Toc-toc-toc, “Penny!” Toc-toc-toc, “Penny!”). Difficile dissuaderlo dal completamento del rituale, al punto che, nei rari casi in cui Penny apre la porta prima del tempo, Sheldon si vede comunque costretto a terminare la serie, sia pure sottovoce e di nascosto, per pudore. In maniera perfettamente analoga, era impossibile fare in modo che il matematico statunitense Alonzo Church (1903-1995) rinunciasse al rito di pulizia della lavagna: ogni sua lezione alla Princeton University iniziava con una cerimonia di dieci muniti in cui cancellava in modo rigoroso e maniacale la lavagna, fino a renderla del tutto immacolata.
Inutile che gli studenti (pochi, a onor del vero, quelli che seguivano il suo corso di logica matematica: nel 1951 erano esattamente quattro), nel tentativo di sollevarlo dallo sforzo, pulissero a fondo l’ardesia prima del suo arrivo: la lezione non poteva avere inizio senza che Church portasse a termine il suo rituale. Rituale che, spesso, richiedeva anche acqua, sapone e spugna, cosa che prolungava ulteriormente i tempi, dato che bisognava aspettare che la lavagna si asciugasse.
Qualcuno potrebbe pensare che, mentre cancellava, Church preparasse mentalmente la lezione. Le sue lezioni, in realtà, non avevano alcun bisogno di preparazione: esse, infatti, seguivano letteralmente il testo dattiloscritto che aveva elaborato nel corso di venti anni, una copia del quale era disponibile nella biblioteca di Fine Hall, l’edificio che ospita il Dipartimento di Matematica a Princeton.
Quando dico “letteralmente”, intendo dire davvero “letteralmente”: capitolo per capitolo, paragrafo per paragrafo, parola per parola. Nelle rarissime volte in cui una delle affermazioni enunciate in aula si discostava da quanto scritto nel testo, Church si preoccupava di precisarlo, giustificando le differenze. Una volta, dovette utilizzare una variante di un teorema dimostrato appena pochi istanti prima, che differiva soltanto per un cambio di notazione. Dopo un attimo di silenzio, si rivolse alla classe e disse: “Potrei semplicemente dire ‘analogamente a’, ma è meglio che lo dimostri di nuovo”.