Biologia

La vita dei Neanderthal: ecco il primo nucleo familiare descritto grazie al DNA dei fossili della Siberia

La tecnica di sequenziamento genetico sviluppata da Svante Pääbo, premio Nobel nel 2022, ha permesso di aprire una nuova finestra sulla vita dei Neanderthal.

I ricercatori del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia hanno utilizzato le tecniche messe a punto dal Dr. Paabo per ricostruire i rapporti familiari di un gruppo di uomini di Neanderthal, i cui resti sono stati ritrovati in alcune grotte della Siberia.

La ricerca è stata condotta nel 2021 e pubblicata nell’ottobre del 2022 sulla prestigiosa rivista Nature. Le conclusioni dello studio rivelano una famiglia composta da 11 persone, 5 maschi e 6 femmine, di cui 6 adulti e 5 tra bambini ed adolescenti.

Chi erano gli uomini di Neanderthal

L’uomo di Neanderthal (ufficialmente Homo Neanderthalensis) fu una specie di ominide che visse tra i 250.000 e i 40.000 anni fa. Il suo nome deriva dalla valle di Neander, in Germania, dove furono trovati per la prima volta dei resti fossili di questi ominidi.

In effetti, la vita dei Neanderthal si svolse tutta nel nord del continente Euroasiatico, nel territorio compreso tra nord della Francia e Siberia. L’analisi genetica del DNA dell’uomo di Neanderthal ci permette di descrivere il suo aspetto: era alto circa 160 cm, con braccia e gambe forti e tozze e mascella prominente.

Grotta di Chagyrskaya, Siberia. Credits: Bence Viola, Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology.

La sua struttura fisica era adatta al clima rigido in cui viveva, in quanto un corpo piccolo e robusto permette di trattenere meglio il calore. Per lo stesso motivo aveva i capelli rossi e la pelle molto chiara, in modo da assorbire il più possibile i raggi solari e sopperire alla scarsità di vitamina D.

Homo Neanderthalensis era un ominide molto evoluto, cugino del moderno Homo Sapiens; sapeva creare utensili e viveva in strutture sociali già complesse. Inoltre, alcuni studi suggeriscono che l’uomo di Neanderthal avesse già sviluppato un linguaggio artistico e simbolico.

I fossili della Siberia rivelano la vita dei Neanderthal

I paleogenetista Laurits Skov ed il genetista Benjamin Peter del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology hanno dovuto affrontare un lungo viaggio fino alle pianure della Siberia per raccogliere i fossili necessari alle loro ricerche.

Gran parte dei fossili utilizzati per lo studio sono stati raccolti nella grotta di Chagyrskaya, in Siberia; questa grotta si trova a circa 100 km da un’altra grotta molto famosa, chiamata Denisova, dove sono stati trovati numerosi resti di un’altra specie ominide, l’uomo Denisoviano. La grotta Denisova è stata abitata da ominidi per almeno 300.000 anni; al momento, invece, gli scavi nella grotta Chagyrskaya hanno accertato la presenza di ominidi nel periodo tra 50.000 e 60.000 anni fa.

I ricercatori hanno portato alla luce resti ossei con DNA completo e quasi completo di 11 individui, ritrovati nella grotta Chagyrskaya. Questa scoperta rappresenta un evento raro, in quanto non è comune ritrovare così tanti fossili ossei ricchi di DNA intatto nello stesso sito.

Lo studio del DNA e i legami di parentela

L’analisi del DNA dei resti fossili ha rivelato numerose sorprese.  Si è dimostrato che gli individui che vivevano nella grotta siberiana di Chagyrskay hanno un codice genetico più vicino ai loro contemporanei del centro Europa, piuttosto che ai Denisoviani vissuti migliaia di anni prima.

Svante Pääbo, premio Nobel nel 2022, ha sviluppatto la tecnica di sequenziamento genetico utilizzata per studiare il DNA dei fossili dei Neanderthal. Credits: Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology.

Inoltre, il genoma dei fossili ha rivelato che alcuni di loro avevano una parentela stretta, e tutti erano parte della stessa famiglia. In particolare, due individui condividono metà del DNA, il che li rende parenti di primo grado.

Per determinare il rapporto di parentela, è stato confrontato il DNA mitocondriale, il quale si eredita soltanto dalla madre, quindi può essere condiviso soltanto da fratelli e sorelle o da madre e figli. In questo caso i due individui avevano un DNA mitocondriale differente, quindi non poteva che trattarsi di padre e figlia.

Il padre aveva anche due DNA mitocondriali, caratteristica conosciuta come eteroplasmia. Ciò è stato riscontrato anche in altri due individui maschi del gruppo, suggerendo ai ricercatori che essi facessero parte della stessa discendenza materna. L’eteroplasmia si conserva soltanto per alcune generazioni, quindi i tre individui devono aver vissuto nello stesso periodo.

Altri due individui erano parenti di secondo grado, probabilmente nonna e nipote o zia e nipote.

Lo stile di vita dei Neanderthal

Lo studio dei geni dei fossili di Chagyrskay ha aperto nuove finestre sulla conoscenza della vita dei Neanderthal.

Il ruolo delle donne

I fossili ritrovati hanno un DNA mitocondriale, che si trasmette per via materna, molto più vario di quanto lo siano i cromosomi Y, che si trasmettono per via paterna. Ciò ha convinto i ricercatori che nelle comunità di Neanderthal fossero le donne a spostarsi nei vari gruppi, portando diversità genetica, mentre gli uomini raramente cambiavano gruppo.

La paleogenetista Carles Lalueza-Fox, direttrice del Natural Sciences Museum di Barcelona, ritiene che la pratica delle donne di lasciare il gruppo di origine fosse comune a tutti i Neanderthal, non solo a quelli siberiani. Ma altri scienziati sostengono che le prove non sono sufficienti per dire ciò, e che gruppi geograficamente separati potrebbero aver avuto usanze diverse.

Ritrovi di caccia stabili

Pittura rupestre rappresentate un bisonte, animale cacciato anche dai Neanderthal.

Nelle grotte di Chagyrskay e Denisona sono stati trovati anche molti resti di animali come bisonti e cavalli. Inoltre, è stato rinvenuto un dente da latte e due denti maturi dello stesso individuo, che quindi visse li gran parte della propria vita. Tutto ciò sostiene l’ipotesi che il sito fosse un ritrovo di caccia stagionale per i gruppi di Neanderthal, che trascorrevano lì lunghi periodi e tornavano in modo ricorrente.

Alcuni studiosi ritengono che siti del genere potessero divenire luoghi di incontro di gruppi differenti, ed in queste occasione le donne lasciavano la propria famiglia di origine per unirsi a nuovi gruppi. In queste occasioni sarebbero avvenuti anche incontri tra Neanderthal, Denisoviani e anche Homo Sapiens.

I rapporti tra Neanderthal e Denisoviani sono accertati dai resti fossili di una bambina con DNA di entrambe le specie di ominidi.

Verso l’estinzione

L’analisi del DNA dei resti fossili di Neanderthal potrebbe anche aiutare a spiegare l’estinzione di questa specie di ominidi. Il gruppo di individui aveva una diversità genetica molto bassa, e sicuramente inferiore a gruppi simili di Homo Sapiens.

I ricercatori hanno riscontrato la stessa caratteristica in gruppi di individui di specie esistenti in via di estinzione. Questo potrebbe uno dei tasselli che spieghi la fine dei cugini di Homo Sapiens.

Published by
Giovanni Restifo