Chimica

Ernest Rutherford: ecco chi era il padre della fisica nucleare

Con il suo articolo sul moto browniano, pubblicato nel 1905 sugli “Annalen der Physik”, Einstein fornì la prima dimostrazione incontrovertibile dell’esistenza dell’atomo. L’articolo, però, non riscosse grande attenzione e ben presto Einstein fu assorbito dal suo lavoro sulla relatività generale. Così, a conquistarsi il titolo di primo vero eroe dell’era atomica (anche se altri prima di lui se ne erano già occupati), fu Ernest Rutherford.

Chi era Ernest Rutherford?

Nato nel 1871 presso la città di Nelson nell’Isola Meridionale della Nuova Zelanda, da genitori emigrati dalla Scozia per far crescere poco lino (il padre era un uomo energico e ingegnoso che cambiò mestiere più volte: fu agricoltore, poi mise su una fabbrichetta e infine avviò, appunto, un’azienda produttrice di lino) e molti figli (Ernest aveva sei fratelli e cinque sorelle), diventato adulto nella parte più remota di un paese remoto, il giovane Rutherford era più che mai distante dalle correnti del pensiero scientifico. Nel 1895, tuttavia, vinse una borsa di studio che lo portò al Cavendish Laboratory della Cambridge University, in quello che, cioè, stava per diventare il laboratorio di fisica più importante del mondo.

In realtà, Rutherford arrivò secondo nel concorso, ma poiché il primo rinunciò, lui ebbe la borsa che gli consentì di proseguire i suoi studi in Inghilterra. Si racconta che, quando giunse la notizia della sua vittoria, Rutherford stesse cavando patate nei campi, cosa verosimile nell’ambiente in cui viveva, e che abbia detto: “Questa è l’ultima patata che scaverò in vita mia”.

Dovette farsi prestare il prezzo del biglietto per raggiungere la sua meta anelata, Cambridge. È noto che i fisici disprezzano tutti gli altri scienziati. Rutherford non faceva eccezione e una volta disse: “Tutta la scienza o è fisica o è collezione di francobolli”. Si potrebbe facilmente intuire quello che provò quando sua moglie lo lasciò per mettersi con un chimico. “Se si fosse presa un torero, avrei anche potuto capirla, ma un chimico…”, confessò il fisico austriaco Wolfgang Pauli ad un suo amico. Non solo.

Il premio Nobel per la chimica

Per ironia della sorte, quando nel 1908 gli venne assegnato il premio Nobel, non fu per la fisica, ma proprio per la chimica. Rutherford non era un uomo particolarmente brillante e, come molti altri grandi fisici sperimentali, non aveva una eccessiva simpatia per la matematica: spesso, mentre faceva lezione, si perdeva a tal punto tra le equazioni da vedersi costretto a lasciarle a metà, chiedendo agli studenti di risolverle da sé per esercizio. Secondo James Chadwick (lo scopritore del neutrone), Rutherford non se la cavava benissimo neppure con gli esperimenti. Era semplicemente un uomo tenace e di larghe vedute: posto dinanzi ad un problema difficile, era pronto a lavorare più intensamente e più a lungo di chiunque altro.

La scoperta di Rutherford sull’atomo

La sua più grande scoperta, la struttura e la natura dell’atomo, fu possibile perché fu disposto a trascorrere ore incredibilmente tediose seduto davanti a uno schermo a contare le scintillazioni delle particelle α.

Rutherford fu tra l’altro forse il primo in assoluto a comprendere che il potere insito nell’atomo avrebbe potuto fornire bombe tanto potenti da “mandare in fumo questo vecchio mondo”. Dal punto di vista fisico era un uomo grosso e poderoso, con una voce rimbombante. C. P. Snow ricordava come una volta, in una sartoria di Cambridge, avesse udito Rutherford commentare: “Ogni giorno aumento di circonferenza. E di intelligenza”.

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Vincenzo Giordano