Chimica

Ichnusaite, il minerale raro della Sardegna

L’Ichnusaite è un minerale raro e sorprendente appartenente alla famiglia dei molibdati attinidi. Si ritiene sia tra i minerali più rari al mondo e perfino più prezioso del diamante poiché ne sono state trovate piccole quantità. Per l’Italia è un minerale molto particolare in quanto è stato identificato per la prima volta proprio sul nostro territorio nazionale, in particolare, nel suggestivo sito di Su Seinargiu, ubicato a Sarroch, in Sardegna, nel 2013.

Cos’è l’Ichnusaite?

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La sua formula chimica bruta è Th(MoO4)2·3H2O. I cristalli di Ichnusaite presentano una forma tabulare, risultando incolori e sottili, ma sorprendentemente lunghi, raggiungendo dimensioni fino a 200 micron. Questi cristalli si trovano spesso in associazione con minerali come la muscovite, xenotime-(Y), e la nuragheite. Il suo luster è notevolmente perlato-adamantino, regalando al minerale una lucentezza unica e affascinante.

Uno degli aspetti più interessanti dell’Ichnusaite è la sua fragilità e la caratteristica di perfetta scissione. A causa della limitata quantità di materiale disponibile, alcune informazioni importanti, come la densità e le proprietà ottiche, rimangono ancora sconosciute. Tuttavia, i fogli sottili del minerale si tengono insieme attraverso legami idrogeno, il che conferisce alla sua struttura una stabilità particolare.

Perché si chiama Ichnusaite

L’Ichnusaite prende il suo nome da un omaggio alle antiche radici greche dell’isola di Sardegna. Gli antichi Greci chiamavano l’isola “Ichnussa” per la sua forma peculiare, simile all’impronta di un piede.

A cosa serve e perché è importante l’Ichnusaite?

Credits: Philippe Roth

L’Ichnusaite rivela nuove prospettive e comprensioni sulla cristallochimica dei molibdati attinidi. In particolare, si ritiene che questi minerali possano formarsi durante il processo di alterazione del combustibile nucleare esausto. Questa scoperta è di fondamentale importanza perché potrebbe avere un ruolo significativo nel controllo e rilascio di radionuclidi in condizioni di stoccaggio nucleare.

L’importanza scientifica dell’Ichnusaite risiede, inoltre, nella sua peculiarità e nella sua relazione con i molibdati attinidi, aprendo nuovi orizzonti di ricerca per comprendere meglio la formazione e il comportamento di questi minerali in contesti nucleari. La scoperta di questo minerale rappresenta un passo avanti nel campo della mineralogia e della chimica dei materiali, poiché contribuisce alla nostra conoscenza riguardo alle interazioni complesse tra il combustibile nucleare esausto e il suo ambiente circostante.

Ichnusaite: un minerale sardo estremamente fragile e rarissimo

Jesse Ausebel, insieme ai ricercatori della Carnegie Institution of Washington e del Deep Carbon Observatory, ha pubblicato nel 2016 sul Journal of American Mineralogist l’eccezionale lista di oltre 2.500 minerali tra i più rari al mondo, conferendo all’Ichnusaite il primato di questa preziosa classifica, rendendola il minerale più raro al mondo. Tuttavia, il destino di molti di questi minerali è segnato dalla loro fragilità, rendendoli inadatti al commercio, poiché semplici contatti con l’acqua o anche solo un raggio di sole possono farli svanire.

L’Ichnusaite, gioiello geologico di inestimabile valore, deve la sua preziosità alla straordinaria rarità. La quantità totale di questo affascinante minerale è così esigua che potrebbe essere contenuta in un semplice ditale, rendendolo un tesoro unico al mondo.

Anche se non disponibili alla vendita, il valore più grande per l’umanità di questi minerali rari risiede nelle preziose indicazioni che offrono sulle condizioni e gli elementi presenti sotto la superficie terrestre che li hanno creati, oltre a rivelare importanti informazioni sul passato e gli sconvolgimenti biologici del nostro pianeta. In realtà, i minerali rari rappresentano la vera distinzione della Terra rispetto a tutti gli altri pianeti, come affermano gli autori dello studio pubblicato sul Journal of American Mineralogist.

Tra i minerali in Sardegna è stata trovata anche la Nuragheite

La nuragheite è il secondo minerale di Torio e Molibdeno ritrovato a Su Seinargiu, Sarroch, in Sardegna. Si rivela essere un eccezionale molibdato attinide. La sua formula bruta, Th(MoO4)2·H2O, testimonia l’unicità della sua composizione. I suoi cristalli, come quelli dell’Ichnusaite, si manifestano con una forma tabulare, che si presenta incolora e sottile, raggiungendo una lunghezza impressionante di circa 200 micron. In affascinante sinergia con la muscovite, la xenotime-(Y) e l’ichnusaite, la nuragheite offre uno spettacolo di rara bellezza e importanza scientifica. Il suo luster presenta della sfumature perlate-adamantino come la sua “gemella” Ichnusaite.

Questo minerale è vulnerabile nella sua delicatezza, mostrando anche esso una perfetta scissione. Nonostante la sua rarità, la sua stretta associazione con l’Ichnusaite limita le informazioni disponibili riguardanti densità e proprietà ottiche. Tuttavia, i fogli cristallini successivi sono uniti con maestria attraverso legami idrogeno, svelando ancora di più la maestosità della natura.

La nuragheite e la ichnusaite condividono caratteristiche strutturali affascinanti, offrendo nuove prospettive sulla cristallochimica dei molibdati attinidi. Questi minerali, con la capacità di formarsi durante l’alterazione del combustibile nucleare esausto, come detto in precedenza, potrebbero rivelarsi cruciali nell’influenzare il rilascio di radionuclidi in condizioni di stoccaggio. Questa scoperta getta luce su un mondo sconosciuto di possibilità, spingendo i confini della nostra comprensione scientifica e aprendo nuove strade verso un futuro più sicuro e sostenibile nella gestione dei materiali radioattivi.

I minerali più preziosi e rari al mondo

La parola “raro” è stata utilizzata in diversi contesti mineralogici. Per gli autori dello studio precedentemente citato, con “rari” si intendono i minerali che sono stati registrati in cinque o meno località, una condizione che si applica ad almeno 2.550 specie, ovvero più della metà di tutti i minerali approvati dall’IMA (International Mineralogical Association). Molti di questi minerali hanno un volume totale noto inferiore a 1 cm3. Questa definizione si differenzia quindi dall’uso più colloquiale del termine “minerale raro”, spesso associato a pietre preziose.

Tuttavia, diamanti, rubini, smeraldi e altre gemme preziose sono rinvenuti in numerose località e vengono venduti in quantità commerciali, e quindi non sono considerati rari nel senso utilizzato in questo contesto. L’uso della parola “raro” in riferimento agli “elementi delle terre rare” o ai “metalli rari” è altrettanto fuorviante, poiché migliaia di tonnellate di queste materie prime vengono prodotte annualmente. Si noti che potrebbero essere proposte definizioni alternative di rarità, ad esempio basate sul volume totale della crosta terrestre o sulla massa di ciascun minerale.

Tra i minerali più rari e preziosi al mondo troviamo:

  • balyakinite Cu2+Te4+O3
  • carlfriesite CaTe6+Te24+O8
  • mroseite CaTe4+O2(CO3)
  • clearcreekite Hg1+3(CO3)(OH)·2H2O
  • hanawaltite Hg61+Hg2+O3Cl2
  • donharrisite Ni8Hg3S9
  • birchite Cd2Cu2(PO4)2SO4·5H2O
  • drobecite CdSO4·4H2O
  • lazaridisite (CdSO4)3·8H2O
  • swedenborgite NaBe4Sb5+O7
  • alburnite Ag8GeTe 2S4
  • ichnusaite Th(MoO4)2·3H2O
  • alsakharovite-Zn NaSrKZn(Ti,Nb)4(Si4O12)2(O,OH)4·7H2O
  • carbokentbrooksite (Na,o)12(Na,Ce)3Ca6Mn3Zr3NbSi25O73(OH)3(CO3)·H2O
  • johnsenite-(Ce) [Na12Ce3Ca6Mn3Zr3WSi25O73(CO3)(OH)2
  • senaite Pb(Mn,Y,U)(Fe,Zn)2(Ti,Fe,Cr,V)18(O,OH)38

Credits immagine di copertina: Philippe Roth

Published by
Heidi Garcia