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Le sfere in quest’immagine sono tutte dello stesso colore

Le illusioni ottiche hanno da sempre affascinato e confuso l’umanità, dimostrando come la nostra percezione della realtà possa essere facilmente ingannata. Una delle più virali illusioni ottiche, denominata “Confetti Spheres 5”, ci offre un esempio sorprendente di come il nostro cervello elabori le informazioni visive. Creata da David Novick, professore di ingegneria del Dipartimento di Educazione all’Ingegneria e Leadership dell’Università del Texas a El Paso (USA), e Akiyoshi Kitaoka, del College di Psicologia Generale dell’Università Ritsumeikan, Ibaraki, a Osaka (Giappone), questa illusione presenta 12 sfere che, sebbene appaiano di colori diversi, sono in realtà tutte della stessa tonalità.

La scienza dietro l’illusione delle sfere

La “Confetti Spheres 5” sfrutta l’illusione di Munker-White, un fenomeno noto per alterare la percezione del colore attraverso l’introduzione di strisce colorate. Queste strisce, disposte in modo da attraversare le sfere, giocano con il nostro sistema visivo, facendoci credere che ogni sfera abbia un colore diverso. Le strisce di colore verde, rosso e blu che si intrecciano tra loro, alterano la nostra capacità di percepire il vero colore delle sfere: un uniforme beige.

Quest’illusione, dunque, nasce da un principio fondamentale: l’assimilazione del colore. Quando strisce colorate (dette induttori) vengono posizionate su uno sfondo di un altro colore, la percezione di quest’ultimo tende a spostarsi verso la miscela additiva dei colori sovrapposti. Il risultato? Un singolo colore di base sembra trasformarsi in molteplici tonalità apparenti. Quest’illusione in particolare, si distingue per la sua capacità di utilizzare più di due colori per gli induttori, creando un effetto ancora più sorprendente con tre, quattro, sei, e persino dieci colori apparenti.

Creare quest’illusione non è semplicemente un gioco di colori; è una danza di contrasti e assimilazioni. Per esempio, consideriamo sfere che appaiono in tonalità di giallo, arancione, viola chiaro e verde chiaro, nonostante siano tutte dello stesso colore di base (RGB 236, 255, 131). Le strisce che inducono questo effetto magico sono selezionate con precisione (per esempio, RGB 250, 100, 85; RGB 115, 250, 40; e così via), dimostrando l’incredibile impatto che la disposizione e la scelta dei colori hanno sulla nostra percezione.

Inoltre, una scoperta intrigante nell’esplorazione delle illusioni confetti è l’impatto delle forme sulla percezione del colore. Le sfere, rispetto ai dischi, sembrano accentuare le differenze di colore apparente. Questo fenomeno suggerisce che non solo il colore, ma anche la forma e la struttura spaziale giocano un ruolo cruciale nella nostra percezione visiva. Tuttavia, il motivo esatto dietro questa differenza resta un mistero affascinante per i ricercatori.

L’illusione di Munker-White

L’illusione di Munker-White è stata descritta per la prima volta negli anni ’60 da Michael White, e successivamente esplorata da Hans Munker negli anni ’70. Entrambi hanno dimostrato come le strisce colorate in primo piano possano influenzare la percezione dei colori sullo sfondo. Tuttavia, gli esperti sono ancora divisi sul processo esatto che causa questa distorsione percettiva. Alcuni ritengono che l’illusione si manifesti nelle fasi iniziali dell’elaborazione visiva, quando la luce raggiunge la retina, mentre altri suggeriscono che l’effetto si verifica a un livello più avanzato, quando il cervello inizia a processare attivamente le informazioni ricevute.

Un mistero ancora da svelare

Nonostante il dibattito in corso, una cosa è chiara: l’illusione di Munker-White, e in particolare la “Confetti Spheres 5”, ci ricorda quanto possa essere ingannevole la nostra percezione visiva. Ciò che vediamo non è sempre la realtà, ma una costruzione del nostro cervello, influenzata da una miriade di fattori. L’illusione “Confetti Spheres 5” non solo ci stupisce con il suo inganno cromatico, ma ci invita anche a riflettere sulla complessità del nostro sistema visivo e sulla magia che si cela dietro l’apparente semplicità del vedere.