Boris Johnson ricoverato in ospedale: era positivo al COVID-19
Boris Johnson ricoverato in ospedale: il premier inglese era risultato positivo al Covid-19 una decina di giorni fa.
Johnson era già stato messo in isolamento non appena saputo l’esito del test. Un portavoce rassicura sulle sue condizioni.
Boris Johnson ricoverato: le condizioni
Johnson continua ad avere sintomi persistenti di coronavirus, compresa una febbre alta. Il ricovero tuttavia non è dovuto ad un peggioramente delle condizioni ma ad uno ‘step precauzionale’ su consiglio del suo medico. Il primo ministro inglese intanto rimane al comando del governo e ha esortato le persone a seguire il suo consiglio di allontanamento sociale.
“Su consiglio del suo medico, stasera il primo ministro è stato ricoverato in ospedale per i test. Questo è un passo precauzionale, poiché il primo ministro continua ad avere sintomi persistenti di coronavirus dieci giorni dopo essere risultato positivo al virus. Il primo ministro ringrazia lo staff del NHS per tutto il loro incredibile e duro lavoro ed esorta la gente a continuare a seguire i consigli del governo di rimanere a casa, proteggere il NHS e salvare vite” – ha spiegato un portavoce alla stampa inglese.
L’immunità di gregge e la situazione sottovalutata
Proprio lui, Johnson, che fin da subito aveva sottovalutato la situazione, non diede ascolto alla comunità scientifica. Alcune settimane fa infatti più di 200 scienziati, in una lettera aperta, chiedevano al governo inglese di introdurre misure per il distanziamento sociale.
La popolazione britannia però aveva intuito il pericolo e secondo un sondaggio lanciato precedentemente da Opinium per l’Observer, soltanto il 36% dei britannici si fidava del Premier, ritenendolo capace di gestire la crisi; dal sondaggio di YouGov è emerso invece che la maggioranza dei britannici – il 52% – riteneva che il Governo dovesse dichiarare subito lo stato d’emergenza.
Troppo tardi la retromarcia per limitare i danni. Solo poco prima di risultare positivo Johnson aveva cominciato a comprendere la gravità della situazione, annunciando la clamorosa, ma necessaria, misura di contenimento: “tutti gli ultra 70enni dovranno andare in quarantena, fino a quattro mesi, anche in assenza di sintomi”.
La misura venne annunciata dal ministro della Salute, Matt Hancock: “Questo è nel piano d’azione, sì. E lo esporremo con maggiori dettagli quando sarà il momento giusto per farlo” – dichiarò a Sky News poche settimane fa.
Il modello Italia adottato in ritardo
La strategia di Johnson, proteggere gli anziani e i più deboli mentre il resto della popolazione sviluppa “l’immunità di gregge, lasciandosi contagiare dal virus”, è rimasta invariata fino a non molto tempo fa. Questo perché per il paese era troppo tardi per contenere il virus e quindi l’unica cosa doverosa da fare era gestire la situazione proteggendo i più deboli.
Il 23 Marzo il premier annunciò, con un messaggio alla nazione, che sarebbe entrato in vigore il lockdown: negozi e attività commerciali chiusi, tutti in casa. Lo stop ha interessato tutti gli esercizi commerciali non essenziali, vietate riunioni in pubblico di più di due persone, con multe da 30 sterline ai trasgressori. Per il resto parchi aperti in parte, luoghi di preghiera chiusi, consentito di uscire soltanto per lavoro, la spesa, portare a spasso il cane, far esercizio fisico o per assistenza assistenza.
La misura necessaria venne dunque applicata solo dieci giorni dal discorso shock, quello con cui il primo ministro avvertiva che molte famiglie avrebbero perso i propri cari, ma che per nessuna ragione il governo avrebbe virato su misure restrittive come quelle prese dall’Italia.
Nella foto Boris Johnson, crediti: CNN